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La vita ci salva

/ 13.08.2018
di Silvia Vegetti Finzi

Cara Silvia, 
mi ha molto colpita la lettera di Maria Novella e mi è venuto spontaneo, non potendola abbracciare, almeno di scriverle. La capisco e posso immaginare come si sente. So che ognuno soffre per il proprio dolore e volevo dirle quello che sto vivendo io. 

Dopo un matrimonio estremamente felice, pochi giorni prima del quarantesimo anniversario, mio marito mi ha detto che si era innamorato di una giovane e che a lei non voleva rinunciare. …Abbiamo due figli (due li abbiamo persi) e abbiamo passato insieme molte peripezie. Per me è crollato il mondo, lui era l’unica certezza in tanti anni passati insieme. Ho vissuto a lungo, notte e giorno, con la sensazione di vivere con un coltello conficcato nel cuore. Ora ho 75 anni e mi ritrovo sola. Le figlie sono lontane. 

In questo tempo però ho imparato molte cose e la più importante è di non chiedere «perché è successo questo?» ma «a qual fine?» e nel frattempo cerco una risposta. 

Ho avuto la grazia di fare quello che avevo sognato sin da giovane e che non avevo mai avuto il coraggio di osare. Non ho una formazione particolare, sono una donna comune, mamma e nonna, ma da sola, con la valigia, in pieno inverno sono partita per Lesbos, là dove arrivano barconi stracolmi di siriani in fuga dalla guerra. Mi sono ritrovata con gente meravigliosa, volontari di tutto il mondo che condividevano i miei ideali, con i quali ho ancora legami di amicizia. 

Le persone in fuga erano così riconoscenti! Ti facevano sentire «qualcuno» solo per il fatto che eri lì e, anche se non facevi niente di speciale eri lì con loro! Nel frattempo sono tornata sei volte in Grecia e ora sono appena tornata. Anche adesso aiuto i profughi che sono qui da noi partecipando a diversi gruppi. 

Ripeto sempre che «ero andata per aiutare e invece sono stata aiutata» Ho ricevuto molto più di quanto avessi dato io. …Le auguro di trovare qualcosa che le riscaldi il cuore. Coraggio Maria Novella! Le sono vicina! / I.

Grazie I. di questa testimonianza che, seppur diretta a una persona in particolare, può aiutare tutti perché è probabile che, nella vita, si debbano affrontare momenti di sconforto e di rimpianto e gli esempi altrui ci aprono prospettive inaspettate. La scelta più negativa è chiudersi in se stessi incrementando i sentimenti negativi, quelli che intossicano la mente e il cuore in un continuo rimuginare i torti subiti dal destino e dagli altri. 

La sua lettera insegna che la vita può costituire un veleno ma anche un farmaco nella misura in cui si riesce a trovare la propria strada e a percorrerla con coraggio e determinazione. Purtroppo non ci sono ricette valide per tutti ma ciò che conta è credere nella possibilità di cambiare e di diventare, oltre che protagonisti, anche autori dell’autobiografia aprendo un nuovo capitolo della nostra storia. Certo ci vuole creatività per progettare un futuro desiderabile e coraggio per realizzarlo, ma vale la pena di tentare piuttosto che sopravvivere o rassegnarsi a morire a piccole dosi. 

Nella lettera precedente Alice raccontava di aver superato il dolore per la morte del marito vivendo per dieci anni da eremita, occupandosi dei suoi cani e dei suoi gatti. In quell’isolamento volontario non è rimasta però inattiva: grazie alla meditazione ha metabolizzato le scorie del lutto sino a uscirne trasformata, sino a diventare una persona nuova, capace di comprendere e accettare senza pregiudizi se stessa e gli altri. Al contrario I. si è tuffata nel dramma degli immigrati in fuga dalla guerra sciogliendo il suo dolore nel loro, declinando l’io in noi. 

Due modi opposti di reagire ma entrambi dimostrano che la vita ci può salvare. In un caso con la saggezza, nell’altro con l’amore. Chi segue da tempo questa rubrica sa con quanta convinzione sia solita affermare che, paradossalmente, nell’amore dare e ricevere, attivo e passivo si confondono e alla fine, come afferma con forza I.: si va per aiutare e alla fine ci si trova aiutati. 

P.S. La lettera rivolta a Maria Novella è più lunga di quella che ho riportato e, se l’interessata ci invia il suo indirizzo, possiamo spedirgliela per intero. 

Buona estate a chi partecipa, leggendo e scrivendo, a una «Stanza del dialogo» sempre più interattiva.