Cara Silvia,
per anni, con mio marito, mi sono occupata della nostra azienda ma quando lui è venuto a mancare ho deciso di chiudere e di concedermi finalmente quegli svaghi che il lavoro mi aveva sempre negato. Mi sono iscritta in palestra, in piscina, frequento regolarmente un Centro estetico, ho fatto l’abbonamento ai concerti e non perdo una mostra.
In questo modo mi sono fatta tante amiche e con loro volevo organizzare un bel pranzo di Natale a casa mia, che è la più grande e la più attrezzata. Ma non le dico come sono rimasta male quando tutte hanno, con un pretesto, declinato l’invito. Una aveva i nipotini, l’altra andava dalla cugina a Parigi, la terza non poteva rinunciare agli sci, l’ultima passava abitualmente il Natale con la vicina di casa…
Mi sono trovata improvvisamente sola e mi chiedo: ma che amiche ho trovato? Che senso ha la parola «amicizia» se poi ognuna si fa i fatti suoi? Lo chiedo a lei perché io non so trovare una risposta. Grazie per la sua rubrica, che leggo sempre con attenzione nella speranza che mi aiuti a vivere. / Daniela
Cara Daniela,
vivere non è mai facile per nessuno e, più che le parole, è la vita stessa che ci rende saggi attraverso le esperienze, che possono essere gradevoli o sgradevoli. Comunque sempre preziose se sappiamo farne tesoro.
Da quanto scrive, mi sembra che lei abbia trascorso anni proficui e sereni accanto a suo marito, godendo del successo e dei profitti della vostra azienda. Rimasta vedova, si è concentrata su se stessa, sul benessere fisico e l’arricchimento culturale. Ma, quello che ancora non è riuscita a ottenere sono delle amiche vere, che ricambino i suoi sentimenti e corrispondano alle sue intenzioni. Probabilmente gli impegni di lavoro e l’affetto di suo marito non le avevano fatto sentire per anni questa mancanza. Bastavate a voi stessi. Ora, grazie alle sue numerose frequentazioni, può contare su molte conoscenze, ma le amicizie, che non si posso inflazionare, sono sempre poche. Credo che, nei casi migliori, il numero di amiche non superi quello delle nostre dita. Inoltre le amicizie hanno di solito radici lunghe. Ho l’impressione che, per le donne, le più durature inizino nell’adolescenza, nel tempo in cui le ragazzine si scambiano confidenze, desideri e sogni specchiandosi l’una nell’altra senza invidia perché tutto deve ancora avvenire. Si rinsaldano poi quando, per i casi della vita, le amiche si trovano a condividere l’avventura della maternità e le ansie per i figli adolescenti.
Nel suo caso invece si tratta di conoscenze recenti che non hanno ancora trovato il modo di trasformarsi in amicizie. Tenga conto che, per secoli, l’amicizia è stato un sentimento riservato agli uomini. Alle donne dovevano bastare i rapporti di parentela che, ancora oggi, risultano per noi prioritari. Con la differenza che i legami familiari per lo più non si scelgono, mentre l’amicizia presume una decisione libera e reciproca, che va comunque alimentata da una costante attenzione.
Come le piante, anche le amicizie hanno bisogno di essere innaffiate e accudite con cura, altrimenti inaridiscono. È però difficile trovare la giusta misura tra essere invadenti ed essere indifferenti, tra il troppo vicino e il troppo lontano. Poiché mutano le circostanze della vita, dobbiamo essere pronte a spostare il cursore lungo il righello delle frequentazioni in modo da tener conto dei nostri desideri e di quelli degli altri.
Non si deluda pertanto se quelle che ritiene amiche non hanno risposto al suo invito. La libertà è il primo requisito di un’amicizia vera, che non chiede ma dona, non pretende ma offre. Se questa volta non avete combinato, e mi sembra per valide ragioni, ce ne sarà una prossima. Non provi, la prego, risentimento e rancore ma semplicemente rilanci l’invito sondando preventivamente la disponibilità delle sue ospiti.
Per quanto riguarda il Natale, comprendo quanto sia triste restare soli ma se tutti quelli che si sentono soli si mettessero insieme, la tristezza dileguerebbe e il Natale sarebbe davvero una festa. Si guardi intorno e vedrà che sono pochi i fortunati che hanno avuto una vita serena e appagata come la sua. Forse è giunto il momento di dare più che di ricevere. Nella sua città esistono tante forme di solidarietà, laiche e religiose, perché non contattarle offrendo la sua disponibilità?
Visto che lei segue regolarmente la Stanza del dialogo saprà che, secondo l’economia dei sentimenti che la vita mi ha insegnato, dare e ricevere alla fine si equivalgono ed è proprio offrendo ciò che non abbiamo che possiamo colmare la nostra mancanza.
Auguri Daniela, a lei e a chi, ovunque accada, le si siederà accanto alla tavola di Natale.