Inflazione galoppante: Bezos contro Biden

/ 11.07.2022
di Paola Peduzzi

C’è un che di tondo nel modo con cui Jeff Bezos, l’ideatore di Amazon, s’è messo a discutere con Joe Biden, come a descrivere un’inconciliabilità strutturale o forse naturale tra il leader di un colosso tecnologico (e proprietario di un grande giornale, «The Washington Post») e il presidente degli Stati Uniti. Bezos non aveva buoni rapporti nemmeno con Donald Trump: c’entravano il divorzio di Bezos, il suo telefono hackerato, il «National Enquirer», media che gravita attorno al mondo trumpiano, con le immagini della nuova relazione sentimentale di Bezos messe in copertina, la pista saudita nell’hackeraggio (sembrava che fosse stato il principe saudita in persona, Mohammed bin Salman, ad essersi intrufolato nello smartphone di Bezos, lui che era capace di tutto, come fare a pezzi un giornalista dentro a un consolato, ma non veniva punito mai), i commenti sprezzanti di Trump e una faida personale mai sopita. Con Biden la faccenda è più seria. I toni di Bezos sono molto duri: si parla del prezzo della benzina. Negli Usa il prezzo della benzina non è mai stato un tema, perché lì la benzina costa poco. Ma, adesso che le risorse energetiche sono scarse e l’inflazione pare incontrollabile, la benzina è diventata materia di discussione (in media costa 4,8 dollari al gallone, in calo rispetto a maggio ma pur sempre alto; per fare un paragone, un gallone è pari a circa 3,7 litri). Biden ha chiesto alle aziende che distribuiscono la benzina negli Stati Uniti di abbassare i prezzi alle pompe di benzina. C’è una guerra in corso, ha detto, non è il momento delle speculazioni, già il costo della vita è alto.

Bezos è intervenuto, dichiarando che l’inflazione è un problema troppo grande perché possa essere affrontato con dichiarazioni di questo tipo (superficiali, intendeva) da parte della Casa Bianca e ha aggiunto: o questo appello «è un’azione di depistaggio o c’è un profondo fraintendimento delle dinamiche di base del mercato». In entrambi i casi Bezos sposa due linee di attacco popolari contro Biden, che affondano le loro radici non solo nella contrapposizione politica che in America è sempre più arcigna, ma anche in un conflitto di visioni economiche e di calcoli per il futuro: quella che sembrava inflazione fisiologica è un vortice cui nessuno sembra in grado di porre rimedio. La prima linea di attacco ripresa da Bezos riguarda il fraintendimento. I repubblicani si sono messi ad attaccare sulle pompe di benzina degli adesivi di fianco allo schermo in cui compare l’importo da pagare. Questi sticker ritraggono Biden con un gran sorriso e la frase «I did it»: questo l’ho fatto io, se pagate tanto la benzina è merito mio. Ci sono alcuni consiglieri democratici che sono preoccupati perché gli adesivi stanno frantumando la (pur vera) linea di Biden: è la guerra di Vladimir Putin contro l’Ucraina, immotivata e violentissima, ad aver causato l’aumento del prezzo della benzina e l’aumento dell’inflazione. O meglio, a creare l’emergenza e l’ennesima instabilità, perché gli Stati Uniti non sono direttamente dipendenti dalle risorse russe.

La malagestione dell’inflazione è però il secondo filone di attacco nei confronti del governo americano e come spesso accade l’origine è tutta interna al mondo democratico: Biden non ha capito nulla dell’inflazione, ha pensato che fosse un fenomeno transitorio, l’ha sottovalutata e ora che è così alta non riesce più a domarla. Uno dei più noti sostenitori ormai da anni di questa tesi è Larry Summers, ex ministro clintoniano ed ex economista capo obamiano, cioè uno che tra i democratici ha credito. Summers dice che l’Amministrazione e la Federal reserve hanno voluto negare l’evidenza, si sono comportati come se l’aumento dei prezzi fosse fisiologico e hanno continuato a spendere: ora tornare indietro è complicato. Naturalmente i repubblicani si sono trovati col piatto già apparecchiato e si sono abbuffati: la questione economica è quella più sentita in previsione delle elezioni di metà mandato a novembre. L’associazione delle imprese che gestiscono la distribuzione di benzina è stata anche più dura: speriamo che lo stagista che ha scritto il tweet di Biden con l’appello ad abbassare i prezzi alle pompe di benzina, quindi al consumatore finale, si iscriva a settembre all’esame di Economia 1. Come a dire questa Amministrazione non capisce nulla, che è quello che insinua anche Bezos, ed è un gran problema.