Cara Silvia,
sono sempre molto interessanti le sue lettere e lei dà sempre degli ottimi consigli e leggo volentieri le sue lettere. Vorrei tanto sapere perché ci sono delle persone adulte che rispondono come un’eco, per esempio se dico che quella casa è rosa risponde è rosa , poi arriva una seconda persona che dice è rosa la casa, sempre così, tutti i giorni, è molto fastidioso, molto direi. Ci sono delle persone che sono daltoniche… basterebbe dire che non distinguono i colori invece di fare diventare daltoniche anche altre persone.
Cara Silvia,
perché c’è sempre una persona molto insistente che mi vede sempre in una città o in un paese … qualche anno fa dicevano che ci sono al minimo 7 sosia per persona anche in America, come fare in questo caso?
Cara Silvia,
ci sono delle persone adulte che non vedono la differenza tra una casa e un albero. Come mai questo e perché. E invece delle volte ci sono delle persone che parlano come dei professori, dei direttori e non lo sono per niente. Delle volte è sempre così tutto il giorno con queste persone, come fare in questa situazione, ha qualche consiglio, suggerimenti. Vorrebbe aiutarmi cara Silvia. Tanti egregi saluti. / Viola
Cara Viola,
certo che voglio aiutarti anche se le lettere che mi mandi (riporto qui parte delle ultime tre) sono molto personali, riguardano i tuoi pensieri, le tue sensazioni e non è detto che interessino tutti. Tuttavia resto fedele alla promessa che ho formulato all’inizio di questa rubrica: la Stanza del dialogo è sempre aperta a tutti coloro che bussano alla sua porta. Nessuno escluso.
Scrivere è un buon modo per prendersi cura di sé e spedire una lettera significa aver fiducia nella persona cui ci rivolgiamo.
Ma nel tuo caso però è difficile rispondere in modo adeguato perché la tua mente è popolata di presenze vaghe che ti tormentano insistentemente restando però anonime e inconsistenti.
Citi esclusivamente «persone», «persone adulte» che turbano i tuoi pensieri senza che tu riesca a zittirle. Ma chi sono? Forse vivi sola, senza familiari, senza amici o almeno così ti pare.
Mi sembra di capire che hai un luogo di lavoro ma che non ti senti compresa e apprezzata. Scrivi infatti. «…ci sono dei ragazzi, delle ragazze che hanno frequentato il Liceo, l’Università ecc.
Pretendono che sul posto di lavoro sia così quello che c’è scritto sul libro e che quello che hanno imparato possono praticarlo sul posto di lavoro. Ma sul posto di lavoro è diverso perché in pratica non s’ insegna più la cultura, è tutto diverso».
Lo dici in modo un po’ confuso ma cogli un problema vero. Spesso il titolo di studio autorizza a sentirsi superiori e a disprezzare chi non ha avuto altrettanta fortuna.
La tua sensibilità ti fa cogliere, nelle relazioni, elementi di supponenza e di arroganza ma trascuri l’esistenza di sentimenti positivi come la simpatia, la solidarietà, la generosità che pure esistono e contano. Probabilmente la tua infanzia è stata segnata dall’assenza di figure disponibili all’ascolto, incapaci di tradurre in parole le emozioni che i bambini piccoli vivono in modo confuso, più fisico che mentale. Molto fragile è, nel tuo caso, la membrana che divide il mondo esterno da quello interno, il sentire e il pensare per cui, per riprendere il termine «eco» che ricorre nelle tue lettere, le emozioni rimbombano in una vallata priva di sentieri.
Colgo il tuo malessere e vorrei tanto aiutarti ma non è questo il luogo adatto al lavoro di cura di cui hai bisogno. Carta e penna non bastano a guarire un’anima in pena.
Ci vuole una persona disposta ad accoglierti e ad ascoltarti per tutto il tempo che ci vorrà, una persona equilibrata e competente, pronta a incoraggiarti e ad attenderti quando perdi il passo, a sostenerti quando smarrisci la strada, quando ti senti stanca e sola a fronteggiare l’urto del mondo esterno. Le tue lettere dimostrano che sei capace di riconoscere la sofferenza, di porti delle domande, di chiedere aiuto. È il primo passo verso un riequilibrio della mente e del corpo, della relazione tra sé e gli altri. Non credere di essere imperfetta in un mondo di essere perfetti. L’ideale rischia di perseguitarci se lo attribuiamo a qualcuno. È solo una stella polare che orienta il nostro incerto navigare.
Continua a leggerci e, se credi, a scriverci ma senza attende risposte che, almeno per ora, non posso darti. È con un abbraccio da parte mia e dai partecipanti alla Stanza del dialogo che ti auguriamo una vita rasserenata e un futuro possibile e desiderabile.