Instagram, il Sacro Graal

/ 31.01.2022
di Natascha Fioretti

Sarà l’età che mi tiene attaccata a Facebook che tra tanti social network continuo prevalentemente ad usare per condividere contenuti e informarmi. Twitter non mi ha mai convinta. Instagram fino a qualche tempo fa non lo consideravo nemmeno. Mi ero fatta l’idea che si trattasse di una piattaforma per persone vanesie intente a scattarsi selfie tutto il giorno per poi ritoccarli e postarli con filtri ad effetto. Una perdita di tempo tutta finzione e maquillage ma ho dovuto ricredermi. Per prima cosa ho subito perso la testa per le copertine del «The New Yorker» che oggi su Instagram conta quasi sette milioni di follower. Certo non ci sono solo quelle, l’altro giorno per il compleanno di Virginia Woolf, nata il 25 gennaio del 1882, c’era l’immagine dell’articolo pubblicato sul magazine americano dal titolo Virgina Woolf’s Art of Character-Reading, in cui si sottolineava il suo talento nel creare i personaggi dei suoi romanzi, figure a cavallo tra realtà e finzione. Un piacere leggere e subito la curiosità per saperne di più mi ha spinta sul sito del magazine a cui tra l’altro sono abbonata. Navigando sul social tra foto, post e profili ho imparato ad apprezzare i testi, spesso lunghi, che accompagnano le immagini, come pure l’impaginazione, molto curata. La grafica è senz’altro migliore di quella di Fb. Questo mi ha fatto ricordare un articolo che lessi tempo fa sul «Guardian» proprio a proposito di Instagram. No Filter. The Inside Story of How Instagram Transformed Business, Celebrity and Our Culture di Sarah Frier racconta origini, stranezze e peculiarità non solo del social network ma anche del suo fondatore Kevin Systrom. Ad esempio il gusto per il bello, un senso acuto per l’estetica e la ricerca della qualità. A tal punto che negli uffici del quartier generale di Menlo Park ha eliminato i cestini sotto le scrivanie perché rovinavano l’estetica dell’ambiente che, a suo dire, deve rispecchiare la filosofia estetica della sua creatura. Gli uffici dunque devono essere belli, semplici ed essenziali.

Battute a parte, oggi tutte le grandi testate sono su Instagram alla ricerca del Sacro Graal, o meglio, dei lettori giovani. Recenti dati sull’accesso e il consumo di notizie da parte dei media ci dicono che negli Stati Uniti ma anche in Europa i giovani tra i 18 e i 24 anni si informano sui social. Negli Stati Uniti il 79%, in Inghilterra il 69%, in Germania il 38% (dati del Reuters Institute). E il social più popolare tra i giovani della Generazione Z e i Millennial è proprio Instagram. Sempre uno studio del Reuters Institute Digital News ci dice che l’utilizzo di Instagram in pochi anni è più che raddoppiato superando Twitter come fonte di notizie. Tempo fa, in un’intervista, la responsabile della strategia digitale del quotidiano berlinese «TAZ» mi disse che per il pubblico giovane puntavano su Instagram con ottimi risultati. Della serie se i giovani non vengono da noi, dunque non si abbonano al cartaceo o al digitale, andiamo noi da loro.

Il «Guardian», sempre un passo avanti in materia di giornalismo e cultura digitale, da tempo coltiva su Instagram il suo rapporto con i giovani nel tentativo di costruire una comunità attenta e fedele nella speranza che possa poi abbonarsi al giornale o donare al «Guardian» digitale che ancora oggi, in un mondo di paywall, offre un accesso gratuito all’informazione online. Con quasi cinque milioni di follower, il «Guardian» sperimenta molto nell’ottica di attirare costante attenzione e creare coinvolgimento. Fanno scuola le sue Instagram Stories come Fake or For Real? in cui un giornalista seleziona alcune tra le fake news più clamorose circolate in settimana per spiegarle e smascherarle. Prima però chiede ai follower di dire la loro. L’iniziativa ha avuto un tale successo per il suo carattere educativo in fatto di alfabetizzazione e cultura mediatica da essere adottata nelle scuole inglesi chiedendo agli studenti di creare sulla stessa base i loro episodi e le loro storie. Non solo, lo European Digital Media Awards ha scelto Fake or For Real?, ideato da Eleni Stefanou, editor delle piattaforme social del «Guardian», come miglior progetto digitale per il coinvolgimento dei giovani nel 2019.