Le altre puntate

Le nuove povertà/1

https://www.azione.ch/rubriche/dettaglio/articolo/le-nuove-poverta1.html

Le nuove povertà/2
https://www.azione.ch/rubriche/dettaglio/articolo/le-nuove-poverta2.html

Le nuove povertà/3
https://www.azione.ch/rubriche/dettaglio/articolo/le-nuove-poverta-3.html

Le nuove povertà/4
https://www.azione.ch/rubriche/dettaglio/articolo/le-nuove-poverta4.html

Le nuove povertà/5
https://www.azione.ch/rubriche/dettaglio/articolo/le-nuove-poverta5.html

Le nuove povertà/6
https://www.azione.ch/rubriche/dettaglio/articolo/le-nuove-poverta6.html

Le nuove povertà/7
https://www.azione.ch/rubriche/dettaglio/articolo/le-nuove-poverta7.html

Le nuove povertà/8
https://www.azione.ch/rubriche/dettaglio/articolo/le-nuove-poverta8.html

Le nuove povertà/9
https://www.azione.ch/rubriche/dettaglio/articolo/le-nuove-poverta9.html

Le nuove povertà/10
https://www.azione.ch/rubriche/dettaglio/articolo/le-nuove-poverta10.html

Le nuove povertà/11
https://www.azione.ch/rubriche/dettaglio/articolo/le-nuove-poverta11.html

Le nuove povertà/12
https://www.azione.ch/rubriche/dettaglio/articolo/le-nuove-poverta12.html

Le nuove povertà/13
https://www.azione.ch/rubriche/dettaglio/articolo/le-nuove-poverta13.html

Le nuove povertà/14
https://www.azione.ch/rubriche/dettaglio/articolo/le-nuove-poverta14.html

Le nuove povertà/15
https://www.azione.ch/rubriche/dettaglio/articolo/le-nuove-poverta15.html

Le nuove povertà/16
https://www.azione.ch/rubriche/dettaglio/articolo/le-nuove-poverta16.html

Le nuove povertà/17
https://www.azione.ch/rubriche/dettaglio/articolo/le-nuove-poverta17.html

Le nuove povertà/18
https://www.azione.ch/rubriche/dettaglio/articolo/le-nuove-poverta18.html

Le nuove povertà/19
https://www.azione.ch/rubriche/dettaglio/articolo/le-nuove-poverta19.html

Le nuove povertà/20
https://www.azione.ch/rubriche/dettaglio/articolo/le-nuove-poverta20.html

Le nuove povertà/21
https://www.azione.ch/rubriche/dettaglio/articolo/le-nuove-poverta21.html

Le nuove povertà/22
https://www.azione.ch/rubriche/dettaglio/articolo/le-nuove-poverta22.html

Le nuove povertà/23
https://www.azione.ch/rubriche/dettaglio/articolo/le-nuove-poverta23.html


Le nuove povertà/22

/ 23.08.2021
di Lidia Ravera

«Mamma sta meglio?» , chiese Sara, con una vocetta artefatta. Davanti alla nonna, fin da quand’era piccola, le piaceva assumere maniere impeccabili.
Tom masticò a lungo il boccone di vitello tonnato che Esther aveva cucinato in suo onore, per prendere tempo. Poi disse:
«Sai com’è la mamma… la fa sempre un po’ tragica».
«Ma la voce le è tornata?»
«Sì certo, l’ho convinta a prendere il cortisone».

Esther si intromise e per qualche minuto la conversazione si animò di opinioni sui medicinali, uso abuso fobie effetti collaterali dosaggi. Candido citò il film Dietro lo specchio, di Nicholas Ray. Con James Mason che diventa matto prendendo il cortisone e cerca di ammazzare suo figlio. 1957. L’avevano appena scoperto. Il cortisone.

Parlarono un po’ di cinema, Candido e Tom, esibendo la loro competenza.
La prima bottiglia di vino finì rapidamente. Ne aprirono un’altra. Poi Sara chiese il permesso di alzarsi da tavola, un gesto inamidato cui Esther dedicò un sorriso soddisfatto.
«Questa bambina è un tesoro».
«Betta la trova supponente ipercritica choosy e anaffettiva», disse Tom, continuando a bere.

