La rabbia, un sentimento che conosceva bene, non durò che pochi minuti. In quei pochi minuti, come se una telecamera lo stesse inquadrando, Tom diede libero sfogo, anzi incoraggiò consapevolmente, gesti di una fisicità morbosa e infantile. Si ritrovò a calpestare il vetro dei bicchieri che aveva infranto sul pavimento muovendo come una spatola la mano destra sul tavolo da pranzo. Si ferì le nocche prendendo a pugni una parete, più volte, dopo aver fatto un passo indietro per prendere lo slancio. Sentì la sua voce ripetere «stupida stronza». « Che cosa ti credi di fare». E «Chi vuoi prendere per il culo». L’eco della sua voce restò ad occupare un silenzio improvviso. Sedette.
Si prese la testa fra le mani. Era tardi. Era quasi mezzanotte. La stupida stronza era uscita senza niente. Niente che potesse proteggerla dal buio, dalla città, dal freddo, dagli altri. Era scappata come scappano i bambini difficili. Per punire la mamma, sperando di essere trovati subito. E consolati.
Prese il cellulare di Betta, digitò 2008 , l’anno di nascita di Sara, lo schermo si illuminò obbediente. C’era un messaggio, da un numero sconosciuto, ma era rivolto a lui. «Immagino che tu abbia trovato il mio telefono. Sarai tornato a casa no? domani mattina passo a prendere le mie cose. Se esci metti le mie chiavi sotto lo zerbino».
Un secondo messaggio, pochi minuti dopo diceva: «Sono Betta, caso mai non l’avessi intuito».
Tom scagliò il telefono sul pavimento.Non troppo forte, come se la spinta della rabbia avesse perso quota, arenandosi in un malanimo conosciuto, stagnante. Lo raccolse dopo un attimo, un attimo in cui aveva tenuto gli occhi chiusi, come chi vuole riprendere il controllo delle proprie emozioni.
Si era disegnata sullo schermo una profonda ruga nera, ma l’oggetto era ancora funzionante. Spinto dalla curiosità scrisse, a sua volta, un messaggio, al numero sconosciuto.
«Chi è il titolare di questo iPhone?»
Non ci fu nessuna risposta. Comunque, pensò Tom, non è finita sotto una macchina e non si è buttata nel Tevere, quindi vorrei capire dove è andata a sbattersi. A chi l’ha chiesto il telefono? A qualcuno per strada?
Betta non aveva amiche, la sua coazione a sedurre chiunque, combinata con l’indiscutibile bellezza, le teneva lontane le donne. Ne incontrava, tentando di fare il suo lavoro, parecchie, e amava intrecciare, con loro, stupide relazioni da adolescenti, imbottite di confidenze drogate e misandria autobiografica: per qualche mese si divertivano a provocarsi, l’una all’altra, giovanili e indecenti risate alle spalle di mariti exmariti fidanzati e amanti. Poi una o l’altra presentava al gruppo un nuovo amore e Betta , quasi senza rendersene conto, lo affascinava, come sapeva fare soltanto lei. Il gruppo la espelleva, il nuovo amore resisteva, dopo la prima botta, al suo charme e lei si ritrovava sola. Da un po’ di tempo non ci provava neanche più, a cercare compagnia.
La povertà la rendeva insicura, ruvida, chiusa. Quante volte gli aveva rinfacciato di non avere neanche i soldi per andare a mangiare una pizza con le amiche? Come se ancora la invitassero, le amiche. Dunque, se non aveva amiche, a chi poteva aver chiesto ricovero? Non alla suocera, cui la legava un apparentemente idilliaco rapporto di fiducia intergenerazionale. Esther avrebbe chiamato subito, magari di nascosto: «Tesoro la tua bella è qui, che cosa devo farne?». Non ai suoi genitori che vivevano a Bergamo. Tom telefonò a Nicola,anche se gli pareva improbabile che si fosse rifugiata lì, ma aveva voglia di formalizzare in un racconto quello che gli stava succedendo. Aveva veramente deciso di lasciarlo, la sua bella moglie o si trattava di uno dei suoi consueti giochetti?
«Betta mi ha mollato», disse, subito. Senza salutare, perché i convenevoli non sono un must se stai affogando.
Nicola pretese un resoconto dettagliato. E Tom lo fornì, con gratitudine. Disse tutto, anche del vecchio signore che l’aveva invitata a cena e poi a un party esclusivo. Un viscido ottantenne elegante che se la mangiava con gli occhi. Nel descriverlo a Nicola, potenza della narrazione, l’anziano corteggiatore di Betta assunse una statura che Tom non gli aveva mai riconosciuto. Era un seduttore, ecco che cos’era. Una figura che, nell’universo maschile, non scade mai. Anzi, se può appoggiarsi a una cassaforte piena di soldi, relazioni e prebende, diventa imbattibile.
Quando Nicola disse:
«Magari è da lui, dal vecchio che Betta è andata a stare» , Tom l’aveva già capito.