Cara Silvia,
mi aspetta un Natale bruttissimo e bellissimo, non so. Eppure l’incertezza non dovrebbe caratterizzare la mia età, cinquantacinque anni. Sono sempre stata, fin da piccola, una persona decisa, che sapeva quel che voleva. Professionalmente posso dirmi riuscita, sentimentalmente non riesco a darmi un voto. Ma il fatto è che non ci costruiamo da soli, molto incidono le persone che ci sono accanto e i miei genitori, la loro relazione di coppia, è stata fondamentale. Me ne accorgo ora che sto vivendo la loro storia a parti inverse. Era una domenica, poco prima di Natale, quando papà e mamma convocarono me e mio fratello per comunicarci che papà aveva un’altra donna e sarebbe andato a vivere con lei. Seguirono anni difficili finché trovai l’uomo che credevo giusto per me: serio, affidabile, prevedibile e rassicurante; insieme abbiamo cresciuto due figli. Ma la vita è bizzarra e si diverte a prendersi gioco di noi, tanto che ora mi trovo dove non avrei mai voluto essere, nella posizione di mio padre e, come lui, mi preparo a dire al mio coniuge: «ti voglio bene ma amo un altro, mi dispiace ma me ne vado». Rispetto a mio marito l’altro è davvero «un altro» ma in proposito non mi dilungo. Vorrei soltanto la tua comprensione. Grazie. Marilena
Cara Marilena,
dalla tua lettera mi sembra di capire che il marito troppo buono, destinato a placare la delusione sofferta dall’abbandono del padre, ti ha annoiata e sei ancora abbastanza giovane per desiderare l’amore, non una tisana, ma la passione che fa battere il cuore, buttare all’aria l’esistente, osare il tutto per tutto.
Quello che manca al sogno è però il calcolo delle conseguenze: il dolore che potrebbe provocare la sua realizzazione. Come ho potuto constatare leggendo le 200 lettere di figli di genitori separati, condensate nel libro Quando i genitori si dividono: le emozioni dei figli, Oscar Mondadori, nel momento caldo del conflitto coniugale i figli vengono spesso dimenticati. Eppure la separazione li coinvolge, incrina la loro sicurezza, minaccia la loro crescita.
L’abbandono del genitore costituisce per te una ferita aperta e, mentre tuo marito avrebbe dovuto colmarne la mancanza, ora sei tu che cerchi di prendere il posto di tuo padre per sentirti parte vincente in una partita, lontana nel tempo ma attuale nella mente. L’inconscio non smette mai di sollecitarci a passare dalla posizione passiva, di chi ha subito un’aggressione, a quella attiva di chi l’aggressione la infligge. Ma nei momenti decisivi della vita è necessario sottrarci alle ingerenze dell’inconscio e, prendendo in esame la nostra storia, comprendere da dove veniamo e dove stiamo andando. Nel tuo caso, cara Marilena, temo che il regista occulto delle scelte sia tuo padre, un padre idealizzato che ti ha deluso e non sei mai riuscita a perdonare. Non voglio con ciò convincerti a rimanere accanto a un marito che non stimi più ma di considerare che forse neppure l’alternativa va bene.
Definire un amante che ti chiede di lasciare la famiglia e vivere insieme, semplicemente «altro» m’induce a pensare non sia tanto una persona reale quanto una figura immaginaria, evocata dalla delusione provocata dal padre prima, dal marito poi.
Nonostante tante ambivalenze, ti capisco perché tutti viviamo in più dimensioni, difficili da conciliare: la vita interiore e quella esteriore; desiderio e realtà; soffrire e far soffrire. Poiché esporre e condividere ragioni e passioni serve a comprenderle, ti consiglio di parlarne con una persona di fiducia, non necessariamente un professionista.
In un certo senso questo bisogno l’hai già espresso scrivendo alla Stanza del dialogo, uno spazio d’incontro dove lettori partecipi e obiettivi possono aiutarti a calare il sipario sul passato e a ripartire non da ieri, ma da oggi. In ogni caso, qualunque decisione tu prenda, cara Marilena, tutti insieme auguriamo a te e alla tua famiglia un Natale migliore di quello che anni fa ha ferito la tua adolescenza.