La destra che vincerà le elezioni italiane

/ 15.08.2022
di Aldo Cazzullo

In Italia si vota il 25 settembre, quindi i sondaggi possono ancora cambiare. Quelli pubblicati di recente mostrano che si è tornati ai rapporti di forza del 2008. Allora il Popolo della libertà – che metteva insieme Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini e la Lega allora guidata da Umberto Bossi – superarono il 46 per cento, il valore attribuito oggi al centrodestra. La coalizione guidata dal Partito democratico è data intorno al 30 per cento, vale a dire un po’ meno del risultato del Pd di Walter Veltroni, che è poi il livello storico della sinistra italiana. Prese un terzo dei voti il Fronte democratico popolare nel 1948. Arrivò a un terzo dei voti il Pci di Enrico Berlinguer. Si fermò a un terzo dei voti la «gioiosa macchina da guerra» (così venne soprannominata l’alleanza progressista dal suo stesso leader Achille Occhetto) nel 1994.

In realtà stavolta il crinale non è tanto tra destra e sinistra, quanto tra sovranisti e globalisti, tra neonazionalisti ed europeisti. Il fronte repubblicano con tutti dentro non nascerà; anche perché se devono scegliere tra i due schieramenti i 5 Stelle scelgono semmai quello sovranista. L’alleanza tra i grillini e il Partito democratico non è mai nata. È stata un accordo tattico, quando il patto tra i 5 Stelle e Salvini che aveva funzionato per oltre un anno si è rotto, il leader della Lega all’epoca al 30 per cento aveva tentato di far saltare il banco e, per evitare la sconfitta elettorale, grillini e Pd si sono trovati a governare insieme. Ma poi Giuseppe Conte e Matteo Salvini si sono mossi all’unisono sia sul Quirinale, dove non sono riusciti a portare una loro candidatura per l’opposizione di Luigi Di Maio (oltre che di Matteo Renzi ed Enrico Letta), e poi sulla caduta di Mario Draghi. La vittoria della destra, a mio avviso, non è in dubbio. La vera domanda è capire se la destra al governo davvero vorrà dialogare con l’antieuropeista Marine Le Pen, Viktor Orban – il premier ungherese che non ha rinnegato la propria passione per Vladimir Putin – e Vox, partito politico spagnolo di estrema destra che fa capo a Santiago Abascal, oppure si renderà conto che in Europa i veri interlocutori sono Olaf Scholz ed Emmanuel Macron, e un Paese che veleggia spensierato verso i tremila miliardi di debito pubblico non può fare come gli pare...

Certo, le sorprese elettorali sono possibili. Ma potrebbero, anziché ribaltare, confermare il risultato, dargli una dimensione ancora più ampia. La storia recente, non soltanto italiana, dimostra che negli ultimi giorni prima del voto si creano correnti sotterranee, che i sondaggi faticano a intercettare, e che sospingono l’onda del vincitore. È un tempo di voto fluido, mutevole, post-ideologico, orientato dai social media, quindi imprevedibile. Nessuno aveva visto arrivare la Brexit e Donald Trump. In Italia sono stati sottostimati Renzi alle elezioni europee 2014, Beppe Grillo alle politiche 2018, Salvini alle europee 2019. All’ultimo momento molti elettori, soprattutto nel Mezzogiorno ma non solo, scelgono di rafforzare il vincitore annunciato. E stavolta la vincitrice annunciata è Giorgia Meloni. Per questo non mi stupirei se la lista di Fratelli d’Italia superasse il 25 per cento.

Letta punta a essere percepito come la vera alternativa, e questo potrebbe portare anche il Pd vicino a quella soglia. Ma la differenza la faranno i collegi uninominali, che assegnano un terzo dei deputati e dei senatori. E lì la coalizione di centrodestra, più ampia, è in netto vantaggio. Detto questo, anche il centrodestra è diviso. Meloni ha fatto professione di atlantismo, anche per rassicurare gli Usa e l’Ue, che avevano guardato con favore al governo Draghi; mentre Berlusconi e Salvini hanno avuto parole di comprensione per Putin. Salvini ha proposto di indicare i nomi dei ministri alla vigilia del voto, come per occupare alcune caselle prima che i rapporti di forza all’interno della coalizione diventino noti; per la stessa ragione Meloni non è d’accordo. Poi c’è l’immigrazione. Il delitto di Civitanova Marche, dove un mendicante nigeriano è stato ucciso a mani nude da un italiano di fronte a passanti che hanno filmato l’episodio senza intervenire, ha riacceso la discussione sul razzismo. Siamo ancora lontani da una società matura, dove un assassinio viene condannato e punito con fermezza a prescindere dal colore della pelle della vittima e da quella del carnefice. Purtroppo anche in Italia, come negli Stati Uniti, la questione razziale sta diventando uno degli assi che dividono la politica e la discussione pubblica.