Quando anche la seconda bottiglia fu vuota, si rese conto di aver parlato senza interruzione per quella sproporzione di tempo che trasforma una confidenza in un comizio. O un comizio in uno sfogo isterico. Aveva acceso, a beneficio di sua madre, una luce crudele sulla sua compagna, un piccolo crimine di cui non si era mai macchiato prima.

Si accorse di essere leggermente sbronzo, sbronzo come si sbronzava in famiglia a vent’anni, esponendo con fierezza il suo malumore, come una delle stigmate dell’età adulta. Vedete? Anche io sono infelice. Ho raggiunto questo obbiettivo. D’ora in avanti non sarete più il Padre e la Madre, non vi corre ormai neppure l’obbligo di difendermi dal male. Siamo colleghi.
Si alzò barcollando e sorrise a Esther.
«Comunque ci amiamo moltissimo», disse, cercando di rimediare a quello che sentiva come un tradimento.

Betta aveva fatto del suo meglio per penetrare i sofisticati meccanismi di perpetuazione del proprio status che rendevano la famiglia di Tom così solidamente bohémienne. Si era strappata di dosso la provincia con un impeto mansueto. Senza negare l’ingombro delle origini, ma evitando di mettere i suoi genitori alla mercé dell’ossessione giudicante di Esther.

Si era adeguata con la grazia che aveva ricevuto in dono alla nascita. Sapeva che Esther ammirava la sua bellezza e aveva imparato a non sottolinearla , sapeva di essere diventata argomento di conversazioni compiaciute, «La compagna di mio figlio è una ragazza bellissima». Aveva accettato la parte. L’aveva recitata con scrupolo, allontanando il sospetto d’aver colto un possibile sottotesto che la relegasse nell’indistinto mucchio delle persone d’intelligenza comune.

Aveva fatto del suo meglio, Betta.
E lui l’aveva offerta all’altra donna della sua vita (sua madre, una divinità deposta, ma mai davvero invecchiata) nel nudo teatro della vita quotidiana: aveva detto «Non è mai contenta», «Non la sento mai al mio fianco», «Tratta nostra figlia come una nemica».

E ora gli pareva di vedere, nello sguardo di Esther, accendersi quella curiosità schierata che tante volte l’aveva irritato.
«Certo che vi amate moltissimo, ci mancherebbe. È una perla di ragazza e forse sta attraversando un brutto momento, dovresti starle vicino. Vai, vai a casa. La bambina resta con noi, così state più tranquilli. Se ha le cose di scuola…»

Tom mostrò le cose di scuola della figlia, dominando un soprassalto di orgoglio.
Lui era un padre attento e Betta era una madre snaturata. Non avrebbe voluto, ma ormai era quella la china.

Arrivò a casa, frastornato, con la testa pesante per il vino, e l’anima carica di buone intenzioni. Sarebbe stato magnanimo e dolce, malinconico, beneducato, cavalleresco. Si sarebbe scusato per averle detto quella frase volgare, perché lui non era un uomo volgare e… non so che mi è preso amore mio, potrai mai perdonarmi? Sì, avrebbe detto così, esagerando colpa e contrizione. E avrebbero celebrato una di quelle che avevano battezzato «piccole nozze»: seguivano ogni ritrattazione radicale di qualche accusa espressa da lui su di lei, da lei su di lui, o da tutti e due su quella divinità esigente detta «il nostro rapporto».
Erano un rifugio sicuro, le piccole nozze.

E Betta se le era meritate. Aveva comperato le patate le uova e il prosciutto di seconda scelta. Era dura per lei essere povera. E l’uomo con cui stava prima, prima di scegliere Tom, aveva ereditato dal padre un autosalone. Vendeva Mercedes, l’imbecille. Iacopo l’imbecille. Pensò che l’avrebbe evocato, imbecille e impaccato di soldi com’era. Avrebbero parlato male di quelli che erano impaccati di soldi. Per un attimo si cullò con l’idea di piangere sul seno di Betta, di farsi consolare per tutto quello che doveva essere e non era ancora stato.

Poi si accorse che Betta non c’era.
La sua borsa era ancora appesa alla sedia. E sul tavolo c’erano, in bell’evidenza, le sue chiavi di casa.