La meteora Vincenz

/ 15.02.2021
di Angelo Rossi

Due settimane fa, dopo anni di inchiesta, di preparazione e molte esitazioni per non compromettere l’esito del processo con fughe di notizie intempestive, è stata reso noto l’atto di accusa contro Pierin Vincenz, l’ex CEO della Banca Raiffeisen, un uomo che, come una meteora, ha attraversato nello spazio di un decennio o poco più il firmamento bancario svizzero. Andrà così sotto processo quello che dal popolino, per anni, venne considerato come il solo il banchiere a cui si poteva ancora prestare fiducia. Dagli altari alla polvere!

Con Vincenz sul banco degli imputati ci sarà anche il suo socio in affari, Beat Stocker. I due sono accusati di truffa, appropriazione indebita, falsificazione di atti e corruzione passiva ai danni delle società Aduno e Raiffeisen. Rischiano, se condannati, diversi anni di galera. Vincenz era il CEO della Raiffeisen e Stocker era un consulente del gruppo Aduno, una società che si occupa del commercio con le carte di credito. Essi avevano però anche interessi in altre società che, tra il 2005 e il 2014, con l’intermediazione di Vincenz e Stocker sono state vendute alla Raiffeisen o al gruppo Aduno. Pare che, durante queste operazioni, i due soci maggioravano il prezzo delle società acquistate per poter intascarne una parte. Si sono così indebitamente arricchiti a spese dei compratori.

Lo scandalo è venuto alla luce nel 2017, dopo che Vincenz si era appena ritirato dalla banca, quando la Finma, dando seguito a notizie che circolavano negli ambienti finanziari, avviò un’inchiesta contro la Raiffeisen. La stessa venne però lasciata cadere quando Vincenz dimissionò come presidente del consiglio di amministrazione dell’assicurazione Helvetia e assicurò di non voler più assumere responsabilità nel mondo della finanza. In seguito però egli venne denunciato sia dalla Aduno che dalla Raiffeisen. Finalmente, nel febbraio 2018, si muoveva anche la procura zurighese. Vincenz e Stocker vennero arrestati e passarono diversi mesi in prigione durante la fase degli accertamenti. La preparazione dell’atto d’accusa impegnò le autorità giudiziarie zurighesi per più di due anni e mezzo.

Come succede sempre in casi come questo, l’accertamento dei fatti e soprattutto delle colpe non è mai semplice. Nelle transazioni incriminate, infatti, i due soci si trovavano spesso sia dalla parte del compratore, sia da quella del venditore, ragione per cui è stato difficile districare la matassa e chiarire, in modo preciso e con prove, come e chi si era arricchito indebitamente. Aspettando che il processo faccia finalmente chiarezza in questa materia ci si può chiedere perché Pierin Vincenz, che godeva di una retribuzione annuale di milioni, come CEO della Raiffeisen, si sia abbassato a fare operazioni delittuose di questo genere. I giornali delle ultime due settimane abbondano di resoconti sulla mania di spendere e la brama di lusso del banchiere grigionese. E non mancano di illustrarne anche gli eccessi.

Per limitarci a un esempio ricorderemo che, a conclusione di ogni tappa della sua carriera, egli comperava una nuova casa, naturalmente sempre più costosa. Dell’ultima, una villa a Morcote che costava 10,5 milioni, nella quale intendeva probabilmente passare gli anni della pensione, si parlerà anche al processo perché per poterla acquistare Vincenz dovette chiedere aiuto all’amico Stocker. Nel processo si cercherà in particolare di appurare a quale titolo Stocker gli avanzò 2,9 milioni per questo acquisto.

Osserviamo da ultimo che nello scandalo troviamo coinvolta, suo malgrado, una banca ticinese. Vincenz, alla ricerca dei soldi necessari per comperare la villa morcotese, si era infatti rivolto anche alla filiale luganese della sua banca. La richiesta deve aver suscitato qualche perplessità tra gli impiegati della filiale perché la stessa la segnalò alla centrale di S. Gallo probabilmente per sapere che cosa fare. Si può sapere quale fu la risposta dei controllori della sede pensando che, a San Gallo, il padrone di casa era proprio colui che aveva sollecitato il prestito.