La scorsa settimana ho partecipato alla trasmissione radiofonica di Rete Uno «Appesi alla luna» condotta da Mirella de Paris, titolo della puntata Ma i social ci stanno davvero cambiando?. Il tema non è nuovo ma come spesso accade da queste esperienze si torna sempre a casa con qualche nuova conoscenza e riflessione. Personalmente mi ha molto colpito constatare come diverse delle telefonate da casa per intervenire in trasmissione fossero da parte di persone anziane o, comunque, non più giovanissime.
Con molta tranquillità e con un pizzico di orgoglio raccontavano come fosse sereno il loro rapporto con i social network, come grazie a questi strumenti sono in grado di seguire le attività dei loro nipoti e dunque di rimanere aggiornati sulle loro vite ma anche di fare nuove amicizie e nuove scoperte. Hanno raccontato come l’utilizzo delle nuove tecnologie e dei social sia un ottimo rimedio contro la solitudine che in età avanzata, per diversi motivi tende ad intrufolarsi nelle vite umane con maggiore forza e frequenza.
Bello è stato anche sentire dalle diverse testimonianze come le conoscenze e l’interazione con questi nuovi strumenti di comunicazione e di socializzazione nascano molto spesso in famiglia visto che sono i figli o, ancora più spesso, i nipoti ad insegnare ai nonni ad usare i social network. In questo senso internet ha sicuramente contribuito in modo particolare ad accorciare le distanze tra i nonni e il resto della famiglia. Fino a dieci anni fa se non si abitava nella stessa città, regione o, addirittura, nazione bisognava fare attenzione a non sentirsi troppo spesso perché il telefono aveva i suoi costi. E se non si aveva la possibilità di viaggiare non ci si vedeva per molto tempo e non si notavano piccole trasformazioni come un nuovo taglio di capelli, qualche rughetta in più sul viso o una nuova luminosità negli occhi. Oggi grazie a Skype, ma non solo, tutto questo è preistoria.
Così stando ai dati del Pew Research Center scopriamo come ci sia una carica di cyber nonni alla scoperta della Rete e delle nuove tecnologie. Lo studio rivela che oltre il 59% degli over 65 è un utente della Rete e che più del 77% ha un cellulare. Pure in Svizzera, secondo lo studio dell’Istituto di gerontologia dell’Università di Zurigo, il numero degli internauti ultra 65enni, soprannominati silver surfer, negli ultimi cinque anni è quasi raddoppiato e la quota degli utenti della Rete in pensione è del 56%.
Quali sono i benefici per i silver surfer? Sicuramente tenersi in contatto con amici e persone care anche quando non si ha la possibilità di muoversi o di uscire di casa. Tra le tante piattaforme social ce n’è anche una dedicata, si chiama Special Age (www.specialage.it) ed è nata grazie all’idea della sorella francescana Angela Musolesi. Ci sono poi numerosi siti che nel design e nei contenuti sono user friendly anche per i più anziani che così possono più facilmente tenersi informati in tempo reale, usufruire di servizi per i cittadini o, più semplicemente, giocare, acquistare e intrattenersi online.
Va detto che spesso sono proprio loro ad essere vittime delle truffe; in questo caso si ribadisce l’importanza dell’insegnamento e apprendimento delle necessarie competenze mediali. Rischi a parte dunque, diverse ricerche scientifiche sostengono che un’ora di navigazione e interazione in Rete aiuta a mantenere in esercizio la mente riducendo fino al 40% la decadenza cognitiva, ma pare anche essere un ottimo strumento per combattere la depressione visto che l’utente anziano si sente parte di una nuova comunità, seppur virtuale.
Un esempio: alla base della piattaforma Special Age, dedicata agli anziani ma aperta anche ai giovani, c’è il principio dello scambio di competenze e di esperienze per cui i giovani internauti mettono sul campo le loro esperienze e capacità digitali mentre i silver surfer insegnano loro come preparare le torte secondo antiche ricette o come realizzare lavori di falegnameria e artigianato.