Cara Silvia,
per me l’amore è la cosa più importante, l’unica per cui vale la pena di vivere. Ma, come capirai, non l’ho ancora incontrato.
Vorrei un amore che meriti di essere all’altezza delle mie aspettative ma non so ancora se sia più importante amare o essere amato e, magari, tutte e due le cose. Una donna che mi faccia sentire compreso, accettato, valorizzato, accolto. Una donna cui poter dire tutto e che non mi nasconda nulla. Vorrei un amore travolgente, che mi faccia dimenticare le miserie quotidiane, gli insuccessi, le frustrazioni, le rinunce perché a chi ama non manca niente. Vorrei un amore che non finisca mai, che sia «per sempre».
Sono disposto a offrire tutto me stesso, peccato che nessuno colga il mio messaggio. E resto solo nel silenzio assordante che mi circonda.
/ Arturo
Caro Arturo,
il tuo desiderio, i tuoi sogni, le tue aspettative sono totali, assoluti, incondizionati e, come tali, appartengono più alla fantasia che alla realtà, più all’inconscio che alla coscienza, più alla follia che alla ragione.
Anche se esaltano, eccitano e ravvivano alla fine non appagano. Quando si affollano termini quali «tutto, nulla, sempre, mai» significa che ci troviamo nella regione dell’inconscio, nell’ambito della sua economia onnipotente e, proprio per questo impotente in quanto, se non si riconoscono i limiti, non si va da nessuna parte. Solo i neonati pretendono una mamma che li appaghi completamente ma ben presto si rendono conto che nessuno sarà mai all’altezza di questo compito e poco per volta si rassegnano ad attendere, rinunciare, ridimensionare le loro aspettative, insomma a fare i conti con la realtà. Poiché evidentemente non sei né un bambino piccolo né un adolescente che sta sperimentando l’ebbrezza di una seconda infanzia, il tentativo di racchiuderti in un cerchio magico è destinato a fallire.
Certo che nessuno ascolta il tuo appello in quanto l’altro non c’è, sei solo, chiuso in una corazza narcisistica per paura di uscire all’aperto, di inoltrarti nel mondo. Amare davvero comporta di affrontare i rischi dell’incomprensione, del tradimento, della delusione e del rimorso, di fare i conti con emozioni negative che ti fanno conoscere chi sei e non solo chi credi di essere.
L’amore-passione che travolge, che fa volare alto, che ti fa sentire superiore a tutto e a tutti lo incontriamo nell’arte, basta pensare agli amanti di Chagall che volano abbracciati nella notte. E, senza giungere a tanto, lo ritroviamo ogni giorno nei film, nelle canzoni, nei messaggi pubblicitari. In ogni caso per realizzarlo, anche solo parzialmente, occorre abbandonare l’astronave e scendere a terra. Esistono, è vero, dei momenti in cui ci è dato trascendere noi stessi, provare l’ebbrezza dell’assoluto, ma sono squarci sulla prospettiva ideale che orienta la nostra vita ma che, come l’orizzonte, non raggiungeremo mai.
Nella tua concezione l’amore coincide con la felicità, ma le cose non sono così facili. Nessuno è felice da solo e l’altro è sempre un «altro», una persona con desideri propri che non necessariamente coincidono con i nostri, che possiede un nucleo di segreto e di mistero destinato a restare tale. Come possiamo esaurire la conoscenza degli altri quando una parte di noi rimane estranea e ignota a noi stessi? «Nessuno è padrone in casa propria» afferma Freud presentando all’umanità i suoi limiti. La felicità dipende solo in parte dalle nostre azioni. La sapienza antica sapeva benissimo che il destino di ognuno è innanzitutto nelle mani degli dei. Solo i moderni si sono illusi di essere signori e padroni di se stessi. La sentenza «volere è potere» è, non solo sbagliata, ma ingannevole. «L’erba voglio non cresce neanche nel giardino del re» dicevano gli adulti ai bambini sino a qualche generazione fa. Al tempo stesso però li spronavano all’impegno, alla rinuncia, all’attesa. Un’attesa non passiva come la tua, ma attiva, attenta, laboriosa, disposta ad affrontare il rischio, a riconoscere l’errore e a riprovare nonostante il timore di sbagliare. Se l’amore non lo si può pretendere si può tuttavia propiziare.
Quello che vorrei dirti, caro Arturo, e non è facile, è di conservare i tuoi desideri – sono il motore della vita – ma di declinarli sotto il segno della responsabilità. Quando sarai capace di riconoscere le impossibilità che contraddistinguono la tua biografia, come quella di tutti, ti troverai finalmente capace di giocarti le possibilità, forse poche ma in grado di mettere in moto una narrazione che ti riconsegni il bandolo della tua esistenza smarrita.
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