«Le formiche erano qui prima di noi e probabilmente ci sopravvivranno a lungo. Sono loro a gestire il posto. Noi siamo qui solo in visita». Così si concludeva qualche giorno fa l’articolo (5+) di Farhad Manjoo, editorialista del «New York Times», sulla massiccia presenza delle formiche nel nostro mondo, equivalente, più o meno, secondo una ricerca dell’Università di Hong Kong, a 20 quadrilioni di esemplari (20 quadrilioni significa che dopo il 2 bisogna mettere 16 zeri). Più o meno? Di sicuro più: nel senso che il risultato del sondaggio è necessariamente per difetto, visto che esiste un gigantesco formicolare sotterraneo che, essendo sotterraneo, sfugge a ogni pur attenta contabilità a cielo aperto.
Insomma, al momento, salvo aggiustamenti futuri, si può sostenere che per ogni essere umano ci sarebbero al mondo circa (circa) 2.5 milioni di formiche. Manjoo, che in genere si occupa di tecnologia, dopo essersi detto sconvolto da questi numeri, ci propone una serie di analogie e differenze tra le formiche e gli esseri umani. Analogie: le formiche vivono in società come noi, hanno tutte un lavoro (ma si potrebbe obiettare che le società umane contemplano la disoccupazione), sopportano faticosi spostamenti quotidiani per andare al lavoro (con una notevole differenza che vedremo tra poco). A proposito di differenze, il giornalista fa notare, nel popolo delle formiche, l’altruismo e la totale sottomissione dell'individuo alla comunità, l’assenza di leadership, un’intelligenza collettiva che dipende dall’istinto e dall’algoritmo. Si aggiunge il fatto che si muovono comunicando a vicenda grazie a segnali chimici che evitano loro, per esempio, la noia e la rabbia dei nostri ingorghi stradali.
20 quadrilioni di individui in movimento senza creare ingorghi! Voto meritatissimo a quelle sostanze miracolose che sono i feromoni: 6 con lode. Già questo denota la specie superiore, tant’è vero che Manjoo arriva ad asserire che le formiche non basta ammirarle ma dovremmo addirittura prenderle a esempio. Pur essendo tanto numerose, vanno avanti tranquillamente senza intaccare o guastare il mondo circostante, anzi portando benefici di cui l’essere umano sarebbe totalmente incapace. Infatti: avete mai sentito una formica parlare di «operazione militare»? Utilizzare bombe? Sorvolare Kiev con un missile? O anche molto meno: avete mai visto una formica entrare in uno spogliatoio di calciatori ed esclamare: «Se vincete vi mando un pullman di… formichette»? Mai. Le formiche si limitano (si fa per dire) a procurare ossigeno al terreno, a disperdere i semi, a pulire l’ambiente favorendo la decomposizione. Se vi sembra poco, chiedete a un agricoltore.
Per di più, pare che le formiche abbiano una capacità di adattamento all’ambiente tale che riusciranno a sopravvivere persino alle catastrofi climatiche. Procurate dall’uomo anche con gli smartphone (6- all’invenzione, 2 all’abuso). Il ministro dell’Istruzione italiano (4+) ha vietato (o finto di vietare) la presenza di cellulari in classe, anzi ha ribadito un divieto già emanato nel 2007 e rimasto da sempre inascoltato. Perché oggi quasi tutti gli studenti entrano a scuola con il telefonino acceso e rimangono connessi durante le lezioni. Intanto, un documento allegato al sedicente divieto si conclude con frasi allarmanti che dovrebbero suggerire il ritiro immediato di ogni dispositivo elettronico non solo durante l’orario scolastico: «A preoccupare di più è la progressiva perdita di facoltà mentali essenziali, le facoltà che per millenni hanno rappresentato quella che sommariamente chiamiamo intelligenza».
Se l’intelligenza delle formiche potrebbe in tutta tranquillità sopravvivere anche all’abuso di ipotetici micro-device per insetti, quella umana no. Dunque, che fare? Emanare un altro inutile divieto tra quindici anni, ma in sostanza dare per persa la battaglia lasciando ai ragazzi totale libertà di smanettamento anche su TikTok o su Instagram? Seguire alla lettera il divieto del ministro e pretendere che quegli aggeggi vengano depositati in un armadio appena varcata la soglia della classe? Né l’una né l’altra cosa, ma formare insegnanti perché sappiano trarre beneficio dalla tecnologia a scopo didattico? Troppo macchinoso? Troppo caro (si sa, la formazione costa)? In ogni caso, attendere con pazienza che le formiche affrettino la decomposizione delle circolari e un giorno, chissà, ripuliscano anche i ministeri. Voto alle formiche? 6 a testa. Totale: 120 quadrilioni (e altrettante lodi).