Quando uscirà quest’articolo, la pandemia da coronavirus avrà probabilmente raggiunto il suo acme in Svizzera e in Spagna. Francia e Germania staranno pure avvicinandosi al punto massimo della crisi pandemica, mentre l’Italia lo avrà già superato. Le misure di contenimento resteranno in vigore ancora per settimane e le conseguenze negative per le attività economiche si faranno sentire ancora per mesi. Ma l’incertezza sulla portata e sulla durata nel tempo di queste conseguenze non è la sola difficoltà che si pone attualmente agli esperti che devono stimare l’impatto economico della pandemia. Queste stime sono infatti difficili da fare perché, Stati Uniti a parte, non si dispone di nessun dato su quello che è stato l’impatto negativo nei mesi di febbraio e di marzo, ossia nei mesi in cui la pandemia ha cominciato a manifestarsi in Europa.
Nonostante queste difficoltà, un giorno sì e uno no, vi sono istituti e gruppi di esperti nazionali e internazionali che pubblicano nuove stime sull’evoluzione del prodotto interno lordo per il 2020, tenendo conto per l’appunto dell’impatto negativo del coronavirus. Così hanno fatto gli esperti dell’OCSE che, ancora prima della fine del mese di marzo hanno pubblicato un rapporto nel quale affermano che le conseguenze negative della pandemia saranno più ampie di quelle provocate dalla crisi finanziaria degli anni 2008-2009. E questi esperti propongono anche un parametro per stimare l’ampiezza della recessione prevista. Per ogni mese di sospensione delle attività economiche il Pil dovrebbe, secondo loro, diminuire, nell’arco del 2020, del 2%.
Così se la chiusura dovesse durare tre mesi, il calo del prodotto interno lordo sarebbe dell’ordine del 6%. Nel caso della Svizzera, che, prima della pandemia, prevedeva una crescita del Pil pari all’1,7%, una sospensione delle attività economiche della durata di tre mesi provocherebbe dunque una recessione del Pil dell’ordine del 4,3% (cioè 6% –1,7%) nel 2020. Con un calo del Pil di questo tipo è probabile che la disoccupazione risalga ai livelli che aveva toccato nel 2009, superando quindi ampiamente la quota del 4%. Ricordiamo che, per il momento (fine marzo) ancora non supera il 3% a livello nazionale; tuttavia l’aumento del mese di marzo, rispetto a febbraio, è stato rilevante: +16%. Stando al rapporto dell’OCSE sono i Servizi legati al turismo, i Trasporti, il Commercio al dettaglio e le Costruzioni i rami che sopporteranno i cali di cifra d’affari maggiori. Il rapporto dell’OCSE non offre stime per la Svizzera ma precisa che Germania, Italia, Francia e Spagna, saranno tra le economie nelle quali il calo di fatturato si farà più sentire. Siccome queste nazioni sono tra i nostri migliori clienti è probabile che anche in Svizzera dovremo confrontarci con riduzioni delle cifre d’affari più o meno della medesima ampiezza.
Gli esperti dell’OCSE sottolineano da ultimo, nel loro rapporto, che, per il momento, esiste ancora una grande incertezza sulla durata della ripresa. Più ottimisti sono invece gli esperti del governo tedesco e la nostra Seco. In due rapporti, praticamente contemporanei di quello dell’OCSE, essi avanzano previsioni meno negative sul calo del Pil delle loro economie nazionali nel 2020. In Germania il calo previsto varia, a seconda della durata della pandemia, tra il 2,8 e il 5,4%. In Svizzera il gruppo di esperti della Confederazione che segue la congiuntura prevede una riduzione del Pil pari a –1,5%. Essi precisano però che questa previsione non tiene conto dell’influenza negativa che potrebbero avere sulla crescita le soppressioni di avvenimenti sportivi quali i campionati del mondo di hockey, le Olimpiadi e i campionati europei di calcio. Si sa che l’economia svizzera, per il fatto che da noi sono localizzate le organizzazioni sportive internazionali, trae sempre grandi benefici da questi avvenimenti. Se un campionato del mondo di calcio può avere un impatto positivo sulla crescita dell’economia svizzera dell’ordine dello 0,3-0,4%, Olimpiadi e campionati europei assieme – per non parlare dei mondiali di hockey – potrebbero di sicuro avere un impatto della medesima ampiezza se non superiore. Come dire che difficilmente il calo del Pil svizzero per il 2020 sarà inferiore al 2%.