L’ex piscina di Hofwil

/ 13.09.2021
di Oliver Scharpf

Pensavo di fare prima, passando attraverso il campo da golf, invece mi sa che mi sono perso. Perdipiù ci sono dei cartelli ricorrenti riguardo il pericolo di palle volanti. C’è mica tanto da bighellonare, come credevo, alla ricerca della prima piscina della Svizzera. Mi guardo intorno di continuo controllando i diversi giocatori che pascolano, con la testa in aria magari, accelero il passo, prendo un sentiero che taglia in mezzo ai campi di barbabietole da zucchero. Cumulonembi fiamminghi nel cielo, stagni distanti, e un fievole sottofondo autostradale, completano il quadro del mio peregrinare tardo pomeridiano nove chilometri e mezzo fuori Berna. Insperata, proprio a ridosso del campo da golf e in fondo al campo di Beta vulgaris var. saccharifera, eccola laggiù la mia preda: un pavillon balneare biedermeier goticizzante.

Idea di Philipp Emanuel von Fellenberg (1771-1844) – pedagogo svizzero con testa a pera, agronomo, filantropo – quella di far nuotare i ragazzi del collegio sperimentale istituito sui suoi possedimenti nel comune di Münchenbuchsee. Una grande proprietà, all’origine costituita da un castello e una fattoria, chiamata un tempo Wylhof, ribattezzata, da von Fellenberg, Hofwyl. Facendogli così fare un testacoda al microtoponimo, scritto oggi senza ypsilon. D’influsso pestalozziano, la sua scuola, oltre il pionieristico spazio per il nuoto, aveva posto per ballo, musica, equitazione, legatoria, panetteria, pollaio, porcile, ricchi e poveri. Non per niente, a quanto sembra, è fonte d’ispirazione per la famosa «provincia pedagogica» che appare protagonista tra le pagine di un libro di Goethe: Gli anni di pellegrinaggio di Wilhelm Meister (1821).

Prosciugata nel 1971, l’ex piscina di Hofwil (561 m) è un bacino circolare che ricorda oggi un po’, in scala molto ridotta, quegli anfiteatri romani visitati a stento e lasciati al loro destino. Riparato da una gradevole e religiosa siepe di biancospino, l’ex bagno vonfellenberghiano risalente al 1822, conta otto gradini che scendono sullo spiazzo erboso al centro, dove s’individuano resti di fuoco. Il rosa farfallesco dei fiori della cicerchia selvatica, accende un po’ il clima desolato che scaturisce sempre da uno specchio d’acqua scomparso. I quindici archi gotici però, che partono dalle sedici colonne in legno color carbone che poggiano su altrettanti zoccoli in candida pietra calcarea, movimentando tutto il padiglione di legno color meringa, rimpiazzano il bagno perduto. Tre ragazzi, in procinto di tuffarsi da lì, su in cima, al centro, si notano nella graziosa litografia acquarellata di Johann Heinrich Triner (1796-1873), Kleinmeister misconosciuto e insegnante di disegno all’Istituto di Hofwil, che immortala questo bagno agreste – noto anche negli anni venti come Römerbädli – all’apice del suo splendore balneabile. Risalgo gli spalti in beton. Per risparmiare, in occasione del restauro del 1991, questo materiale ha sostituito l’arenaria. E perlustro come si deve la struttura balneare sperduta tra un campo di golf e un campo di barbabietole dell’altipiano bernese. Alle due estremità, ci sono gli spogliatoi. Mi fanno venire in mente, forse per via degli archi gotici, ripresi qui come finestre, o a causa dello spazio ristretto con panca, un confessionale. In realtà, il luogo si presta a tutt’altro. Oltre agli incontri amorosi o le prime sigarette fumate di nascosto, questo ex «bagnetto romano», nascosto alla vista dai frassini alle sue spalle, in direzione di Moosseedorf, nel corso degli anni ha ospitato concerti, spettacoli teatrali, messe. Riparo sicuro per la pioggia, ha una porta laterale ad arco gotico che sommato alle quattro finestre senza vetri degli spogliatoi, più gli altri sotto il tetto, diventa il ventesimo arco gotico. Ora regna un gioco di ombre che rigano, ritmate a dovere, il pavimento. Una composizione creata dalle colonne, colpite in pieno dal sole quasi verso sera in settembre.

Rientro negli spogliatoi dove tra le fessure sbircia l’edera e la finestra ad arco incornicia il paesaggio agricolo fino a una fattoria. Qui, in questa zona tra Münchenbuch-see – tra l’altro oltre a una delle piscine più antiche d’Europa questo comune detiene il primato del più antico (1955) tempio mormone europeo – e Moosseedorf, s’incontrano fattorie e vecchie case in legno con un curiosissimo taglio circolare del tetto. Sara senza acca è scarabocchiato sulle assi, un mozzicone per terra. E così, seduto sulla minipanca, guardo fuori e penso alle lezioni di nuoto svolte qui secoli fa. Il bacino, ho letto da qualche parte ma non mi ricordo più dove, era alimentato da una sorgente proveniente dal Moossee, un lago laggiù dove si può fare il bagno ma non invoglia tanto. E se si guarda con attenzione la litografia dell’insegnante di disegno dal 1824 al 1835 dell’avanguardistico Hofwyler Institut, conservata alla Burgerbibliothek di Berna al sessantatré della Münstergasse, si scopre che lì in mezzo, c’era anche uno zampillo fontanesco. Inevitabile, oggi, verso sera, dopo aver studiato veloce, dal vivo, come un vero topo da biblioteca, la superficie acquea dell’ex bagno di Hofwil ritratta nel 1824 con cinque alunni natanti e due su una barchetta, un tuffo nell’Aare.