Gentile dottoressa,
la seguo da anni, sempre con interesse e approvazione e ora le scrivo per un consiglio urgente. Dopo molti anni di matrimonio e quando ormai non ci speravamo più, siamo stati benedetti dalla nascita di un figlio, Giacomo, che abbiamo accolto e cresciuto con tutto l’amore e l’impegno possibili. Ora Giacomo ha 15 anni e frequenta fa seconda Liceo ma la sua infanzia non è stata facile. Sin dai primi anni di vita è stato colpito da una serie di gravissime malattie respiratorie che hanno richiesto indagini invasive e vari ricoveri ospedalieri. Io ho lasciato l’insegnamento per dedicarmi a lui e anche la carriera professionale di mio marito ne ha risentito. Giacomo è cresciuto solitario, senza amici, seguendo scuole private e corsi di recupero. Ma poiché è molto intelligente e studioso si è ripreso brillantemente, soprattutto grazie a Marghe, una compagna di classe, con cui si è fidanzato. Ora, dovendo organizzare le vacanze, avremmo deciso di offrire ai ragazzi una crociera con noi lungo le coste del Mediterraneo. Ma mia cognata, pediatra, non la considera una buona idea, lei che ne dice? Grazie. / Marilena
Cara Marilena,
suppongo che, per forza di cose, i processi di autonomia di Giacomo abbiano proceduto piuttosto a rilento rispetto a quelli dei coetanei e ora sarebbe giunto il momento di recuperare il tempo perduto. D’altra parte anche voi genitori avete diritto a vivere esperienze coniugali, da marito e moglie, senza dare necessariamente la precedenza ai bisogni e agli interessi del figlio. Di solito, a quindici anni i ragazzi vanno all’estero in compagni dei coetanei, maschi e femmine, per imparare le lingue e vivere esperienze nuove. Non vengono certo gettati allo sbaraglio ma si lasciano loro ragionevoli margini di libertà e di rischio.
Sostituire questa prova di crescita con una vacanza di coppia accanto ai genitori mi sembra francamente una prevaricazione. Non è quello che i quindicenni desiderano e può essere molto pericoloso soddisfare desideri mai formulati perché si spegne la sorgente della vitalità e l’impulso ad agire attivato dalla mancanza. Anni fa, nel complicato decennio 1970-80, mi è capitato di seguire un caso del genere. Una coppia di genitori, che si consideravano progressisti, aveva offerto al figlio e alla sua ragazza, una cabina coniugale accanto alla loro per condividere una favolosa crociera nei Caraibi.
Risultato: non si erano ancora allontanati dalle coste europee che mi chiamarono allarmati in quanto il figlio aveva letteralmente distrutto la «reggia» offerta dai genitori, rivelatesi ben presto una gabbia, una gabbia dorata ma pur sempre una gabbia in cui si sentiva soffocare. Capisco che siate preoccupati di fronte alla possibilità, dopo tanti anni di accudimento, che Giacomo se la cavi da solo e che, in fondo, vi sentiate in colpa di vivere, per la prima volta, una vacanza tutta per voi. Ma vedrete che anche il vostro rapporto si rigenererà e, una volta, tornati a casa, avrete tante cose da raccontare. Non necessariamente tutte. Gli adolescenti, per prendere le distanze dalla famiglia, hanno bisogno di conservare ambiti d’intimità e di segreto, luoghi della mente e del cuore ove diventare se stessi, magari diversi da come i genitori li avevano immaginati e cresciuti.
Inoltre mettersi in coppia troppo presto allontana i rapporti con i coetanei. Ma i maschi hanno bisogno innanzitutto di vivere esperienze di gruppo e le femminine di sperimentare una relazione privilegiata con l’amica del cuore. Un rapporto non facile come si tende a credere perché spesso interviene una terza incomoda, sedicente amica, che cerca di intromettersi espellendo la più fragile delle due. È il famoso gioco della Torre.
Comprendo il vostro desiderio di far felice Giacomo ripagandolo di tante difficoltà precedenti ma la vera felicità è quella che ci conquistiamo da soli affrontando i rischi d’infelicità che la vita comporta. Buona estate a tutti.