Se lo vide dietro all’improvviso, mentre pagava tre euro di pizza al taglio. Si era sentita osservata. Si era voltata. Arrossì.
Provò a mettere insieme un minimo di sussiego, un cipiglio respingente.
Von Arnim le sorrise.
«Non ha letto il mio messaggio. È un rifiuto della dimensione cartacea?»
Meccanicamente, Betta tirò fuori dalla tasca dei pantaloni della tuta la busta immacolata, che non aveva aperto.
Gliela tese. Le tremava la mano. Le girava la testa. Effetto del digiuno, forse. O di quella specie di sottile vergogna che si era insediata dentro di lei, da quando aveva scoperto che il vecchio aveva una moglie e che, insieme alla moglie, con la modica spesa di 500 euro, si era preso gioco di lei. Della sua povertà.
Von Arnim prese la busta, che lui stesso aveva depositato nella cassetta delle lettere di Betta e la guardò, da tutti e due i lati, con rammarico. A Betta parve di vedere uno spessore sospetto che imprimeva una curva alla carta. Altri soldi? L’imbarazzo vinse l’avidità, ma i suoi occhi, se ne accorse perfettamente, si riempirono di lacrime involontarie.
«Lei mi sta molestando», disse, con un filo di voce «mi lasci in pace».
Von Arnim intascò la busta.
Betta gli sembrò più bella che mai, struccata, pallida, con una tuta sporca che sarebbe sembrata uno straccio su qualsiasi altro corpo. Valutò la possibilità di dirglielo, ma poi no, non era la mossa giusta. Non in quel momento.
«La prego di perdonarmi», disse, e si drizzò in tutta la sua statura, come per prendere le distanze dalla sua stessa supplica. «Nella busta c’è soltanto un invito. È una cena in piedi, organizzata da un mio buon amico, di passaggio. Sta preparando un film che si svolgerà per una parte qui vicino, a Tuscania. Ecco, mi avrebbe fatto piacere ...»
«Ci porti sua moglie, alla cena del suo amico», disse Betta, stridula.
Von Arnim rise brevemente: «Ne sarei felice, ma mia moglie è morta quattordici anni fa e beh... in ogni caso non ci sarebbe venuta volentieri. Detestava il mondo del cinema, quando Martin veniva a cena da noi salvava le apparenze con la buona educazione, ma non investiva neppure un grammo della sua notevole sagacia per conversare con noi. Lui non se ne accorgeva, ma io sì».
Betta si sentì, improvvisamente, serena, come per un sortilegio. Diede un morso alla pizza che teneva in mano e tirò su dal naso masticando. Di colpo era di nuovo forte. E perciò sprezzante.
Dunque il vecchio parlava con la moglie morta. Lo guardò senza dire una parola, perché misurasse tutta la sua miseria. Avrebbe voluto odiarlo, era felice di vederlo. Felice che fosse vedovo e che fosse matto. Con estrema naturalezza, Von Arnim la prese sotto braccio e si incamminò con lei verso casa, parlando. Senza dare troppo peso alla notizia la informò che Martin di cognome faceva Scorsese. «Forse avrà visto qualche suo film», disse, svagato.
Era un uomo colto e innamorato del cinema, aveva avuto cinque mogli da cui aveva ricavato tre figlie. Ma era inquieto, incapace di fermarsi: «Un cercatore di bellezza, ossessivo come i cercatori d’oro del secolo scorso», disse, con evidente compiacimento, prima di fermarsi davanti al portone e stringere tutte e due le mani di Betta fra le sue,
«Non sia arrabbiata con me. Non avevo alcuna intenzione di offenderla. Ho amato mia moglie con una intensità non comune. Per questo non ho accettato la sua morte e... sono rimasto in contatto con lei. Del resto era una donna assolutamente straordinaria. Vi sareste piaciute».
«Perché? Io non sono straordinaria».
«Tu, mia cara, non sai niente di te. Non hai ancora capito chi sei». Betta si vide riflessa in quegli occhi azzurri, penetranti nonostante le molte piccole rughe che il sorriso approfondiva senza scampo. Si sentì forte e affascinante. Di nuovo. Dopo giorni di smarrimento.
«E l’hai capito tu, chi sono?», disse, aggressiva. Von Arnim scosse la testa e le lasciò le mani. Aveva appena visto profilarsi, alle spalle di Betta, la figura allampanata di Tom. L’aveva visto fermarsi di colpo come in un fermo fotogramma e guardarli da quella distanza ravvicinata, immobile. Valutò l’ipotesi di darsela a gambe, sgombrare il campo, battere in ritirata. Gli si formavano in mente soltanto quelle didascalie da fumetto. Perciò decise di restare.
Disegnò nell’aria, con la mano, un saluto allegro a cui Tom non rispose. Poi disse, a bassa voce.
«Non del tutto, non ancora, ma meglio del tuo giovane marito. Lui è proprio fuori strada».