Vivere nelle fiabe, è questo che contraddistingue la specie umana. Se non c’è fiaba è un guaio. Supponiamo che uno abbia un incontro amoroso, l’incontro si svolge, c’è un certo piacere carnale, l’incontro potrebbe occupare anche un mese, un anno, poi la vita va oltre. Passano gli anni e una sera di malinconia uno pensa al tempo che fu. Pensa a quell’incontro amoroso, e a come l’abbia sprecato: ah! potesse tornare indietro! quanto la saprebbe amare! cioè quanto sarebbe adesso consapevole di vivere un’epoca meravigliosa, mentre allora tutto era passato via nella smemoratezza. Cos’era mancato? La fiaba. Cioè solo a distanza di tempo si è raggrumata attorno a quei fatti amorosi la fiaba; a distanza di tempo si selezionano i momenti più intensi, si stringe tutto in una specie di film appassionato che allora non si era stati capaci di raccontarsi; un po’ perché si era mel mezzo della vicenda e non si vedeva l’intero; un po’ perché nella vita le cose sono diluite e miste.
Allora cosa si dovrebbe fare? beh forse si dovrebbe vivere l’incontro e allo stesso tempo raccontarselo, come si fosse protagonisti di una fiaba in corso, con le sue magie, le meraviglie, e anche ad esempio un titolo, perché nessuna fiaba è uguale ad un'altra. A mano a mano che succedono i fatti reali uno dovrebbe anche raccontarseli con lo stupore che gli stiano accadendo. Poi questa fiaba va aggiornata ogni giorno, a seconda della piega che prendono i fatti, che un po’ si possono guidare. Quindi è più facile guidare la fiaba parallelamente, vivere e raccontarsi con meraviglia cos’è quel che vive.
Ho fatto l’esempio di un incontro amoroso, ma è lo stesso per ogni cosa che accade, cose belle e cose dolorose, perché anche un lutto può evaporare, oppure stare dentro a un racconto con una sua trama e un suo godimento narrativo, fatto anche di lacrime e di disperazione. Spesso il racconto sorge tempo dopo, e uno ripensa alle parole che avrebbe voluto dire, perché quando poteva dire e fare, non sapeva in che vicenda era dentro, in che fiaba, e allora tutto è spezzettato, ma anche il dolore può essere meraviglioso, passa al galoppo, non si fa in tempo a goderselo, resta il rimpianto tardivo, non tanto delle cose accadute, ma del fatto che non le abbiamo sapute vedere quando erano lì presenti e vive. Il vantaggio di un bel romanzo sulla vita è che il romanzo lo si può rileggere, un film lo si può rivedere, sono vita già in forma di fiaba, cioè confezionata perché ci si possa fermare ad assaporarla. La letteratura è una macchina che ci dà in prestito le fiabe che non abbiamo saputo vedere quando c’eravamo dentro, una macchina della restituzione di pezzi di vita, persino nel caso non ci siano mai stati nella nostra vita effettiva, in tal caso sono aggiunte, e uno può aggiungere tanto, come se la vita avesse spaziato oltre la cosiddetta realtà, perché in fondo siamo fatti di fiabe, che inventiamo noi o che ci vengono prestate.
Anche un politico in fondo è un narratore di fiabe; e come ci sono quelli bravi a raccontare barzellette, analogamente ci sono i bravi raccontatori di realtà, cioè i politici che ci raccontano la fiaba collettiva che stiamo vivendo; ogni politico ha la sua, ma la struttura in genere è la stessa: stiamo correndo un grave pericolo, ci salveremo percorrendo una strada che porterà al lieto finale.
La storia stessa è una grande fiaba che come tutte le fiabe muta e si aggiusta a seconda di chi la racconta. Per questo il passato cambia continuamente. Storici, politici, preti, psicologi eccetera hanno questo compito di tenerci dentro a tante fiabe, aiutati dai giornali e dalla TV. Uno poi sceglie la fiaba, a seconda del suo carattere e dell’età, e crede di vivere nella consapevolezza, ma sono tutte balle, è inevitabile, di cui noi esseri umani abbiamo bisogno per il fatto che parliamo e pensiamo con un linguaggio che fluisce, a differenza degli animali, insetti, rettili, pesci, mammiferi e su su fino alle scimmie e agli scimpanzè nostri cugini primi, che non vivono dentro le fiabe, a quanto ne sappiamo.
Perché dico fiaba? Beh, perché c’è del magico, esseri e cose inesistenti, e poi sembra che tutte le fiabe siano riconducibili ad un’unica fiaba con delle varianti. Forse è così; le varianti contano poco.