La risata di Galileo

/ 11.03.2019
di Cesare Poppi

Tutto ciò che è solido svanisce nell’aria.Era il titolo di uno dei piccoli classici che hanno chiuso il XX Secolo. Il saggio di Marshall Berman dell’82, oggi ormai dimenticato dall’incalzare furibondo dell’editoria (tanti, troppi libri al fuoco più di quanti lettori in grado di comprendere partoriscano le squole [sic]) sull’esperienza confusa e confondente della modernità, era ispirato ad un passaggio della prima sezione del Manifesto degli altri due pure dimenticati filosofi germanici. Dissolte nell’aria le certezze della promesse du bonheur della modernità trionfante, minate dai filosofi «le magnifiche sorti e progressive», poiché la reazione al modernismo cominciò quando questo era ancora infante non appena si aprirono le cateratte dell’irrazionalismo, pace le riletture contemporanee revisioniste di un Kierkegaard o di un Nietzsche, quanto rimaneva di quella nebbia si sarebbe poi liquefatta nelle analisi di Zygmunt Bauman. Questi ha visto nella «società liquida» la cifra di un mondo che ha perso i punti di riferimento e galleggia senza più nemmeno avere conoscenza della tavola delle maree – per così dire – al fine di proteggersi dagli tsunami della Storia, a quanto pare e paradossalmente più imprevedibili perché ingovernabili oggi «che sappiamo» di quanto fossero in passato.

Perdonata e digerita, spero, la premessa filosofica, i valorosi lettori dell’Altropologo vorranno rileggere quanto Galileo scriveva a Keplero nell’Agosto del 1610: «Mio caro Keplero, vorrei che potessimo ridere alla grande stupidità del gregge comune. Cosa hai da dire sui filosofi sommi di questa accademia che sono pieni della cocciutaggine di una biscia e si rifiutano di guardare ai pianeti, alla luna o al telescopio, anche se io, liberamente e deliberatamente, li ho invitati mille volte a farlo? In verità, proprio come la biscia si chiude le orecchie, così questi filosofi chiudono i loro occhi alla luce della verità». Sorvoliamo pure, per il rispetto dovuto al grande pisano, sul fatto che serpenti e bisce non si chiudono le orecchie per malafede (come certi accademici e non) ma perché non ne sono muniti e veniamo al dunque. Galileo e Keplero vivevano in un’epoca di certezze. O meglio: vivevano in un’epoca nella quale ancora si concordava sul fatto che vi fosse una ed una sola Verità. Controversa, disputata, combattuta al punto da poter essere imposta con la forza – ma comunque l’episteme (così direbbero i filosofi) comune era che «ci fosse» un qualcosa che si potesse avvicinare ad una Verità unica e incontrovertibile. A ben pensarci, l’aspetto più inquietante dell’Inquisizione ed altre simili istituzioni autoritarie e totalizzanti, non fu tanto l’uso della forza e della violenza laddove la persuasione «razionale» fallisse nel convincere il reo a sottoscrivere la Verità (si è ucciso e si continua a farlo per molto meno), ma il fatto che non si ammettesse la possibilità di opinioni alternative su questioni controverse qualora quelle venissero a confliggere con la Verità rivelata presunta. E questo nonostante fosse peraltro scritto nel Libro di riferimento «…non crederebbero nemmeno se qualcuno resuscitasse dai morti» (Luca: 16,31). Il punto è che ai tempi dei Nostri la fluidità che Berman attribuisce alla modernità in quanto sua caratteristica principale – il fatto ovvero di essere il mondo della vita in costante mutamento che richiede ad ogni passo uno sforzo critico per discernere il vero dal falso, il persistente dal mutevole, il fattuale dal fake e via distinguendo – si riconfigura, ancor più nella fase attuale e al contrario, in un relativismo dogmatico e viscoso che (s)travolge tutto e tutti.

Per intenderci: riderebbero ancora Galileo e Keplero se potessero essere oggi qui a discutere con coloro che sostengono che la terra sia piatta? Il «Guardian», autorevole e vetusto quotidiano di Manchester, informava a metà gennaio che (naturalmente negli States, la terra dei liberi) la società internazionale dei terrapiattisti sta organizzando una crociera che partirà nel 2020 per dimostrare che la terra è piatta – Polo Nord al centro ed Antartide a fare da cornice. Come ci arriveranno visto che il sistema GPS (Geo Posizionamento Satellitare) di navigazione funziona con almeno tre satelliti proprio per ovviare al fatto che la terra è ahimè rotonda anche se un po’ schiacciatina ai poli non è dato sapere. Laddove pare che il brivido, il frisson che sta inducendo tanti a prenotarsi sia l’aspettativa di vedere cosa ci sia «sotto» quando si arriverà sull’orlo estremo e speriamo che nessuno spinga…

E così via: no vax, creazionismo, chi «crede» ai marziani e chi crede che il riscaldamento climatico sia un complotto dei Savi di Sion… Nell’età del populismo dilagante la mia opinione vale quanto la tua secondo un relativismo incapace di relativizzare se stesso che farebbe perdere la testa al più navigato degli Inquisitori. E farebbe ridere anche i Nostri. Dico: ridere. Ma di disperazione.