Cara Silvia,
ti leggo sempre e tante volte avrei voluto conoscere il tuo parere, lo faccio ora, in condizioni disperate, quando tutto sembra ormai perduto.
Ho 63 anni, tre figli maschi ormai adulti e fuori casa, un lavoro che mi appassiona e un ex marito, non so quanto ex. In breve, un anno fa, dopo quarant’anni di matrimonio ritenuto da tutti, anche da me, un «buon matrimonio», mi sono stufata di avere accanto un uomo più vecchio, ormai in pensione, di bell’aspetto, in ottima salute, ma che non ha voglia di niente. A ogni proposta la sua risposta è sempre no: no a ristrutturare la casa, no a invitare gli amici, no a permetterci qualche viaggetto, una cena al ristorante, una spesa di troppo… La mia esasperazione è cresciuta quando si è fatto avanti un collega, sposato con due figli, deciso (almeno sembrava) a lasciare la moglie, depressa e astiosa.
In realtà questa separazione non è mai avvenuta e, dopo qualche incontro un po’ imbarazzato, ogni interesse è svanito e sono tornata a essere la collega di prima. A questo punto la depressa sono diventata io e, per reazione, ho deciso di separarmi, lasciare l’abitazione a mio marito e andare a vivere in un appartamento vicino, ma da sola. Una decisione accolta da un coro di felicitazioni da parte delle donne che conosco. Lo considerano un atto di coraggio, una conquista di libertà, un esempio di saggezza. Ma è proprio così?
Mi trovo a fare i conti con una cosa nuova, la solitudine. E rimpiango la vicinanza, anche se noiosa, di mio marito. Annoiarsi da soli è peggio che annoiarsi insieme. A questo punto avrei deciso di tornare a casa. Probabilmente questa volta mio marito direbbe di sì e i ragazzi sarebbero contenti, ma ho paura dei commenti negativi del coro che ha applaudito la separazione. Cosa penseranno amiche, parenti e conoscenti di comportamenti così contraddittori? E io non mi pentirò un’altra volta? / Gianna
Certo che ti pentirai, non una ma tante volte, ma ciò che conta non sono le contraddizioni del cuore umano, sempre presenti, ma le conseguenze che ne traiamo. Dimentica per un attimo il parere altrui e interroga te stessa senza paura di trovare incertezze, ambiguità, ambivalenze. Chiediti quali siano veramente i tuoi bisogni, le tue capacità, i tuoi desideri, chi sei e come vorresti essere tenendo conto che il passato non si cancella.
La vita è rischio e nulla ci garantisce il successo delle nostre azioni. Non sono convinta che la coerenza sia comunque un bene, talvolta è meglio cambiare parere e agire di conseguenza cercando soprattutto di essere fedeli a se stessi. Finalmente libera, ti sei chiesta: ma per fare cosa? Svanita l’illusione del grande amore potresti, come spesso accade, restare in attesa di ulteriori occasioni. Oppure, come ti stai orientando, accettare la sicurezza che una lunga vita trascorsa insieme offre a chi si sa accontentare, accettando la penombra della consuetudine.
Come sai, tra il tutto e il niente, sono sempre a favore delle mediazioni. A una certa età, cresciuti i figli, acquistano grande importanza le amiche, divenute anch’esse più disponibili a condividere occasioni e iniziative. Invece di sollecitare inutilmente un coniuge pantofolaio, potresti lasciarlo tranquillamente a casa e uscire per shopping, serate culturali, viaggi e vacanze con amiche vecchie e nuove, altrettanto desiderose di autonomia. L’importante è non farsi condizionare dal giudizio altrui: la prima forma di libertà è con noi stessi, non con gli altri.
Il futuro conserva per te molte sorprese, la vita ti chiederà di accogliere le nuore, di conoscere le loro famiglie, di amare ed essere riamata dai nipoti, di offrire disponibilità e ricevere in cambio tante occasioni di gioia. Ti sei presa il lusso di rifiutare una situazione matrimoniale che non ti andava bene, di mandare al diavolo una vita che sembrava garantita e ora ti trovi nella condizione migliore per dire un sì convinto. Ma bisogna che ti faccia trovar pronta al cambiamento avendo cura di te, con un lavoro interiore che stabilisca un nuovo baricentro dell’anima. La Gianna che torna non può essere la stessa che se ne è andata. Tuttavia scegliere non è mai facile in quanto comporta di rinunciare ad altre possibilità e tentare implica sempre di poter sbagliare. Come sa ogni atleta, l’insuccesso fa parte della preparazione: il rischio si può limitare ma non eliminare. La saggezza, che Eugenio Borgna definisce una «virtù sconosciuta», consiste non tanto nel conoscere le questioni ultime più alte e sublimi, come avviene nella sapienza, ma nella capacità di apprendere dall’esperienza valutando, non solo le nostre capacità, ma anche le nostre potenzialità, le risorse inattese che si attivano vivendo e ascoltando le risonanze emotive, i battiti del cuore.