Liberi da Papi e Imperatori

/ 04.09.2023
di Cesare Poppi

Relinquo vos liberos ab utroque homine: «Vi lascio liberi da entrambi gli uomini». Questa la frase leggendaria e sibillina con la quale San Marino, fondatore dell’omonima Repubblica, prese congedo dalla comunità di monaci da lui fondata il 3 settembre 301 e destinata a divenire il più antico Stato Repubblicano Costituzionale ancora esistente.

Marino era un muratore originario dell’isola dalmata di Arba, oggi Rab, in Croazia. Divenuto cristiano, era fuggito a Rimini per sottrarsi alle persecuzioni di Diocleziano. Qui il vescovo Gaudenzio lo aveva ordinato diacono, incarico nel quale si distinse subito per la cura e la carità verso i poveri e gli infermi. Ma non durò molto: una donna, si dice una malata di mente, lo accusò di essere stato suo marito e di averla abbandonata – una mossa certo non molto popolare specie nelle prime, intransigenti comunità cristiane. Marino allora decise di ritirarsi su Monte Titano e vivere da eremita. Presto la sua fama di sant’uomo indusse altri a seguirlo. Cresciuta in numero e in fama, la comunità ricevette in dono il Monte Titano da una ricca signora riminese. Il resto è storia del quinto più piccolo Stato del mondo (61 kmq) dopo il Vaticano, Monaco e le polinesiane isole di Nauru e Tuvalu. Annoverato fra i Paesi col più alto reddito pro capite al mondo, detiene anche il record di seniorità democratica.

Come abbia fatto un Paese che conta oggi solo 33’000 cittadini a mantenere l’indipendenza all’interno di un Paese come l’Italia che – c’è chi dice – non sia stato invaso e conquistato solo dai marziani ma sarebbe troppo presto per dirlo in maniera definitiva, resta uno di quei misteri che la Storia ogni tanto produce come per scherzare e ricordarci di quanto le vicende umane possano essere imprevedibili. Nel 1503 Cesare Borgia riuscì ad occupare San Marino col consenso di suo padre Papa Alessandro VI prima che il successore Giulio II (l’arcigno sponsor di Michelangelo) non lo inducesse a tornarsene a casa sua. Nel 1543 un’armata guidata dal nipote di Papa Giulio III ci riprovò ma l’invasione fallì quando una densa nebbia confuse gli attaccanti che furono poi debitamente bastonati dai sanmarinesi con la protezione – si dice – di San Quirino. Ci provò nel 1739 anche il Cardinale Alberoni, Legato Pontificio di Ravenna, ma Papa Clemente XII ne restaurò l’indipendenza solo quattro mesi dopo. Lo stesso Napoleone fu persuaso dal Capitano Reggente Sanmarinese Antonio Onofri divenuto suo amico a non annettersi il piccolo Stato: all’offerta subdola dei francesi di farsi garanti in perpetuo della libertà di San Marino, i sanmarinesi risposero con un «no grazie» che – ancora si narra nelle osterie – corrispondesse ad un «vaffa». Gli austriaci erano lì lì per farlo quando Garibaldi in fuga vi trovò temporaneo rifugio prima di beffare i suoi inseguitori con una veleggiata notturna verso Venezia per poi farsi di nebbia. Insomma: giù le mani da San Marino, che chi ha provato a mettercele si è sempre scottato. Nel 1862 il nuovo Regno d’Italia decise di mettersi in sicurezza firmando un trattato perpetuo di amicizia. E questo nonostante – o forse proprio perché – San Marino sia sempre stato uno hub di contrabbando e paradiso fiscale per operazioni di ogni dubbio genere.

Da bordo di Cèmare, piccolo ma coraggioso veliero ora ormeggiato a Marina di Ravenna, il vostro Aff.mo Altropologo guarda quella che il Pascoli descrisse come «l’azzurra vision» (mi raccomando la seconda «i» pronunciatela con la dieresi, che suona poetico) di San Marino che si staglia orgogliosa sulla linea dell’orizzonte lontano. Da bambino – o forse giovane adolescente – il futuro Altropologo collezionava i francobolli di San Marino perché erano i più belli i più colorati e i più grandi del mondo. Ricordo la serie degli animali e in special modo il Fagiano da Venti Lire. Al borsino degli scambi fra collezionisti valeva poco perché era «facile» – ovvero comunissimo. Ma mi piaceva lo stesso per il colori e la dimensione maxi.

Ieri, 3 settembre 2023, sono passati 1722 anni dall’augurio inaugurale perpetuo che un muratore lasciò in eterno legato di libertà da Papa e Imperatore (gli utroque homine di cui sopra): propongo ai miei Confederati lettori, che di quella libertà se ne intendono, di alzare un calice alla salute dei loro cugini d’oltralpe, pur se con un giorno di ritardo: buon compleanno San Marino!