La bellezza dell’imperfezione digitale

/ 24.07.2023
di Alessandro Zanoli

L’intelligenza artificiale vista nei suoi aspetti meno performanti: questa è l’interessante prospettiva con cui la giovane artista ticinese Maria Minussi ha avvicinato il mondo della creazione grafica mediata da un apparato tecnologico. L’esperienza (che tra l’altro le ha fruttato il primo premio nel concorso per giovani artisti organizzata nelle scorse settimane dal m.a.x. Museo di Chiasso) è stata persino oggetto della sua tesi di laurea, discussa quest’anno all’Accademia di Brera.

I lavori grafici di Minussi, nati sulla scia di questa sua curiosità artistico-tecnologica, possono quindi godere di un approfondimento teorico particolarmente ricco e documentato, proprio in virtù di questo loro inquadramento accademico.

In cosa consiste l’esperimento? Sappiamo che gli artisti hanno da sempre utilizzato dei modelli per le loro creazioni, degli spunti figurativi quale ispirazione iniziale per la realizzazione delle loro opere. E se in passato l’artista tradizionale si è affidato principalmente a copie dal vero o ad altre raffigurazioni «analogiche», le tecnologie a disposizione oggi permettono di creare in modo digitale nuove figure, totalmente artificiali. In particolare, l’onnipresente motore di Chat GTP è in grado di realizzare immagini create partendo da suggerimenti testuali.

Come si sa, le infrastrutture grafiche di IA (perlomeno quelle a cui si può avere accesso gratuitamente) non sono per ora in grado di produrre immagini raffinate; spesso realizzano disegni che sono approssimazioni, anche abbastanza grottesche nella loro precarietà. Maria Minussi ha voluto enfatizzare questi aspetti di imprecisione e, al di là della loro apparenza di «errori», ha cercato di sottolineare invece la loro capacità evocativa, diremmo quasi fantasmatica. Ecco che, allora, le sue false fotografie, realizzate all’acquerello, diventano ritratti abbastanza inquietanti, ma dalla grande suggestione poetica.

«La tecnologia, in fondo, è una fonte di ispirazione per l’arte e lo è stata da sempre» ci ha spiegato. «Basta pensare a quanto la pittura sia debitrice alla fotografia. Io ho deciso di usare l’intelligenza artificiale proprio come strumento creativo, nel senso della produzione di immagini nuove, diverse, evocatrici. Ho usato una piattaforma pubblica in grado di realizzare immagini partendo da semplici istruzioni scritte, www.playgroundai.com. Sulla base degli spunti ottenuti ho poi disegnato con una tecnica molto elementare e tradizionale, l’acquerello. Si è creato quindi un contrasto, che mi sembra particolarmente significativo, tra tecnologia e disegno».

Va considerato, del resto, che i giovani artisti sono i primi a doversi confrontare con nuove modalità di comunicazione visiva. I loro quadri devono passare attraverso Instagram e attraverso gli altri social, devono raggiungere un nuovo pubblico che non è necessariamente quello delle gallerie d’arte, devono insomma lanciare segnali visivi che fanno i conti con una «sensibilità digitale» diffusa.

L’impressione, avuta visitando proprio l’esposizione proposta a Chiasso, è che le giovani generazioni di artisti siano ben coscienti del loro compito di rielaboratori e mediatori culturali.

«L’innovazione tecnologica ci permette di allargare lo sguardo sulla realtà» ci spiega ancora Minussi. «E del resto molti altri artisti del 900 hanno esplorato la distorsione dell’immagine come pratica poetica originale. Pensiamo a quanto i pittori cubisti abbiano trasformato e ampliato le possibilità espressive, oppure a ritrattisti come Francis Bacon. La pittura moderna è testimonianza del fatto che occorre andare oltre le rappresentazioni fotografiche “realistiche”, per trovare stimoli più originali».

In un certo senso, dobbiamo ringraziare l’arte e gli artisti per questa loro utile riflessione sul valore della défaillance tecnologica: all’arte non potremmo chiedere di più e sarà proprio l’arte, forse, uno dei campi che ci aiuterà a mantenere viva l’attenzione critica attorno all’intelligenza artificiale.