Che cosa non approvo di questo universo in cui sono capitato? Tante cose non mi vanno giù, ad esempio le distanze interplanetarie, esagerate.
Però una cosa che trovo giustissima è che si muoia, non solo noi, ma che tutto abbia una data di scadenza. Il sole ad esempio fra 5 miliardi di anni si estinguerà, senza speranza di risorgere. Ed è giusto così. Noi umani altrettanto; se va bene duriamo quasi un secolo, poi come qualunque motore diventiamo talmente usurati che non passiamo la revisione e finiamo tra i ferrivecchi da demolire. Ho sentito gente che si lamenta; ma anche una scatoletta di tonno sott’olio ha una scadenza, e nessuno pensa ci sia per il tonno una vita eterna o un aldilà in cui le scatolette cantano in coro le lodi della ditta che le ha prodotte.
Le cose devono avere un termine, lo dice il secondo principio della termodinamica, di cui sono soddisfatto, un mondo immobile e infrangibile sarebbe spaventoso, sarebbe un museo vetrificato, inutile. È inutile anche questo universo, ma almeno dà spettacolo, sia sulla grande scala del cosmo, sia su questa infinitesima Terra, dove anche noi umani abbiamo una scadenza, se non l’avessimo, saremmo più di 100 miliardi. I nuclei famigliari sarebbero formati da migliaia di persone, raccolte intorno ai primi avi, risalenti al 50 mila a.C., quando sono comparsi dall’Africa in forma di sapiens; e ogni membro manterrebbe le abitudini della sua epoca, incompatibili l’uno con l’altro, cacciatori di mammuth senza più mammuth, terramaricoli abituati alle palafitte, antichi romani parlanti latino, e poi giù giù guerrieri crociati, mercanti rinascimentali, illuministi filosofi, carbonari ottocenteschi superati ma ostinati nell’unificare la patria che però è già unita, anarchici in cerca di un re da fare esplodere, e poi nazisti e comunisti impenitenti ecc. Come si vede, difficile in questa famiglia allargatissima andare d’accordo, si litiga anche quando si è in due, si immagini in diverse migliaia. Non oso pensare che atmosfera irrespirabile: sgarbi, male parole, obbligati a stare accanto e non soffrirsi; e poi le puzze, i fiati stantii, l’odore secolare di ascelle, i gabinetti intasati, le conseguenti maledizioni reciproche, le accuse di incontinenza fecale, di uso improprio del gabinetto, vendette con lanci di merda fresca; l’affollamento abitativo fa uscire il peggio dell’umanità.
E si immagini la tensione nel tessuto sociale, 100 miliardi di persone appiccicate come fossero in scatola, peggio del tonno a lunga conservazione; i partiti politici quanti sarebbero? Beh, decine e decine di migliaia, a incominciare dal partito razzista anti Neanderthal, anacronistico e tuttavia perdurante, fino al partito che nega il femminile e il maschile, perché a seconda dell’umore ci si può svegliare un mattino maschio e un altro femmina, oppure una via di mezzo; esisterebbe anche questo partito purtroppo, insieme a quello dei terrapiattisti, e quello del sole che sarebbe artificiale, una lampada appesa dagli alieni per osservarci, come noi osserviamo gli insetti. E poi il partito di Carlo Magno, il partito che invoca il ritorno di Attila o di Nerone. In 50 mila anni le hanno pensate tutte. La lista dei partiti occuperebbe un volume, le votazioni e lo scrutinio dei voti impossibile. Le religioni non si conterebbero, chi crede ancora in Giove pluvio e nell’Olimpo, chi in un vitello d’oro, chi in Anubi con la testa di sciacallo, e così di seguito, con le relative eresie. Se nessuno morisse sarebbe un disastro, soprattutto sarebbe una macedonia di culti, di credenze, di leggi: poligamia, prostituzione rituale, matriarcato, cannibalismo, schiavismo. L’umanità non è mai stata costante, anche gli usi e costumi sono nati e poi sono morti, per fortuna, se no non ci sarebbe la storia, che è una nostra specialità e porta aria fresca.
Quindi in conclusione, meglio che tutto abbia un termine, noi umani compresi, meglio se il termine è brusco, un taglio netto irreversibile, e che la durata eterna sia solo un sogno. Meglio che le cose stiano così come sono, che non venga a meno il secondo principio della termodinamica, e tutto ciò che è ordinato, come gli organismi, le civiltà, finisca, si decomponga e si disgreghi e diventi una pagina bianca, o cenere portata poi via dal vento.