La sfida dei «contenuti di spessore»

/ 20.02.2017
di Paolo Di Stefano

La notizia è questa: «Playboy», il noto mensile erotico americano nato nel 1953 e rivolto al pubblico maschile, ha fatto marcia indietro. Nel marzo 2016 aveva annunciato di rinunciare al nudo in copertina, ma la settimana scorsa ci ha ripensato. Cooper Hefner, figlio venticinquenne del fondatore, ha ammesso l’errore: «Ci riappropriamo della nostra identità, dunque tornano le donne senza veli». Viene invece cancellato il sottotitolo: «Entertainment for men» (intrattenimento per uomini). Datato. Così come, secondo l’editore, è datato il modo di ritrarre le nudità che pure, negli anni Settanta, aveva portato la rivista a vendere quasi sei milioni di copie. In realtà, al netto del buono o del cattivo gusto, era evidente a chiunque, già nel marzo di un anno fa, che rinunciare al nudo per «Playboy» sarebbe stato come per la «Gazzetta dello Sport» rinunciare al calcio e per il «Financial Times» tagliare dalle proprie rubriche la pagina sui mercati finanziari. Si potrebbe mai immaginare «Novella 2000» senza pettegolezzo, senza fidanzati e amanti segreti che si incontrano, si baciano in Piazza Duomo nell’ora di punta per non farsi scoprire, si prendono e si abbandonano, si perdono e si ritrovano, si intrecciano, si scambiano, si tradiscono, si mandano a quel paese, si ribaciano e si ritradiscono e si rimandano a quel paese? Sarebbe mai pensabile il settimanale «Chi» senza indiscrezioni sugli slip di Valeria Marini? No, non sarebbe pensabile. La sfida di «Playboy», ha proclamato Hefner, è attirare su «contenuti di spessore» (sic!) le nuove generazioni dell’era digitale. Sul significato della formula «contenuti di spessore» ciascuno è ovviamente libero di sbizzarrirsi come vuole, meno lecito discutere il voto al professor Hefner: 2.

Del resto, anche la 67esima edizione del Festival di Sanremo (3– di scoraggiamento) ha puntato sui «contenuti di spessore»: l’appello contro il bullismo, la campagna per i terremotati, la sensibilizzazione verso i malati di Sla, il sostegno agli «eroi di tutti i giorni», vigili del fuoco, soccorritori, crocerossini, operatori della Protezione civile. «Contenuti di spessore» come le polemiche sulla mano di Diletta Leotta che teneva ben aperto lo spacco già in sé vertiginoso di un vestitino senza spessore su un contenuto fisico indubbiamente di spessore? Mescolare i «contenuti di spessore» con quelli senza spessore toglie spessore anche ai contenuti che, in sé, avrebbero spessore. E spesso e volentieri i «contenuti di spessore» rivelano anche la malafede, essendo la più classica e sfacciata delle foglie di fico.

Eppure, un boom di ascolti. Ma chi lo dice quanti sono quelli che l’hanno ascoltato davvero, svegli e concentrati? Come diceva Alessandro Bergonzoni (5½) a proposito dell’auditel e dello share, la tv non è diversa da un altro elettrodomestico: la lavatrice, per esempio, puoi anche tenerla accesa per 24 ore, ma non è detto che tu stia tutto il giorno fisso davanti all’oblò a guardare il carrello che gira. Così, può succedere di lasciare andare il televisore su Rai Uno per un’intera serata e nottata semplicemente perché ti sei addormentato sul divano, stremato dalla noia, con il telecomando caduto sul tappeto. Tutto fa share, anche il sonno: anzi, più noia, più sonno, più share. Anche un popolo che russa sul divano con il televisore rimasto accesso contribuisce all’auditel. Per fortuna, c’era il dopo Festival, per quelli che, dopo cinque ore di sonno, avevano voglia di continuare a dormire anche sulle chiacchiere meta-sanremesi fino alle tre di notte.

Secondo lo psicologo Richard Wiseman, dell’Università dell’Hertfordshire (ma esisterà davvero?), ci sono 8 regole d’oro per un sonno perfetto. Sono elencate nel recente libro Il potere del sonno (Vallardi), che (3) sconsiglio vivamente a chi voglia risolvere l’insonnia. Basti scorrere solo quattro delle regolette proposte da Wiseman per decidere di lasciar perdere: 1. sforzarsi di sbadigliare, immaginare le palpebre pesanti e le gambe gonfie, fingere con sé stessi di aver avuto una giornata estenuante; 2. usare un paradosso: costringersi a restare svegli sarebbe un modo infallibile per addormentarsi; 3. se vi svegliate nel cuore della notte con il pensiero di una faccenda urgente da svolgere il giorno dopo, prendete un appunto e tornate a dormire. Vi paiono rimedi seri? Legittimo dubitare. In compenso, per chi abbia ricominciato a soffrire di insonnia dopo le benvenute soporifere nottate di Sanremo, c’è sempre la certezza di ricominciare a dormire tra un anno durante la 68esima edizione del Festival. Nel frattempo, magari, provare a prender sonno sfogliando i nuovi «contenuti di spessore» proposti da «Playboy».