Entro la fine del 2020 i paesi firmatari dell’accordo di Parigi si erano obbligati a presentare il programma di come, entro il 2050, ciascun di loro avrebbe cercato di realizzare l’obiettivo principale di quell’accordo, ossia l’azzeramento delle emissioni che determinano il riscaldamento dell’atmosfera (eliminazione dei gas serra). Con qualche settimana di ritardo la consigliera federale Simonetta Sommaruga ha dato seguito a questo impegno rendendo pubblica la strategia climatica del Consiglio federale. Nella stessa vengono formulati dieci principi strategici che nei prossimi anni dovranno guidare la politica climatica della Svizzera. Viene inoltre indicato il da farsi, fino al 2050, nei settori Edifici, Industria, Trasporti, Agricoltura e alimentazione, Mercato finanziario, Aviazione e Industria dei rifiuti. Per ciascuno di questi settori si stabiliscono obiettivi strategici. Il documento del Consiglio federale non è però solo una dichiarazione di intenti. Esso elenca infatti anche gli interventi per i prossimi dieci anni.
Le finalità che la politica climatica si pone sono ambiziose ma la necessità di intervenire si fa sempre più urgente se si vuole frenare il surriscaldamento dell’atmosfera. La tendenza in atto è infatti nota da tempo: l’aumento di temperatura registrato negli ultimi decenni è stato, da noi, praticamente due volte superiore a quello medio mondiale. Il nostro paese è responsabile di due tipi di emissioni. In primo luogo di quelle che vengono provocate, sul nostro territorio nazionale, dalle attività economiche, dalle attività di svago e da una parte degli impianti di riscaldamento. In secondo luogo di quelle che si manifestano nei paesi dai quali provengono le nostre importazioni e che vengono provocate dai processi di produzione e trasporto delle stesse. È giusto chiarire che l’attuale strategia di contenimento si riferisce solo al primo tipo di emissioni, ossia quelle che si manifestano sul nostro territorio nazionale. Le emissioni da eliminare sono poi limitate in un secondo senso perché pur tenendo conto del possibile progresso tecnologico è possibile che, anche in futuro, certe emissioni continuino a manifestarsi. Nella strategia del Consiglio federale si spera comunque di poterle eliminare utilizzando tecnologie a emissioni negative e tecnologie di stoccaggio. Si tratta però di tecnologie che devono essere ancora sviluppate, ragione per cui sulla definitiva eliminazione di 12 milioni di tonnellate di gas di serra, rimanenti alla fine del periodo previsto, pesa ancora più di un dubbio.
Stando al comunicato stampa che riporta la notizia dell’approvazione della strategia i costi sociali ed economici di un cambiamento climatico incontrollato supererebbero di gran lunga i costi delle misure di protezione del clima previste dalla strategia. Il problema tuttavia è quello di sempre rispetto a misure di questo tipo: esse sono vantaggiose a livello dell’insieme dell’economia e della società ma possono beninteso provocare eccessi di costi in singoli settori, gruppi di aziende o per singoli agenti economici. Anche se l’orizzonte del 2050 sembra essere ancora lontano, ci si deve attendere che gli interessati che saranno toccati dalle misure della strategia non staranno con le mani in mano e si paleseranno presto come oppositori della stessa. Un primo importantissimo banco di prova delle possibilità che questa strategia a lungo termine ha di essere realizzata ce lo offrirà la prossima votazione sul referendum contro la revisione della legge federale sul CO2. È certo che se questa legge non dovesse superare lo scoglio del referendum la strategia appena adottata dovrà essere riveduta e adattata. Saranno in grado gli elettori di apprezzare queste implicazioni?
Per ora, la settimana scorsa, la legge sul Co2 ha ottenuto l’approvazione di «Economie suisse», l’associazione della aziende svizzere che, inoltre, ha reso pubblico un suo piano per l’azzeramento delle emissioni entro il 2050. Qualcosa si sta muovendo sul fronte della politica climatica. Affaire a suivre!