Informazioni
Inviate le vostre domande o riflessioni a Silvia Vegetti Finzi, scrivendo a: La Stanza del dialogo, Azione, Via Pretorio 11, 6900 Lugano; oppure a lastanzadeldialogo(at)azione.ch


La separazione dei genitori

/ 29.01.2018
di Silvia Vegetti Finzi

Cara Silvia,
sono una nonna, una nonna materna preoccupata per il nipotino. Federico, di quattro anni, conteso tra madre e padre separati da un anno. Prima che i genitori si dividessero (il padre è andato a vivere da solo in una località vicina), Federico era un bambino sereno, tranquillo, pacioccone. Da quel momento ha cominciato invece a fare i capricci: rifiuta di mettersi le scarpe nuove, di mangiare a tavola quando è l’ora, di tornare a casa dal campetto dei giochi. Insomma tutto è un pretesto per opporsi alla mamma e a me che cerco di dividerli quando litigano. Ma faccio fatica a inserirmi nel loro conflitto perché Federico, come un galletto da combattimento, non mi ascolta, non mi vede neanche.

Ah! Dimenticavo di dirle che Federico si rifiuta di andare col padre che, pur essendo buono, è sempre stato confusionario. Stabilisce di venire a prendere il bambino a un’ora e poi non si fa vedere. Dovrebbe telefonargli tutte le sere ma si dimentica. Gli promette questo e quello (ad es. di andare al cinema, di portarlo a fare i salti sui gonfiabili) ma poi all’ultimo momento c’è un impegno imprevisto... Cosa posso fare per aiutare mia figlia e mio nipote? / Una nonna

Cara nonna,
quando ci troviamo in una situazione complicata, che sembra senza via d’uscita, la prima cosa che possiamo fare è capire. Innanzitutto capire i bambini che, dei nostri conflitti, sono le prime vittime. Se Federico, da «bambino buono» com’era, si è trasformato in «bambino cattivo» dobbiamo supporre che sia stato colpito da un trauma. Un trauma che probabilmente si chiama: separazione dei genitori. Inutile illudersi che, poiché era piccolo quando il padre è uscito di casa, non si sia accorto di niente. I bambini hanno mille antenne per cogliere le tensioni familiari e, non solo si sentono coinvolti, ma minacciati, perché capiscono benissimo che dipendono dagli adulti circostanti per la loro stessa sopravvivenza.

I capricci dei bambini non sono cattive condotte da disciplinare con le buone o con le cattive ma richieste di aiuto. Significa che suo nipote vive in un ambiente non adeguato alla sua crescita, in cui si sente spaesato e insicuro. La mente del bambino richiede molto tempo per cambiare il meno possibile. Rifiutandosi di calzare le scarpe nuove Federico cerca di dirvi che teme gli imprevisti, che ha bisogno di certezze. Se non vuole sedersi a tavola con la mamma sarà perché avverte un’angoscia che lo coinvolge senza sapere perché. Se si oppone a rientrare a casa dal giardinetto dopo un pomeriggio di giochi vorrà dire che, tra le pareti domestiche, nulla lo attrae e nessuno lo attende. Sono ipotesi da verificare attraverso l’osservazione, il dialogo, la riflessione e l’autoriflessione, come ho cercato di fare nella mia autobiografia d’infanzia Una bambina senza stella.

Per capire i bambini non basta amarli, occorre conoscere noi stessi, rievocare gli stati d’animo dei nostri primi anni senza lasciarci spaventare dalla lontananza: tutto cambia ma il nucleo della vita resta sempre lo stesso. Il problema non è Federico, siete voi adulti. Mi scusi se la sgrido, ma come fa a considerare le incoerenze del padre come un particolare da segnalare, nella sua lettera, all’ultimo minuto? Il comportamento di suo genero è gravissimo e rischia di compromettere per sempre il rapporto col figlio.

Come suggerisce Françoise Dolto: «Dite quello che fate e fate quello che dite». Federico non è un pacco da ritirare dall’ufficio postale se e quando viene più comodo. È un soggetto in formazione, un embrione di uomo da rispettare e proteggere come e più di un adulto perché sta svolgendo il compito più importante: realizzare le sue potenzialità. In questa impresa deve sentire che voi non siete la controparte ma alleati forti e sinceri. Non serve cercare di dividerlo dalla madre quando litigano, in quei momenti di rabbia non capisce più niente. Meglio fare, con calma, qualche cosa insieme: leggere una favola, disegnare, accompagnarlo a uno spettacolo o a una mostra e soprattutto ascoltarlo. I bambini «sindacalisti di se stessi» sanno bene che cosa vogliono. A quattro anni i loro bisogni di base sono due: sicurezza e fiducia. Evidentemente Federico non trova soddisfatti né l’uno né l’altro. La mamma sarà completamente coinvolta, come spesso accade, dal conflitto col coniuge e quest’ultimo non avrà ancora trovato l’equilibrio necessario per accettare una situazione ardua da gestire: non essere più marito pur continuando a essere papà. Non esistono ex figli. 

Prioritario è dunque l’intervento sul padre di Federico che, tornato adolescente, non comprende la gravità delle sue mancanze, le sofferenze provocate dalle sue contraddizioni. Credo che, a questo punto, sia auspicabile il ricorso a un Centro di mediazione familiare, un intervento che i Servizi sociali del Ticino ottemperano in modo ottimo.