In mezza Europa sta montando la rivolta contro il green pass. Mi pare che si stenti a capire che l’alternativa al passaporto sanitario non è il «liberi tutti» ma il vaccino obbligatorio. Siccome incentivare è meglio che costringere, per me è giusto ad esempio che l’ingresso sui luoghi di lavoro sia consentito solo a chi ha il green pass (misura che entrerà in vigore in Italia il 15 ottobre). Perché, se nel corso di una pandemia si può riconoscere – non senza costi – la libertà di non vaccinarsi e quindi di mettere in pericolo se stessi, per nessun motivo si può consentire il sopruso di mettere in pericolo gli altri. Lo dobbiamo alla memoria dei milioni di morti in tutto il mondo e alla fatica dei medici e degli infermieri che hanno rischiato e rischiano la vita per curare i malati.
Il green pass non serve a chiudere ma ad aprire. Consente di viaggiare, di cenare in pizzeria, di entrare in un luogo pubblico con un grado di sicurezza incomparabilmente superiore a chi il green pass non l’ha. Ovviamente non esistono garanzie assolute. Il vaccino non è la panacea. Ma è dimostrato che il vaccino aiuta a limitare i decessi e i casi gravi, quindi a non riempire ospedali e terapie intensive; che è poi il motivo per cui in passato si è dovuto chiudere tutto. Certo, esiste una questione di libertà. A nessuno piace doversi sottoporre al vaccino. A nessuno piace dover mostrare il green pass magari più volte al giorno. Ma la pandemia non è una cosa che abbiamo scelto. Se vogliamo che tutto torni presto come prima, non possiamo comportarci come se nulla fosse cambiato.
La distinzione tra no-vax e no-green pass è abbastanza ipocrita. Intellettuali anche importanti dicono: piuttosto imponete il vaccino, ma non il documento che attesta la vaccinazione. Forse sono troppo sottili per noi persone semplici. O forse non hanno capito che il green pass serve proprio a evitare di imporre un obbligo di vaccinazione che sarebbe difficile rendere effettivo e che darebbe spazio a ulteriori proteste. In piazza, come sempre, scende una minoranza rumorosa. Però le diffidenze verso il vaccino non sono poche. In Europa oggi i centri vaccinali sono mezzi vuoti: chi voleva immunizzarsi l’ha già fatto. Ma se vogliamo sperare in un autunno sereno, con le scuole e i locali pubblici aperti, con la vita sociale e l’economia che ripartono, non possiamo accontentarci. Piuttosto sarebbe bene riaprire i teatri a chi ha il green pass senza limiti di capienza (adesso in Italia è fissata al 50 per cento), perché l’industria dello spettacolo, già in bilico, con la capienza ridotta è destinata a crollare. E non si capisce perché si possa stare seduti accanto a uno sconosciuto in treno e non in uno spazio ben più grande come un teatro o un cinema.
Un conto è il delirio complottista di chi considera il Coronavirus un gigantesco piano, o la mania narcisista di chi pensa che il virus non esista perché lui ha avuto la fortuna di non prenderlo. Un altro conto sono i dubbi legittimi sull’immenso potere che questa vicenda ha consegnato alle multinazionali del farmaco. L’Europa deve spingere perché si faccia di tutto per liberalizzare la formula e vaccinare il mondo, compresi i Paesi poveri. Ma, come detto, un conto è nutrire dubbi e porsi domande, un altro è farsi del male da soli e fare del male al prossimo. La vera restrizione della libertà non è stata introdotta dal vaccino ma dal virus. Quando non avevamo il vaccino siamo stati costretti a chiudere le scuole, i locali pubblici, quasi tutti i luoghi di lavoro. In Italia si veniva fermati dalla polizia se si usciva di casa a piedi (tranne i più accorti vestiti da runner). Ora che abbiamo il vaccino non siamo ancora fuori dalla pandemia ma abbiamo riaperto le scuole e i locali, e abbiamo la ragionevole speranza di passare un inverno a guardia alta ma senza dover richiudere tutto.
Fin qui le osservazioni razionali. Ma dietro gli oppositori del green pass – che sono poi gli stessi che si oppongono al vaccino – non c’è la razionalità. C’è l’idea che il mondo sia governato da forze invisibili e che la pandemia sia un gigantesco complotto per imporre il controllo globale su ogni individuo. Persone che da anni regalano i propri dati ai giganti della Rete, che sanno tutto di loro e proprio sui loro dati accumulano giganteschi profitti esentasse, appaiono convinte che la più grave crisi sanitaria ed economica degli ultimi 70 anni sia stata artificialmente provocata e biecamente sfruttata. E contro l’idea complottista non c’è difesa. Chi la avversa non è uno che la pensa diversamente da te, è un idiota o un corrotto, uno sprovveduto o un servo del sistema. Ci sono no-vax di destra e di sinistra, persone che a giudicare dagli insulti che ricevo non sanno l’italiano e professori universitari plurilaureati.
Di sicuro in piazza sono pochi ma sul web sono molto forti, anche se non si rendono conto di essere i migliori alleati del virus. Per quanto riguarda la politica, ogni Paese è un caso a sé. In Italia sul green pass alla fine la maggioranza che sostiene Draghi si è ricompattata. Altri passi saranno possibili solo se la Lega farà chiarezza dentro se stessa. Se prevarrà la linea dei presidenti delle Regioni del nord, la prospettiva sarà forse la vittoria elettorale, l’ingresso nel Partito popolare europeo, il governo del Paese. Se prevarranno gli istinti anti-Europa e anti-scienza, la prospettiva è rientrare nel recinto degli anti-sistema con Marine Le Pen e i nostalgici tedeschi del nazismo.
L’irrazionalità dei contrari al green pass
/ 27.09.2021
di Aldo Cazzullo
di Aldo Cazzullo