La vetrina del mondo e la scrittura nell’anima

/ 23.05.2022
di Lina Bertola

Ho scoperto recentemente che il 23 maggio è la giornata mondiale delle tartarughe. Una data scelta in modo ufficiale per promuovere conoscenza e rispetto verso questi antichi rettili, di cui alcune specie sono a rischio di estinzione. Incuriosita, sono andata ad informarmi meglio su questa consuetudine di riempire il calendario con giornate mondiali, spesso promosse e sostenute anche dall’ONU. Accanto alle date assegnate a temi dal richiamo ecologico (il 20 maggio, ad esempio, è stato dedicato alle api) esistono anche diverse giornate in cui si «festeggiano» sentimenti e valori, come la gentilezza, la carità, la tolleranza e il volontariato. Disseminate nelle diverse stagioni, possiamo però trovare anche dediche meno riflessive e più celebrative, ad esempio in ambito gastronomico, come la giornata della pizza, quella della pasta, e addirittura un «carbonara day». Potrei continuare elencando giornate mondiali dedicate a diversi sport, dal tennis allo squash o alla bicicletta, insomma ce n’è per tutti i gusti. Succede così che un importante tema ambientale, su cui sarebbe opportuno prendersi il tempo per fermarsi a riflettere, giunti a mezzanotte debba lasciare la scena ad altre cose della vita, magari ad aspetti più ludici o ad abitudini prosaiche, sapientemente intercalate tuttavia da giornate dal sussulto etico, che ci richiamano ai valori della convivenza.

La volontà di sensibilizzare su questioni fondamentali per la sopravvivenza del pianeta o di incoraggiare i valori della convivenza, si intreccia, tra le pagine del calendario, con il bisogno di promuovere prodotti di varia natura e comportamenti piacevoli, spesso alimentato da più o meno esplicite intenzioni pubblicitarie e commerciali. Il calendario delle giornate internazionali dedicate tende in questo modo a generare mescolanza e appiattimento di esperienze tra loro assai diverse: al piacere per uno spaghettino al dente è concesso lo stesso spazio/tempo di quello assegnato a un pensiero gentile o a un gesto caritatevole. Alla bontà di un bel piatto di carbonara, lo stesso spazio di senso riconosciuto a un’azione buona per proteggere l’ambiente. Ogni aspetto della realtà, neutralizzato nella sua natura specifica, viene abbellito da narrazioni tipiche del linguaggio della promozione.

La presenza frammentaria di questo magma indifferenziato di «eventi», sempre ben accolti, e pour cause, dai mezzi di informazione, mi fa pensare, a distanza di più di cinquant’anni, all’analisi di Guy Debord a proposito della società dello spettacolo. Il filosofo francese intendeva lo spettacolo non tanto come prodotto di cui fruire, quanto piuttosto come il modo in cui si strutturano le nostre relazioni; con incredibile lungimiranza aveva intravisto gli effetti di un mercato prossimo venturo sempre più globale in cui tutti gli oggetti sarebbero diventati merci da esibire, da promuovere e da vendere. Oggetti tanto materiali quanto immateriali: anche l’acquisizione delle conoscenze offre crediti agli studenti, divenuti in qualche modo anche loro clienti, clienti del sapere.

Tutto il reale sembra configurarsi come merce da esibire e da promuovere, sulla scia di quel processo inaugurale che fu, nel 700, la nascita delle vetrine. La vetrina è potente metafora dell’esibizione che si consuma in fretta nel susseguirsi di mode che fioriscono e subito tramontano. Scorrendo il calendario di queste ricorrenze ci accorgiamo di essere davvero invitati dentro una vetrina del mondo cui partecipare in modalità spettacolo. Ma quando la nostra attenzione è consegnata a un tempo frammentario che ci espone a un approccio consumistico alla vita, che ne è della sensibilizzazione, del suo compito etico? Perché domani, sì, è un altro giorno, ma esistono per fortuna presenze e durate che riescono a prescindere dalla caducità effimera del calendario. Questo può accadere quando la memoria ci riconcilia con il nostro mondo interiore. Il giorno della Memoria, forse proprio per questo suo nome che evoca il luogo profondo della verità, si sottrae alla giostra che abita la superficie del tempo. Anche perché ci parla di una immane tragedia storica e la storia tiene viva la memoria, sempre più minacciata da mille distrazioni.

Per concludere questa incursione nei rituali del calendario, mi piace allora ricordare la data di nascita di Platone che, secondo la cronologia dello storico Apollodoro (II sec. A.C.), dovrebbe cadere in questi giorni di fine maggio. Platone è il filosofo che sulla memoria ha lasciato un pensiero luminoso e intramontabile. La memoria, diceva il suo Socrate, è «scrittura nell’anima».