Le occasioni da non perdere di Macron

/ 26.07.2021
di Paola Peduzzi

Emmanuel Macron ha introdotto il passaporto vaccinale come requisito per tornare alla normalità post pandemia, che sia la voglia di cinema o di un croissant, e sul momento molti hanno pensato: è impazzito. Il liberale più liberale d’Europa che rende il vaccino obbligatorio? In poche ore però la decisione del presidente francese è diventato un format da imitare (va detto che il primo Paese europeo a introdurre il «coronapass» come requisito per tornare a frequentare bar, ristoranti e luoghi affollati dopo la pandemia è stata la Danimarca).

Le critiche sono rimaste confinate tra gli oppositori più accaniti di Macron che in Francia sono le destre sovraniste e le sinistre anti-capitaliste e a tratti anti-liberali, cioè i «gilet gialli». I «gilet gialli» hanno ricominciato a presentarsi in piazza, veloci e arrabbiati, con slogan contro la dittatura sanitaria. Nata come una protesta contro l’aumento del prezzo del carburante, i «gilet gialli» sono diventati nel tempo un movimento che ha raccolto applausi in molti posti del mondo e che in Francia ha costruito un’opposizione al presidente dai colori politici molto variegati. La leadership del movimento è sempre stata fluida, si sono avvicendati molti volti, alcuni molto più radicali e disposti alla violenza rispetto ad altri, molte meteore, moltissimo cospirazionismo. Ma per un paio di anni prima della pandemia la piazza dei «gilet gialli» è diventato il posto in cui si sono incontrati la France insoumise di Jean-Luc Mélenchon, il tribuno della sinistra protezionista ed euroscettica francese, e Marine Le Pen, dama del Rassemblement national nonché erede dell’estremismo di destra del Paese. Avvicinati dall’ostilità nei confronti di Macron, i due hanno provato a cogestire la piazza, con l’obiettivo di rubarla uno all’altra.

Quella stessa formula si è rivista negli scorsi giorni, dopo che il presidente ha introdotto il requisito del «pass sanitario» (che si accompagna a una campagna di vaccinazione partita lentissima ma oggi capillare). Dicono che Macron, che secondo loro è un liberale travestito da rais perché il liberalismo è a sua volta un’autocrazia, ha imposto una dittatura sanitaria. Gridano «libertà» e hanno proprio come agli inizi sfumature molto diverse. Una signora intervistata alla televisione ha dichiarato: «Non credo che la Terra sia piatta, ma non si conoscono gli effetti a lungo termine di questi vaccini creati in maniera velocissima», parole quindi che molti trovano ragionevoli. Accanto a lei passavano dei cartelli in cui Macron era rappresentato come un medico nazista e la siringa diventava uno strumento moderno di tortura. Attorno a questi manifestanti che si definiscono «gilet gialli» si sono assembrati altri due gruppi. Uno è quello che fa capo a Nicolas Dupont Aignan, leader sovranista di Debout la France, che nel 2012 aveva anche tentato la strada presidenziale e che nel 2017 era considerato il premier in pectore di un’eventuale vittoria alle elezioni di Marine Le Pen. Dupont Aignan ha tenuto una conferenza stampa davanti al Consiglio costituzionale denunciando «un abuso di potere senza precedenti» e «un colpo di Stato sanitario».

L’altro gruppo è guidato da Florian Philippot, che è stato il numero due di Marine Le Pen alle scorse presidenziali ma che poi ha lasciato il partito quando è passato dal chiamarsi Front national a Rassemblement national, per protesta con la svolta cosiddetta moderata. Gli slogan dalle parti di Philippot sono gli stessi di quelli di Dupont Aignan, con molte bandiere francesi in più e qualche inquietante stella gialla con scritto «pass sanitaire». Il popolo anti-Macron si è ricompattato e unisce il radicalismo no global al fascismo. A vederlo così politicamente esteso questo fronte appare molto preoccupante, come lo è stato per tutta la presidenza Macron che di fatto, pandemia a parte, ha sempre avuto le piazze piene e infatti ha dovuto rimandare alcuni progetti di riforma. In realtà però questo fronte nasconde anche insidie per se stesso: ci sono elettorati che non comunicano tra di loro (uno della sinistra radicale che non voterebbe mai per i fascisti) e stanno emergendo molte figure soprattutto a destra, dai moderati (che non hanno ancora scelto il loro leader) agli estremisti.

Questo naturalmente rafforza Macron. Il quale punta sul fatto che la cosiddetta dittatura sanitaria dia una spinta sostanziale al ritmo della campagna vaccinale, che l’incentivo abbia il suo effetto e che così l’autunno e l’inverno non comportino nuovi lockdown (il terrore di tutti i leader mondiali). Se così fosse, la normalità ritrovata batterebbe il dubbio di un colpo di Stato sanitario, pur nel Paese più «novax» dell’Europa occidentale. Il presidente francese che con la «rentrée» avvia in modo più formale la campagna per la propria rielezione nella primavera prossima, pensa che pragmatismo e una destra sovranista frammentata siano occasioni da non perdere, e ha richiamato a sé i consiglieri del 2017, i «Macron boys» che hanno costruito la sua vittoria. Li chiamano «mormoni».