«Eh specia, dopo i s’incrusaa» dice una signora alla sua amica a fianco, dentro la cappella Madonna Immacolata di Valdort (509 m). Toponimo che sembra portarti altrove ma è in Mesolcina, appena sotto Verdabbio: una chiesetta attorniata da quattro rustici ristrutturati, un torchio, terrazzi per orti e vigne, un alambicco. Alle 10.41 dell’otto dicembre sono apparsi due cerchiolini di luce sul dipinto seicentesco dietro l’altare: uno blu ciano, accanto alla spalla destra della Madonna, e uno rosso, sulla cornice. Man mano che il sole entra in alto dalle due finestre semicircolari a valle, i due cerchiolini proiettati si spostano orizzontalmente, a velocità impercettibile, verso le mani della Madonna. Il rosso va più veloce del blu, ma entrambi vanno come lumache che hanno tutto il tempo del mondo.
Dal 1996, ogni anno nel giorno dell’Immacolata a quest’ora, se c’è il sole, il movimento della terra traslato su tela tiene con gli occhi incollati chi si è raccolto in questa chiesetta del 1696. È la delicata opera in punta di piedi di Reto Rigassi, artista classe 1951 originario della Calanca che vive nell’Onsernone. Due piccoli specchi circolari con due filtri colorati sono incastonati in due punti strategici: la luce rossa proviene riflessa da quello nell’angolo destro subito all’entrata e quella blu da una distanza più breve e con angolatura diversa, nascosto dietro la lesena destra del coro. Il rosso ora è all’altezza del cuore.
«Ogni anno c’è sempre più gente» dice l’amico grafico di Locarno che mi ha portato qui. L’incantevole ciano erratico è quasi raggiunto dal punto rosso. Tanti natel immortalano gli attimi di questa ventennale rincorsa sacra. Adesso incominciano a intersecarsi scaturendo uno spicchio di luce bianca. La parvenza della bandiera francese spinge una tipa a dire «Je suis Valdort» senza però trovare tanti consensi. Alle 10.56 non parla più nessuno. Ecco, adesso s’incrociano come diceva la signora prima. Sono le 10.57: rosso e blu si sono trovati e il bianco nasce per sintesi additiva proprio in corrispondenza delle mani giunte sul petto della Madonna Immacolata. «Bon, l’è faia» dice uno frettoloso di uscire per il rinfresco.
«Intelligente sortilegio» lo definisce bene Gabriele Bertossa, architetto di Roveredo trapiantato a Parigi che restaura tra il 1987 e il 1994 la Cappella della Madonna Immacolata caduta in rovina e coinvolge Rigassi a concepire un intervento artistico. Alla guida di tutta la cordata c’è Don Mario Gasparoli (1931-2016). Il rosso ha superato il blu e va per la sua strada. Se andiamo dietro le quinte di questa essenziale rappresentazione giocosa va detto che per Rigassi il rosso «è simbolo di materia» e il blu «dello spirituale» mentre il bianco ottenuto dai due «rimanda al concetto dell’Immacolata». Ma soprattutto, in origine, c’è la luce che filtra attraverso la vetrata La Belle Verrière della cattedrale di Chartres citata nell’Arte del colore (1961) di Itten dove la Madonna eterea è tutta giocata tra il «calore» del rosso attorno e la «freddezza» del blu. «Un alone di myosotis» per Paul Claudel che rimane lì imbambolato in contemplazione per un’ora come scrive in Vetrate delle cattedrali di Francia (1937).
Poi l’osservazione puntigliosa sul campo, attorno all’otto dicembre, del comportamento del sole quando spunta da dietro la Mota Bela e penetra in chiesa calcolandone le varie declinazioni; riconettendosi così agli uomini che hanno eretto Stonehenge tremila anni avanti Cristo. Il trattato Ars Magna Lucis et Umbrae (1646) di Athanasius Kircher è infine la fonte dove lo specchio compare in numerosi esperimenti di ottica e al contempo riflette il rapporto tra il divino e l’umano. Ma la simbologia dello specchio, non ci sarebbe neanche bisogno di dirlo, è sconfinata e stracarica di magia: dalle fiabe a Borges, da Lewis Carroll alla psicanalisi, passando dai riti propiziatori per la pioggia dei Bambara nel Mali eccetera.
Poche cose scatenano l’immaginario come lo specchio, le immagini si moltiplicano e la mente e l’anima potrebbero viaggiare a zig zag quasi all’infinito. In concreto, l’intuizione dello specchio è stata studiata dall’ingegnereastrofisico Sergio Cortesi che ha costruito i due specchi. Di colpo mi viene in mente la cucina destrutturata: rivisitare una ricetta classica utilizzando gli stessi ingredienti ma con una disposizione diversa. Attraverso lo specchio qui avviene un po’ la rivisitazione della vetrata di Chartres. Rigassi per sedici minuti all’anno restituisce la luce sul petto della Madonna. Nessuna messa avrebbe donato maggiore serenità e più stupore alla gente ora fuori dalla chiesa. La posizione solatìa di Valdort rispetto al resto della valle in ombra con i prati brinati, accentua il privilegio di aver partecipato a un inusuale ed esile rito luminoso. Un bianco e un rosso sinceri, entrambi ottenuti dai vigneti a pochi metri da qui, completano la condivisione e rafforzano la momentanea appartenenza a Valdort.