L'inattesa quindicina ai Giochi

/ 05.03.2018
di Alcide Bernasconi

Sapete che cosa significano le Olimpiadi per un vecchio che se ne sta seduto in poltrona in attesa che non si muovano soltanto i sassi del curling e le scopette che cercano di rendere più facile, nelle intenzioni dei competitori, il loro avvicinamento alla «casa»? Ebbene, in tre parole: una fatica pazzesca. Ciò per via degli orari strampalati per un normale telespettatore (la Corea del Sud è laggiù e noi, chiaramente, siamo qui), cui vanno aggiunti, nelle prime giornate, i rinvii nello sci alpino causati da un vento freddissimo. Sono così saltati i primi appuntamenti che dovevano accendere l’interesse dei telespettatori con le cosiddette gare veloci. 

Olimpiadi stranissime, con la bella neve bianca sul tracciato delle varie gare e, appena un centimetro più in là, un paesaggio invece terroso che faceva a pugni con quello delle discese e degli slalom.

Anche per la prima partita di hockey dei rossocrociati l’attesa è stata lunga, ma unicamente a causa della programmazione e la Svizzera non avrebbe fatto una bella figura dopo le ultime amichevoli in casa: gioco spesso improvvisato e la solita difficoltà nella trasformazione in rete di alcune belle triangolazioni. Il coach elvetico, però, aveva promesso ben altro. Anche dopo le ultime due gare di preparazione perse all’overtime (1-2) a Kloten contro i tedeschi, saliti prepotentemente alla ribalta ai Giochi, mancando la medaglia d’oro contro i russi dopo essersi trovati ancora in vantaggio di un gol a un minuto dal prolungamento, per Fischer sembrava tutto ok. All’esordio contro un modesto Canada, gli svizzeri si sono invece squagliati subito e contro gli avversari più forti non c’è stata storia. La formazione è da rivedere e, se possibile, rinforzare.

Insomma, per il vecchio spettatore, le cose non stavano mettendosi bene. In più, nel doppio misto del curling dovevamo puntare su una coppia strana, separata nella vita da un divorzio e che, pare, anche nella contea di Pyeongchang, nel privato e non solo, i due non se le mandavano a dire. Più forte la ex moglie Perret o l’ex marito, lo spagnolo Rios? Inutile farsi domande del genere nel dormiveglia quasi ininterrotto davanti al teleschermo. Non c’è però sfuggita la vittoria degli azzurri contro i curlisti svizzeri: per noi pareva un brutto segnale d’allarme. E invece no. A dare un colpo di mano agli elvetici ci ha pensato... Roger Federer, sì il nostro tennista che ha incantato tutto il mondo con i suoi tocchi grazie ai quali, proprio nel periodo dei Giochi è tornato a essere il numero uno mondiale, superando Rafa Nadal. Già che era lì, Roger ha vinto anche il torneo di Rotterdam! Un chiaro incentivo per i connazionali. 

A ridare una bella spinta ai nostri, ecco anche Dario Cologna, non più giovanissimo neppure lui, che ha conquistato per la terza volta consecutiva il titolo olimpico nella 15 km. Mai successo prima.

La seconda settimana dei Giochi è stata caratterizzata dalla grande carica svizzera un po’ su tutti i fronti, grazie anche alle splendide ragazze dello sci, da Michelle Gisin, Wendy Holdener, cui s’aggiungono Sarah Höfflin (oro) e Mathilde Gremaud (argento) nello slopestyle, specialità (di acrobazie con lo snowboard) che proprio non conoscevo, così come i nomi delle due ragazze. A chiudere la serie di medaglie delle ragazze, ci ha pensato la bionda Fanny Smith, bronzo nello skicross.

Mentre sulla pista della discesa, apparentemente facile, il più forte discesista del momento, ossia il bernese Beat Feuz, ha colto il terzo posto in condizioni difficili, causa il materiale rivelatosi non appropriato.

Tra le altre vittorie che non molti si attendevano, ecco l’engadinese di Scuol, Nevin Galmarini, imporsi nel gigante parallelo dello snowboard, mentre Marc Bischofberger ha conquistato l’argento nello skicross, cui s’aggiunge l’oro inatteso vinto dal vallesano Ramon Zenhäusern nello slalom, una specialità che non sembrava adatta alla sua notevole statura. Ed è stato lui a dare la carica alla squadra svizzera, vincitrice del Team Event, nel quale si sono misurati atleti e atlete delle varie nazioni, anche questo un... successone. E stata infatti una grande prova d’assieme contro avversari fra i migliori nelle varie discipline.

Per concludere, hanno detto la loro anche i curlisti ginevrini, bronzo dopo una finale tesissima contro il Canada. E i due coniugi litigiosi? Ebbene, Jenny Perret e Martin Rios, nonostante tutto, hanno regalato alla Svizzera la prima di 15 medaglie svizzere ai 23.esmi Giochi olimpici invernali, forse scambiandosi una tenerezza mentre salivano sul podio, dopo la sconfitta col Canada nella finale del «doppio misto», altra disciplina che s’aggiunge al già eccessivamente lungo programma olimpico.

Per questo motivo, dopo poche immagini della cerimonia di chiusura, il vecchio telespettatore ha avuto ancora la forza di fare «clik», mentre col pensiero andava a rincuorare la sfortunata sciatrice nostrana, Lara Gut, che aveva mancato per un solo centesimo la medaglia di bronzo nel super-G.