Lezioni di maleducazione civica

/ 16.11.2020
di Paolo Di Stefano

Che un editore senta l’esigenza di pubblicare un libro intitolato Sulla maleducazione è indubbiamente quel che si dice un sintomo. L’editore è un editore serio come Cortina, l’autore è Sergio Tramma, un pedagogista dell’Università Bicocca di Milano, che si presenta come uno studioso dei nessi tra educazione e contemporaneità. La domanda, molto attuale, su cui si regge il saggio (5+) è: la maleducazione è mancanza di buona educazione o cattiva educazione intenzionale? La risposta tende nettamente verso la seconda ipotesi: la maleducazione non è più manifestazione di un limite subculturale innocente e inconsapevole, ma è sempre più spesso un’espressione volontaria, un comportamento ritenuto legittimo da chi lo pratica e persino prestigioso.

L’aspetto più interessante è questo: ciò che un tempo consideravamo un comportamento normale o normalmente beneducato, per esempio fumare in compagnia al chiuso, è uscito dai codici non solo della legge (per quanto concerne i luoghi pubblici) ma anche della buona educazione (nei luoghi privati). Insomma, si stanno sviluppando maleducazioni di tipo nuovo, specie in ambito ecologico.

Chi si rivolge sgarbatamente a un insegnante o a un anziano può anche (ma non sempre) essere considerato un maleducato (inteso in senso tradizionale-umanistico), ma lo è ancora di più chi getta un mozzicone di sigaretta dall’auto o non fa la raccolta differenziata. Chi non rispondeva a una lettera era un maleducato, oggi chi non risponde a una mail è una persona molto impegnata. Il ministro che spara una parolaccia in un dibattito è un gran simpaticone, modello di comportamento. Istituiremo a scuola un’ora di Maleducazione civica? Perché no.

Cambiano i codici e le coordinate di comportamento. Un governante che non accetta la sconfitta elettorale e non porge la mano all’avversario può essere considerato un duro arrogante o un autocrate incapace di cogliere e accettare il senso più banale della democrazia. Ma è anche, indubbiamente, un cafone e se non si toglie di mezzo continuando a reclamare la vittoria potrebbe oltrepassare il limite dell’equilibrio psichico tollerabile e sconfinare nel delirio di onnipotenza e in definitiva nella follia, a tal punto da richiedere l’intervento delle forze armate o quello dell’ambulanza. Sono tutti campi semantici e comportamentali limitrofi se si pensa a certe personalità disturbate che si ritrovano incredibilmente all’apice del potere e non accettano di venirne destituiti con le buone maniere.

Ci sono casi, analizzati da Tramma, in cui è particolarmente «poroso» il limite tra maleducazione e trasgressione: prendete la Merda d’artista di Piero Manzoni, la famosa scatoletta contenente 30 grammi di escrementi e assurta a capolavoro di arte concettuale; oppure L.O.V.E. (acronimo di libertà, odio, vendetta, eternità), la scultura in marmo di Maurizio Cattelan, nota come «Il Dito», che consiste in un enorme dito medio di quasi cinque metri e che è collocata al centro di Piazza degli Affari a Milano.

Ci sono casi in cui è invece «poroso» il confine tra maleducazione e illegalità: cioè quando, oltre a infrangere la morale o il costume, il comportamento individuale viola le norme della legge. Il fenomeno impressionante è che questi limiti vengono oltrepassati spesso e volentieri dalle personalità pubbliche che tradizionalmente dovrebbero incarnare l’esempio massimo di buona educazione intesa nel senso comune di civiltà.

Ecco il presidente degli Stati Uniti (1) che si vanta di circolare senza mascherina in tempi di pandemia, come se agitasse fieramente davanti a milioni di cittadini la sua merda d’artista. Ecco lo stesso presidente (-1) infischiarsene delle regole fiscali ed evadere le tasse senza il minimo senso della vergogna, e senza vergogna rivelare di aver aperto un conto corrente in Cina, che considera il paese più ostile agli interessi americani.

Qualcosa del genere è già accaduto in Italia con un tale che ai tempi chiamavano il Cavaliere (2––): governante anche lui, che si mostrava al mondo facendo le corna in un consesso internazionale, che esibiva la propria trasgressione erotica proprio mentre difendeva la sacralità della famiglia, che collezionava in allegria le accuse più svariate: dall’evasione fiscale alla corruzione di magistrati, alla prostituzione minorile, al concorso esterno in associazione mafiosa eccetera. E che adesso qualcuno vorrebbe candidato alla Presidenza della Repubblica.

Massimo Fini, che è un giornalista paradossale e anarcoide (spesso 6–, raramente 2), ha dichiarato il suo favore verso la candidatura di Berlusconi al Quirinale: «non si sa se sia intelligente o meno, ai posteri l’ardua sentenza, ma è certamente furbo, furbissimo, astuto, astutissimo. Berlusconi è un bizzarro incrocio fra l’italiano di Machiavelli (“il fine giustifica i mezzi”) e quello del Guicciardini che punta sul “particulare”, ognun per sé e Dio per tutti». Rappresenta al meglio il peggio. Dunque, sia Presidente! La maleducazione (in senso lato) di Stato (1).