In realtà ignoro se Domenico Giambonini si irò per l’imbarazzante silenzio dei media cantonali. Nel 1920 ad Anversa, fu il primo ticinese a conquistare una medaglia olimpica, con la pistola a tiro rapido a squadre. Tarcisio Bullo nella sua ricerca Ticino olimpico scrive: «non riesco a spiegarmi come mai di questo suo exploit non si trovi traccia da nessuna parte, se non in alcune pubblicazioni straniere e nel bollettino dei tiratori svizzeri». Segni dei tempi, che tuttavia non impedirono a Giambonini di arrivare serenamente fino al 1956, quando si spense a Bellinzona all’età di 88 anni.
Oggi non sfugge nulla. Grazie a videocamere di sorveglianza, media tradizionali e social, occhi indiscreti, e nasi lunghi si sa tutto, di tutti. Sappiamo ad esempio che il tiro è una disciplina sportiva con profonde radici nel territorio nazionale e cantonale. Che prima dell’impresa di Noè Ponti, lo scorso anno a Tokyo, l’ultima medaglia ticinese ai Giochi estivi era finita al collo di un tiratore, il malcantonese Michel Ansermet, nel 2000 a Sydney. Sappiamo che un altro adepto di questo sport potrebbe presto ricucire il filo della storia. O per lo meno lo speriamo.
Si chiama Jason Solari. Ha 22 anni e vive a Malvaglia. Tira da una dozzina di anni – lui pure con la pistola ad aria compressa – e manifesta una buona dose di consapevolezza. «Per sparare bene servono lavoro, motivazione, ma anche talento». Non sa in che cosa consista il talento, ma sa che sin dalle prime sessioni di tiro ha capito, e gli hanno fatto capire, che lui aveva qualcosa in più rispetto a molti altri.
Da quest’anno è inserito nel Progetto olimpico – promosso da Aiuto Sport Ticino e patrocinato da AIL – che sostiene un piccolo gruppo di atleti di casa nostra, con la chiara e dichiarata ambizione di partecipare ai prossimi Giochi di Parigi nel 2024. Dai risultati si intuisce che per Jason l’obiettivo partecipazione è solo un primo step. Come è accaduto e accade per Noè Ponti, Ajla Del Ponte e Filippo Colombo i risultati parlano. Jason è salito sul podio ai Giochi olimpici giovanili del 2018; è giunto 4° ai recenti Europei assoluti; 2° poche settimane fa in un Meeting internazionale. Quando gli fai notare che, in fondo, a Rio de Janeiro, nel 2016, sul podio olimpico ci è salita la 47enne Heidi Diethelm Gerber, il ragazzo della valle di Blenio replica: «D’accordo, ma se posso preferirei centrare l’obiettivo al primo tentativo. Non si sa mai, fallisci una volta, fallisci due, poi voglia e motivazione vanno a farsi benedire».
In un ambito in cui il denaro non scorre con la copiosità del calcio o del tennis, mantenere alti il desiderio e la voglia di mettersi quotidianamente in gioco è una carta fondamentale. Non è stato facile lo scorso anno, quando la pandemia ha condizionato lo svolgimento di allenamenti e gare. Jason Solari confessa di aver sentito una forte pressione su di sé. Swisshooting, grazie ai suoi risultati giovanili e in virtù del suo talento, gli aveva proposto un contratto da professionista al 50 per cento, che Jason integrava col suo impiego di metalcostruttore a Malvaglia. Non voleva deludere chi gli aveva dimostrato fiducia.
«All’inizio non è stato semplice. I buoni risultati non si sono visti subito. Mi allenavo cinque volte alla settimana, tra stand di tiro e palestra. E spesso trascorrevo delle settimane di preparazione intensiva a Macolin sotto la guida di Mauro Biasca. Poi piano piano ho cominciato a centrare il bersaglio e mi sono tranquillizzato». Il ruolo del tecnico ticinese è stato fondamentale nella crescita del ragazzo, che non ha mai avuto modelli illustri. Nella sua vita non ci sono mai stati un Cristiano Ronaldo o un Roger Federer a disegnare un percorso ideale. Buone guide, sì. «Quando partecipo alle gare osservo i miei avversari, soprattutto quelli più esperti, e cerco di carpirne i segreti».
Mancano tre anni ai Giochi Olimpici di Parigi. Il meccanismo di selezione è piuttosto complesso. L’asticella è alta. Ma lui ne parla con grande serenità. Segreto dopo segreto, colpo su colpo, con umiltà e dedizione, Jason riuscirà a coronare il suo sogno. Glielo auguriamo, con la consapevolezza che la sua presenza nella Ville Lumière potrebbe regalarci anche qualche graditissima ed emozionante sorpresa.