Cara dottoressa,
negli ultimi mesi ho seguito con interesse i suoi interventi sui problemi psicologici provocati dal Covid-19 e molte volte le sue parole mi hanno aiutata a sopportare una situazione difficile. In famiglia siamo in quattro e destreggiarci tra distanziamento e convivenza forzata ha richiesto doti acrobatiche. Io e mio marito abbiamo per lo più lavorato a distanza stando in casa: io in cucina, lui in camera da letto, per lasciare quanto più posto ai ragazzi. Durante la giornata ci si trovava di quando in quando per una chiacchiera e un caffè. Il figlio maggiore, Franco, di 16 anni, ha sofferto molto l’isolamento mentre la bambina, Gabriella, andando sempre a scuola, se l’è cavata meglio.
Mai mi sarei aspettata, in questa situazione difficile ma non tragica, di scriverle quanto le sto scrivendo.
Mio marito, l’uomo tranquillo che vedevo girar per casa in tuta e ciabatte, in realtà ha approfittato di ogni chiamata in ufficio, circa due volte la settimana, per trovarsi con una collega che, come sono venuta a sapere, frequentava di nascosto da tempo. Caso vuole che una notte, in cui era rientrato più tardi del solito, mi sia alzata per bere e nel dormiveglia sia rimasta meravigliata dal vedere il suo cellulare abbandonato sul tavolo. Non era mai successo e non so perché, senza pensarci, mi sono messa a leggere la sua corrispondenza. Non ci potevo credere! Il telefonino era stracolmo di frasi d’amore con una ragazza, sua collega, che conosco solo di vista.
So che è scorretto frugare nella corrispondenza altrui e mi dispiace. Ma è accaduto e non posso più farci niente. Sono stata malissimo, anche rimproverandomi di non essermi accorta di niente. Finalmente ho trovato il coraggio e una sera l’ho preso da parte e gli ho parlato. Non ha negato e non si è scusato ma, di fronte alla mia ferma intenzione di separarmi, mi ha chiesto di dargli il tempo di interrompere la relazione. Poi più niente. Dopo tre settimane di silenzio, avrei intenzione di fissare io stessa un appuntamento con la ragazza e di ordinarle, faccia a faccia, di lasciar stare mio marito e di uscire per sempre dalla nostra vita. Ma ho paura di sbagliare, di rovinare tutto e di pentirmi. Mi sento confusa e chiedo a lei che cosa mi consiglia, non vorrei che mio marito mi denunciasse per aver letto la sua corrispondenza privata.
Grazie. / Daniela
Cara Daniela,
comprendo la sua sofferenza. Il tradimento fa crollare tutte le certezze, compresa la fiducia in se stessi. Il mondo diventa improvvisamente minaccioso e ostile lasciandoci in balia di un profondo disorientamento. Eppure questa esperienza fa parte della vita e, in un modo o nell’altro, l’incontriamo tutti, spesso nell’adolescenza, molte volte quando i figli sono cresciuti.
Ed è soprattutto in questo caso che, prima di agire, conviene riflettere. Se stabiliamo dei patti, e il matrimonio è uno di questi, è proprio perché ci sentiamo fragili, esposti al tradimento. Sappiamo che il «per sempre» è quasi impossibile anche se siamo in buona fede quando lo pronunciamo.
Finora lei si è concentrata sulla situazione di suo marito ma nella coppia c’è anche lei. Come valuta la vostra storia? Che cosa prova nei confronti dell’uomo che ha sposato ed è padre dei suoi figli? L’ha amato, l’ama ancora? Si sente di perdonarlo e di ricominciare?
Tenga conto che una separazione provocherebbe una grande sofferenza ai ragazzi. Inutile illudersi che la divisione coniugale sia così abituale da renderla innocua. Non è vero: quando la famiglia si divide c’è dolore per tutti. Solo quando il matrimonio si rivela insopportabile, quando si è certi che è impossibile proseguire, vale la pena di spezzarlo per un episodio d’infedeltà, anche se prolungato. Resta comunque inderogabile la responsabilità genitoriale. Quanto al fatto di aver violato la privacy telefonica di suo marito, deve essere stata indotta da sospetti che sentiva ma non riusciva ad ammettere. Spesso l’ansia inascoltata si scarica in gesti impulsivi. Ma non tema che suo marito la denunci, non lo farà mai. La sconsiglio invece di incontrare direttamente o indirettamente la sua rivale. Quella ragazza non ha nessun obbligo nei suoi confronti. La fedeltà è stata una promessa di suo marito ed è lui che deve assumersene la responsabilità senza tergiversare. Nel caso in cui non riusciate a trovare una soluzione, potreste rivolgervi a un Centro di mediazione familiare. Un terzo punto di vista rende la situazione più chiara e più gestibile. Credo che, leggendo la sua lettera, tutti gli ospiti della «Stanza del Dialogo» le siano vicini e le augurino, con me, di ritrovare al più presto la perduta serenità.