La sfortuna di vincere alla lotteria

/ 07.03.2022
di Ermanno Cavazzoni

Un modo che il destino ha per punirti è farti vincere una grossa somma alla lotteria di stato. Tutti credono sia una fortuna; invece, dati statistici alla mano, è una grande disgrazia.

Se uno potesse scegliere conviene vincere una sommetta che ti permette di cambiare il frigorifero, senza intaccare il tenore quotidiano di vita. Uno è soddisfatto, ha ricevuto un regalino dalla sorte, e resta quello che era, cioè una persona qualunque. Si può arrivare anche a 500 mila euro, compra l’appartamento, magari la casa al mare, che equivale a un aumento di stipendio, visto che non deve più pagare l’affitto o le vacanze. La vita più o meno è la stessa, con un leggero benessere aggiunto; se uno ha moglie continua a tenersela; se è scapolo, con l’auto nuova trova subito moglie, cui segue un figlio o due, a limitare la decrescita della popolazione. Cioè vita normale del giorno d’oggi.

Se invece la vincita è sopra i 10 milioni, o peggio sopra i 100, la vita ne viene sconvolta. Non lo sarebbe se a vincere fosse un miliardario, che non cambierebbe tenore, il suo patrimonio crescerebbe percentualmente di poco. Ma quasi mai un miliardario compra i biglietti della lotteria; inoltre i miliardari sono pochi, quindi il caso è raro.

La sorte, per il calcolo delle probabilità, fa vincere uno di basso o medio reddito, e bisogna dire che questa è la sua rovina; peggio di un terremoto o di una calamità naturale. La grossa vincita è simile a una grave malattia, anche se per la malattia c’è il sistema sanitario nazionale. Mentre nella vincita l’individuo è solo, ed è guardato con invidia e rancore, perché la fortuna è sentita come ingiustizia.

In un primo tempo il fortunato è in preda a una febbre euforica, si toglie tutte le voglie, e poiché era un poveraccio, le sue voglie sono modeste, l’auto, la villetta con l’erba rasata come una moquette, la casa vacanza, un motoscafo, che altro? vestiti, buoni ristoranti; ma il capitale cala di poco; subentra invece la paura di perderlo. Allora consulenti finanziari, ma essendo il fortunato inesperto, pensa che il consulente lo truffi, da cui angoscia, liti col consulente; si affida allora a un amico del ramo assicurazioni, ed è costui che lo truffa davvero, perché l’amico vuole solo la rovina del vincitore, che è alla sua mercé. Quindi perde soldi e perde anche l’amico e diversi amici comuni, che lo giudicano avaro perché non regala loro dei soldi. La moglie intanto chiede il divorzio e metà del suo capitale; questo avviene nel 100 per cento dei casi; nel frattempo si è licenziato dall’ufficio o dal posto fisso di operaio o muratore, con parole contro il titolare beffarde che gli hanno dato subito una grande soddisfazione, ma per le quali non lo riassumerebbero più. Il che trasforma il fortunato in un individuo in eterna vacanza, e come si sa la vacanza è bella quando la si aspetta, ma dopo un po’ è snervante, cui si aggiunge l’insicurezza economica, l’incomprensibilità dei meccanismi finanziari, l’ansia, l’avarizia nelle piccole cose mentre un investimento sbagliato si mangia l’altra metà del capitale.

A questo punto s’apre la strada verso il suicidio, che può avvenire in due modi. Nuovi amici interessati lo convincono che il suo capitale è senza fondo, per cui va speso in allegria; e questa è la via dello sperpero, orge, macchine, donne, e molta droga, che lo portano a una specie di demenza di cui gli amici e le tante amiche approfittano, finché con gli ultimi soldi compera una pistola e si spara. Nel 22 percento dei casi gli trema la mano, sbaglia il primo colpo e perde un occhio o per inavvertenza si spara a un piede, poi però riesce a centrarsi; se non ci riesce diventa barbone nel tre per cento dei casi attestati.

Oppure, ed è l’altra strada, vuole tornare a lavorare, ma non più da dipendente. Se era muratore, avvia un’impresa edile, ma essendo ignorante e incapace di comandare, fallisce e perde tutto. Il fallimento è inevitabile, perché per dirigere si deve avere avuto il tempo di imparare. E questa seconda strada porta parimenti al suicidio, o in qualche caso, al ricovero in una struttura psichiatrica.

Col che si dimostra che vincere alla lotteria è una grave disgrazia. Se nella struttura si trova bene ci resta, e assieme agli altri degenti, per consolazione, alla domenica giocano a tombola.