Cari lettori, questo mese non rispondo a una vostra domanda, ma desidero rendervi partecipi di un problema spesso ignoto, invisibile, ma non per questo meno importante di molti altri. Come credo un po’ per ognuno di noi, da quando è comparso il Coronavirus, ho festeggiato i Natali più strani mai festeggiati prima. È davvero incredibile a quanti e quali livelli la pandemia si faccia ancora sentire! Mi sono ritrovata la Vigilia a brindare in giardino, con i parenti più intimi, a metri di distanza, e abbiamo poi cenato ognuno a casa propria. Mi rendo conto di essere stata ancora fortunata: non tutti hanno visto i propri cari e so che in molti hanno vissuto un Natale in solitudine.
È proprio di questo che desidero parlarvi: la solitudine e le sue conseguenze soprattutto sulle persone anziane. A livello globale, fino al 50 per cento delle persone di età superiore ai 60 anni è a rischio di isolamento sociale e circa un terzo sperimenterà la solitudine in età avanzata. La solitudine e l’isolamento sociale, infatti, sono due cose diverse. La solitudine è la sensazione soggettiva e angosciata di essere soli o separati, mentre l’isolamento sociale è l’oggettiva separazione fisica dalle altre persone.
È possibile che una persona sia circondata da altri ma si senta sola, oppure sia sola ma non si senta tale. Le persone anziane sono spesso vulnerabili alla solitudine a causa di un’ampia gamma di fattori come la vedovanza, la morte di parenti e amici, l’essere in un istituto ospedaliero o in una casa anziani, l’avere un reddito basso o essere in pensione.
La pandemia di COVID-19 inoltre ha aggiunto un rischio in più con l’isolamento e la perdita delle interazioni nelle loro comunità. La solitudine ha un impatto significativo sulla salute fisica e mentale ed è un fattore di rischio significativo di malnutrizione. Uno studio ha mostrato che le persone sopra i 65 anni che vivono da sole hanno un indice di massa corporea significativamente più basso rispetto a coloro che vivono con la propria famiglia.
Le persone anziane socialmente isolate spesso sperimentano una riduzione dell’appetito, mangiano meno pasti in un giorno e hanno un minor apporto di proteine, frutta e verdura nella loro dieta. Potrebbe essere perché diventano meno motivati a fare acquisti, a cucinare, e a mangiare. Le conseguenze della malnutrizione possono essere devastanti: aumenta il rischio di ricovero ospedaliero, l’atrofia muscolare e le cadute con possibilità di rompersi qualche osso, la ridotta capacità di combattere le infezioni e la compromissione della guarigione delle ferite. Sotto le feste la sensazione di solitudine può peggiorare, e i giorni che seguono non la migliorano. Se da una parte dunque gli anziani potrebbero aver avuto occasione di mangiare qualcosa in più rispetto al solito, ora è il momento di riprendere o continuare a frequentare i propri cari più anziani per combattere lo spettro della solitudine.
Dopo Natale vi sarà rimasto uno smartphone performante o un tablet – sostituiti da quelli nuovi: perché invece di buttarli o farli finire in un cassetto non li regaliamo ai nostri nonni? Sfruttare le tecnologie per fornire loro delle reti di supporto sociale e un senso di appartenenza può essere un passo importante. Telefoniamo, spediamo messaggi, facciamo videochiamate regolari tramite i vari strumenti di videoconferenza; tutto questo può aiutare le persone anziane a rimanere in contatto con noi e i propri amici, ampliando la loro cerchia sociale o aumentando la frequenza dei contatti con i conoscenti esistenti.
E torniamo a scrivere lettere, inviare cartoline ed e-mail. Non solo perché dà gioia riceverle ma sono anche ottimi modi per entrare in contatto con altre persone significative. Anche dopo questo periodo festivo che ci lasciamo alle spalle: fa del bene non solo ai nostri anziani ma a tutti noi, perché non dobbiamo dimenticare che le persone anziane rappresentano una risorsa di memoria ed esperienza inestimabile, che a livello educativo può formare le giovani generazioni di oggi come nessun altro potrebbe fare.