Gentile dottoressa,
sono la mamma di Giulio, un bambino di 5 anni che non ci ha mai dato problemi ma da qualche tempo dorme male, si sveglia di notte e vuole venire a dormire nel lettone. Va all’asilo volentieri, scende e risale con lo scuolabus senza problemi ma si rifiuta di venire con me e il papà a fare le passeggiate nel bosco con il cagnolino come abbiamo sempre fatto. Dice che ha paura e che preferisce stare in casa. Abbiamo cercato di tranquillizzarlo ricordandogli che, come sa anche lui, lungo il sentiero non ci sono pericoli, ma sembra di parlare al vento. Non ci ascolta. Mio suocero, il nonno, che è un uomo di una volta, dice di non fare tante storie e di ordinare a Giulio di venire con noi, come se fosse un soldatino. Secondo lui stiamo dando ai ragazzi troppa libertà. Ai suoi tempi questi capricci non esistevano e si evitavano tante discussioni inutili. Lei, dottoressa, cosa ne pensa e cosa ci consiglia? Grazie / Maria Teresa.
Gentile Maria Teresa,
il nonno è certamente in buona fede ma si rifà alla sua esperienza come se nel frattempo non fosse successo niente. Ma i tempi cambiano e il «mondo di ieri» non assomiglia più a quello di oggi.
La famiglia patriarcale era organizzata come un piccolo esercito con a capo il padre e alla «patria potestà» si sottoponevano passivamente moglie e figli. L’educazione era prima di tutto un’educazione all’obbedienza, senza sì e senza ma.
Ora, nella famiglia affettiva e paritaria, che ha sostituito quella autoritaria, non c’è nessuno che può affermare «si fa così perché lo dico Io!». I genitori stanno insieme per convinzione, non per costrizione. E i bambini lo sentono. È vero che Giulio, quando di notte s’infila nel lettone, chiede come un tempo aiuto e protezione ma, da sveglio, esprime la sua opinione e si attende di essere ascoltato e compreso.
La paura è un sentimento che caratterizza questa generazione perché, oltre alle paure di sempre, quelle tramandate dalle fiabe, si sono aggiunti altri più evidenti pericoli: prima un Virus aggressivo come il Covid 19 e ora i bombardamenti di una guerra lontana ma, per l’egocentrismo dei piccoli, sempre vicina.
Non credo sia giusto e opportuno obbligare Giulio, con ordini perentori, ricatti affettivi o punizioni, ad affrontare a forza il timore del bosco, che all’immaginario collettivo è sempre apparso come un luogo misterioso e minaccioso. Ma non mi convince neppure il contrario, cioè concedergli la libertà di scegliere dicendogli semplicemente: «noi andiamo, seguici se vuoi». A cinque anni un bambino, affidato a se stesso, si sente abbandonato. Non è ancora pronto per l’autonomia e ha bisogno, di fronte a minacce incollocabili, di sentirsi innanzitutto amato e protetto. Perciò stategli accanto, abbracciatelo quando è in crisi, rassicuratelo che siete lì per proteggerlo e soprattutto ascoltatelo. Fategli raccontare i suoi incubi e, dopo avergli procurato larghi fogli bianchi, una tavolozza di colori, matite, pennarelli, plastilina fatelo disegnare e modellare spontaneamente, senza suggerimenti, gli spettri della pandemia e della guerra che tanto lo turbano. Controllate poi che non assista da solo a trasmissioni televisive che possano sconvolgerlo come bombardamenti, famiglie in fuga, militari feriti, bambini rimasti soli. Dovesse accadere, spiegategli che tutto avviene lontano lontano, che molte persone stanno accogliendo i profughi e che, alla fine del conflitto, i bambini ucraini torneranno nella loro città e ricostruiranno le loro case. Le fiabe, anche quelle più spaventose, si concludono sempre con il lieto fine e i bambini lo attendono.
Se possibile, fate sì che Giulio si senta attivo, capace di fare qualcosa di buono, scegliendo con lui un dono, un giocattolo, un abito da portare nei centri di raccolta. Più gli avvenimenti diventano oggettivi e collettivi meno suscitano fantasie ed emozioni negative. Sono tempi duri ma anche le difficoltà, se elaborate e condivise, aiutano a crescere, a diventare persone migliori superando il narcisismo della società dei consumi, centrata sull’Io e sul Mio, per pensare e vivere sotto il segno solidale del Noi.