L’ammorbidente dell’universo

/ 10.08.2020
di Ermanno Cavazzoni

Attualmente il modello più fedele che rappresenta l’universo è la schiuma del bucato. Se prendete una bacinella d’acqua, ci mettete dentro del detersivo per il bucato a mano, meglio se l’acqua è tiepida, lo agitate per bene, vedrete che si forma una schiuma di grosse bolle, e più agitate l’acqua più la schiuma cresce. Ecco, questo è l’universo totale. Noi siamo dentro una singola bolla, che è il nostro particolare universo, ancora nella fase di espansione, cioè si sta ancora gonfiando per effetto del moto della mano nell’acqua. I cosmologi non parlano di una grande mano all’origine di tutto; come si sia formata la schiuma non si sa, e neppure cosa ci sia dentro alle altre bolle, magari le leggi di fisica sono diverse: se ad esempio in una bolla la materia invece di attrarsi e formare oggetti, pianeti e stelle, si respinge, quella bolla sarà piena solo di un gas uniforme e inerte, come ad esempio l’azoto, un universo di azoto rarefatto. Il nostro invece, visto da un punto esterno, risulterebbe pieno di onda elettromagnetica; per intenderci, pieno di luce, che qui e là si raggruma in palline, che sono le stelle, e in ciambelline, che sono le galassie. Che poi su un invisibile pallino che ruota attorno ad una pallina all’interno di una ciambella, o forse è più esatto dire all’interno di una frittella che è la via Lattea, ci siamo noi, aggregati instabili di molecole, questo dall’esterno non si capisce, siamo troppo minuscoli.

La grande lavandaia che ha creato tutto con un piccolo moto della sua mano non è responsabile di cosa succede all’interno di ciascuna bolla e neppure lo sa, non le interessa; a lei interessa il bucato. Quindi dobbiamo immaginare che in mezzo a questa schiuma di universi ci siano immense lenzuola sporche con le relative federe, tovaglie macchiate, tovaglioli, asciugamani, mutande, eccetera, le quali nel loro moto possono spezzare o traversare una bolla, e quindi possiamo immaginare che un giorno ai confini del nostro particolare universo passi una immensa mutanda, la vedremo coi grandi telescopi di Arecibo o del monte Palomar, gli astronomi resterebbero interdetti vedendo passare nei lontani abissi del cosmo qualcosa che non è una frittella che loro interpreterebbero come galassia, ma un aggregato che somiglia paurosamente ad una mutanda che nuota nello spazio profondo. Difficile sarebbe da capire. Se non ricorrendo al modello matematico della grande lavandaia all’origine di tutto, e sostituendo il big bang, lo scoppio, che finora spiegava la nascita della nostra bolla; chiunque capisce che un bucato non è fatto di tante esplosioni, non si lava la biancheria con la polvere da sparo, sarebbe un disastro, la lavandaia ustionata, niente universi, solo cenere e fumo. Quindi abbandoniamo l’idea del big bang, e sostituiamola con una gigantesca lavatrice, dove è stato messo però un detersivo che fa molta schiuma; qualcuno si è sbagliato e ha scambiato i fustini. Il cestello gira ed ecco che nascono i tanti universi, tra cui il nostro con le nostre leggi di fisica che permettono la vita e l’uomo, ed eventualmente gli extraterrestri che ancora non abbiamo conosciuto. Ma questa è una faccenda che non riguarda la lavatrice, lei gira secondo il programma, la schiuma cresce, gli universi sono compressi, passa ogni tanto un lenzuolo e esplodono milioni di bolle, niente esclude che anche noi finiremo perché un lenzuolo o una salvietta ci hanno travolto; poi bisogna considerare che la temperatura crescerà, speriamo che non sia in corso il programma a 80 gradi; supponiamo di no; oggi i detersivi lavano bene anche a bassa temperatura. La nostra bolla resiste. Poi però, inevitabile, il risciacquo, e sarà il diluvio, non oso immaginarlo. La nostra bolla resiste? Può darsi, niente è escluso a priori, il primo risciacquo lascia ancora molto detersivo, e ai margini, tra un lenzuolo e il cestello, potremmo sopravvivere come bolla residua. Ma poi lo scarico e la centrifuga; la centrifuga sarà il disastro. Tutta l’Apocalisse di Giovanni va ripensata come centrifuga; a seimila giri nessuna bolla si salva, e questa sarà la fine dei tempi, niente ci salverà. A meno che siamo dentro ad un programma per lana, che esclude la centrifuga e lo scarico è dolce; in tal caso sopravviviamo; se avete notato sulla lana resta qui e là qualche bolla, tenuta in vita anche dall’ammorbidente.

Quindi, riassumendo: dobbiamo sperare nell’ammorbidente e in un programma delicato per capi in lana. I cosmologi da tanti indizi dovrebbero fin da ora capirlo.