Cara Maria,
invece di queste mie parole, anche oggi, dopo oltre quindici anni, doveva apparire una tua «Postilla filosofica», uno di quei piccoli involucri in cui avevi l’ardire e la competenza di mescolare sacro e profano. O meglio, vita di tutti i giorni (anche le tue esperienze raccontavi, perché non potevi vivere senza riflettere) condita con la conoscenza profonda del pensiero dei grandi del mondo classico.
Arrivavi così a titolare i tuoi interventi Amleto on the Beach o Piove, Aristotele ladro. Oppure ci prendevi per mano trascinandoci in fantasiosi universi in cui i nostri compagni di viaggio erano i grandi filosofi, di volta in volta immersi in una location diversa: se eravamo partiti in vacanza con Platone, l’avremmo visto «attento a trovare l’immagine delle idee eterne che ha davanti, il Grand Canyon o il bed&breakfast»; se invece avessimo festeggiato filosoficamente il Natale, avremmo incontrato Socrate che «ha smesso di chiedere ai presenti di indagare sulla loro interiorità, e ora indaga solo sul suo pacchetto infiocchettato».
Ma conoscenza, ironia e allegra irriverenza non erano i soli tratti che ti contraddistinguevano, e l’hai dimostrato a tutti i lettori con il tuo ultimo contributo a questo giornale, che tanto amavi (ti ricongiungeva alle tue lontane radici ticinesi, tu, milanese doc). Ne Il Sud che era di tutti (apparso su «Azione» il 7 ottobre) riferendoti al Meridione del XIII secolo raccontavi come «In questa bella atmosfera il sud Italia non cacciava nessuno, chiedeva a tutti una collaborazione nelle arti, nelle guerre, nella politica», lanciando uno di quei tuoi messaggi di apertura e di tolleranza, di persona libera dal pregiudizio, che raccontavano della tua profonda apertura verso il prossimo.
Eri armata della consapevolezza che la storia si ripete, ed era forse per questo che sorridevi sorniona, di fronte a certi fenomeni sociali o politici, o della vita di tutti i giorni, e ti era concessa la leggerezza di chi ha davvero capito quali sono le cose importanti della vita.
Quando ha saputo che non c’eri più, qualcuno ha detto di te che eri una persona «donativa». Un aggettivo che sicuramente ti avrebbe fatto sorridere, ma che si può solo condividere. Quante volte dalla redazione ti giungeva una telefonata tardiva, con la richiesta di un pezzo entro poche ore, e invece di sbuffare, scioglievi le briglie del tuo brillante pensiero e mentre ancora si parlava al telefono, già costruivi uno dei tuoi complessi ragionamenti? Il pezzo arrivava puntuale, con un messaggio spiritoso, con un bacio volante.
Amavi l’amore in quanto tale, e per questo l’hai sondato per una vita intera, immergendotici in profondità in Quattro modi dell’amore (Laterza, 2012), dove hai cercato di catalogarlo. Ma anche dedicando anni di studio a sant’Agostino, di cui eri una delle massime esperte d’Italia (Introduzione a Agostino, Laterza, 2008 e curatela delle Confessioni, Einaudi, 2008).
Per una curiosa come te però, ci voleva di più, perché trovavi il mondo troppo ricco e bello per non vivere giorno dopo giorno animata dal desiderio di studiarlo. Per questo ti sei occupata anche della bugia (Breve storia della bugia. Da Ulisse a Pinocchio, 2001), e hai lavorato a lungo sull’iconoclastia, esprimendoti sia su questo giornale sia nei due libri Contro le immagini (Laterza, 2006) e Distruggere il passato (Cortina, 2016).
Oltre alle «Postille» quest’estate avevi dato vita alla serie di brevi interventi «Cosa mi metto?», dove volevi passare in rassegna quegli oggetti che fanno gola a noi donne e proprio per questo ci rendono ancora più donne. Raccontando la storia di ventagli e borsette, sei riuscita ancora una volta a dare una spruzzata di colore alla nostra quotidianità. Il tuo pensiero era sempre così fresco da riuscire, con i suoi percorsi inattesi, a rispolverare idee vecchie o forse impensabili, e a dare valore alle frivolezze che alleggeriscono la vita
Cara Maria, purtroppo il 13 ottobre sei partita. C’è una cosa che ci renderà più lieve la tua assenza, ed è la possibilità di poterti leggere ogni volta che vorremo, ripercorrendo guidati da te la storia dell’uomo, la celebrazione della vita e la grandezza di pensiero di chi ha grandi pensieri. E per una volta saremo noi a immaginare te, e ti vogliamo pensare da qualche parte, forse lassù, con uno dei tuoi amati fiori tra i capelli, immersa in animate conversazioni con antichi filosofi barbuti e grandi personaggi religiosi. Siamo sicuri che sapresti tenere testa con grazia a tutti loro, e siamo orgogliosi e grati di averti conosciuta.
Ciao, Maria