La perequazione tra i Cantoni è efficace?

/ 28.06.2021
di Angelo Rossi

È stata pubblicata, una decina di giorni fa, la nuova tabella con i dati concernenti la ripartizione dei fondi della perequazione intercantonale. Si tratta di un montante che la Confederazione raccoglie nei Cantoni ricchi e ridistribuisce, secondo una chiave di ripartizione abbastanza complicata, agli altri Cantoni. La somma da ripartire nel 2022 sarà pari a 5,3 miliardi, vale a dire 91 milioni in più di quanto verrà distribuito quest’anno. La pubblicazione dei dati sulla perequazione intercantonale ha suscitato commenti critici del tipo: «Ogni vallesano costa agli abitanti della Svizzera esterna (è così che i vallesani definiscono gli abitanti dell’Altipiano) più di 2000 franchi all’anno». Questo perché il Vallese capeggia la classifica dei Cantoni riceventi. Ma con il Vallese ci sono altri 19 Cantoni i cui abitanti riceveranno (si fa per dire) almeno da qualche decina a qualche centinaio di franchi a testa. I Cantoni che pagano, invece, saranno solo sei. Che i gettiti pro-capite dei Cantoni, come pure i loro redditi pro-capite, siano distribuiti in modo largamente ineguale è un dato di fatto.

Che con la perequazione si cerchi di correggere queste disparità è quindi un’espressione più che positiva della solidarietà confederale. Le critiche ai Cantoni riceventi sono quindi fuori luogo. Il problema è piuttosto quello di sapere se la perequazione finanziaria sia efficace. I montanti ridistribuiti non sono così elevati. Per alcuni essi rappresentano solo un primo modesto contributo alla correzione delle disparità, molto più importanti, determinate dalla distribuzione della spesa della Confederazione tra i Cantoni. Purtroppo i dati che ci consentono di fare questa affermazione sono vecchiotti perché risalgono al 1999. In quell’anno un terzo della spesa della Confederazione si concentrava nei Cantoni di Berna e di Zurigo. Se questa chiave di ripartizione fosse ancora valida la Confederazione spenderebbe in questi due Cantoni, nel 2022, circa 26,4 miliardi, un importo che è praticamente cinque volte superiore a quello che verrà distribuito come perequazione intercantonale.

Come metteva in evidenza il consigliere agli Stati Theo Maissen in una sua interpellanza del 2010, l’80% delle spese della Confederazione toccava ai Cantoni dell’Altipiano mentre la quota dei Cantoni del Giura e della regione alpina (Ticino compreso) non era che del 20%. Maissen trovava che, alla luce di questi dati, la perequazione tra i Cantoni non bastava. La Confederazione avrebbe dovuto fare due cose. In primo luogo aggiornare i dati della statistica sulla ripartizione della sua spesa tra i Cantoni e, in secondo luogo, cercare di ridurre le disparità che induceva la ripartizione della spesa tra i Cantoni. La Confederazione rispose all’interpellanza Maissen nel modo in cui i burocrati rispondono a questo tipo di interventi. La statistica che riguardava la distribuzione della spesa della Confederazione tra i Cantoni era stata sospesa a partire dal 2003 nel quadro di un ampio programma di risparmi amministrativi, sostanzialmente per tre ragioni. Dapprima perché la stessa non era attendibile. In pratica, sostenevano gli autori della risposta governativa, anche conoscendo l’indirizzo del destinatario delle poste di spesa della Confederazione non era possibile accertare dove questi flussi di denaro esercitavano effettivamente il loro influsso positivo sull’economia cantonale.

In secondo luogo la statistica era superflua. Per accertare le differenze tra i Cantoni nelle risorse pro-capite bastava la statistica sulle risorse fiscali degli stessi che veniva allestita per fissare i contributi della perequazione. Nella stessa figurava come indicatore il reddito imponibile. Siccome era da prevedere che la spesa della Confederazione facesse aumentare il reddito del Cantone destinatario ecco che i suoi effetti erano quindi praticamente già tenuti in conto nel calcolo delle risorse finanziarie dei Cantoni e non necessitavano di essere quantificati ulteriormente. L’ultimo argomento che veniva fatto valere dagli estensori di questa risposta è che una statistica sulla destinazione dei flussi di spesa della Confederazione costava troppo, in tempo e in denaro. Figuriamoci!