Kamala Harris, vicepresidente degli Stati uniti, è arrivata in Francia la settimana scorsa con un carico pesante, uno dei tanti che le sono stati affidati: aggiustare le relazioni con Emmanuel Macron. Sorridente e calorosa come è lei, Harris ha incontrato leader politici e imprenditori, ha discusso della pandemia – in America la politica dell’obbligatorietà dei vaccini incontra una resistenza maggiore che in Europa – e della difesa europea, ma soprattutto ha cercato di rassicurare i partner francesi sull’alleanza transatlantica. Prima di lei lo aveva fatto anche lo stesso presidente, Joe Biden, ma sullo sfondo resta il grande strappo di Aukus, l’alleanza tra America, Australia e Regno unito per la vendita di sottomarini in chiave anti-cinese a Canberra che ha scalzato la Francia. Parigi è ancora furiosa per quello sgarbo, si sente una enorme insofferenza nei palazzi francesi rispetto alla volontà americana di collaborare e soprattutto di coordinarsi con gli europei nelle sue azioni internazionali. Pesa ancora, e molto, il ritiro caotico dall’Afghanistan del mese d’agosto, che nella sua disorganizzazione ha segnato anche l’inizio del crollo della popolarità dell’Amministrazione americana.
Harris porta il peso di questa tendenza. Alcuni sondaggi che la danno al di sotto del trenta per cento della popolarità – più bassa persino di Dick Cheney, il vicepresidente forse meno amato della storia, di certo da questa parte dell’Atlantico – hanno fatto il giro del mondo. Numeri a parte, è una questione di credibilità: ci si fida dell’autorità di Kamala Harris? Se si pensa che questi sondaggi sono stati pubblicati mentre circolavano anche le nuove agende della vicepresidente e del presidente, la credibilità diventa ancora più un problema: secondo questi retroscena, Harris e Biden, che all’inizio del mandato a gennaio erano sempre insieme, sempre abbracciati, sorridenti e in sintonia, ora si vedono di meno, soltanto in alcune occasioni, non nella gestione quotidiana degli affari nazionali e internazionali.
Che cosa è successo? I pettegolezzi si moltiplicano, c’è chi dice che i due fingevano, quando si facevano fotografare complici e affettuosi, e che in realtà non sono mai andati d’accordo. C’è chi dice che il presidente è rimasto molto deluso dalla sua numero due: si aspettava grandi cose però lei non regge bene la scena. Ogni diceria è alimentata da altre dicerie. Le televisioni conservatrici attaccano moltissimo Harris, non soltanto per il suo ruolo ma anche per quel che rappresenta, cioè l’America multiculturale: se fallisce lei, fallisce anche un’idea di America che i repubblicani contrastano nella sua vera essenza. Per di più durante l’estate erano filtrate indiscrezioni invero malevole nei confronti di Kamala Harris. Fonti anonime ma interne ritraevano una leader in difficoltà, ripiegata sul piccolo circolo di consiglieri e anche molto nervosa, o addirittura aggressiva nei confronti del proprio staff. Tutto male, insomma.
A Kamala Harris è toccato, appunto, un carico pesante e dopo quasi un anno di questo percorso accidentato viene da chiedersi se dietro a queste deleghe ingombranti non ci fosse anche un calcolo personale e politico di Biden. Harris deve occuparsi dell’immigrazione e dei rapporti con il Sud America, uno dei compiti più ingrati e complicati che ci siano, perché si tratta di curare al contempo le relazioni diplomatiche, gli accessi all’America e più in generale la posizione americana nei confronti dei migranti: è un Paese aperto agli ingressi (venite e trovate il vostro sogno) o è un Paese che deve comunque fare affidamento su un muro? Harris si è trovata incastrata in questo dilemma, che a volte viene risolto retoricamente ma che poi si scontra con la pressione al confine sud, che non si allenta. In più ci ha messo qualche imprecisione di troppo, qualche promessa poi smentita, una politica dei visti che viene modificata strada facendo: il bilancio è piuttosto negativo. E la vicepresidente ne è uscita ammaccata e questo si riverbera su ogni cosa che la riguarda.
Anche la delega sulla gestione della campagna di vaccinazione e dell’esitazione vaccinale si è rivelata oltremodo pesante. Nonostante i tanti mezzi a disposizione, nonostante la collaborazione tra pubblico e privato, indispensabile in un Paese che non può mettere un green pass nazionale, la resistenza è alta e non si riesce ad andare oltre nemmeno alla polarizzazione politica: vaccinarsi è di sinistra, in America, e questo è uno scoglio che pare insormontabile. Per tutti e ancor più per Kamala Harris che, sorpresa e delusione, ha una storia di enorme competenza e determinazione ma oggi sembra non attrezzata e confusa.