Il perdurare della pandemia e delle misure di lotta contro la stessa hanno fatto nascere, nel corso delle ultime settimane una discussione sulla possibilità che il livello dei prezzi, dopo anni di stagnazione, torni a salire. A nutrire i timori di inflazione è, per il momento, solo l’andamento dei prezzi a livello internazionale, in particolare negli Stati Uniti. Ma siccome la lievitazione dei prezzi si trasmette da un paese all’altro attraverso le importazioni c’è già chi vede, anche per la Svizzera, il pericolo di un’inflazione importata. L’inflazione potrebbe essere sostenuta dalle misure di sostegno all’economia e dall’eccesso di liquidità che potrebbero creare. Last, but not least, esiste anche la possibilità che le chiusure dell’anno scorso e di quest’anno abbiano fatto nascere una domanda di beni di consumo rimasta insoddisfatta che potrebbe essere buttata sui mercati, una volta che negozi, commerci e ristoranti dovessero poter riaprire, facendo così aumentare i prezzi dei beni di consumo.
A crescere dovrebbero essere, secondo gli esperti, soprattutto i prezzi dei beni di consumo durevole (automobili, elettrodomestici, apparecchi televisivi ecc..). Si tratta, è meglio precisarlo, solo di ipotesi che, per il momento, nessuno ha pensato di quantificare. Attualmente (marzo 2021) le previsioni ufficiali, quelle per esempio del gruppo per la congiuntura della Seco, prevedono un rincaro pari allo 0.4% sia per il 2021 che per il 2022. Si tratta di aumenti percentuali poco importanti anche se sono superiori a quelli che si davano ancora nel dicembre del 2020. Senza andare a cercare altre testimonianze, possiamo concludere che, oggi come oggi, i timori di inflazione, di cui si è parlato nelle scorse settimane, non hanno, almeno per l’economia svizzera, alcun fondamento. È sì vero che i prezzi aumenteranno nel corso dei prossimi due anni. Ma l’aumento annuale dell’indice dei prezzi al consumo dovrebbe essere inferiore allo 0.5%. Si tratta di un aumento che non desta nessuna preoccupazione.
Questo articolo dedicato al supposto pericolo di inflazione ci consente però di parlare anche di un altro problema, ossia del possibile impatto dell’inflazione sul valore del franco. È risaputo che la politica della nostra Banca nazionale è sempre stata restrittiva in materia di inflazione. L’aumento del livello dei prezzi veniva sempre considerato come una brutta bestia perché minacciava di erodere il valore della nostra divisa. L’obiettivo del controllo dell’inflazione era dunque un must che non si poteva discutere. Ora invece sembra che le cose stiano cambiando, almeno a livello di discussione, e questo per merito di un nuovo osservatorio, creato, qualche mese fa, da due universitari e un banchiere. Questo «Osservatorio della BNS» pubblica commenti critici sulla politica monetaria della stessa e si permette anche di fare proposte che escono dal sentiero battuto. Così, nel loro rapporto più recente, i tre esperti dell’Osservatorio si sono per esempio permessi di chiedere alla BNS di alzare il suo obiettivo inflazionistico. Come si sa, finora la BNS ha perseguito come tasso di inflazione un target tra lo 0 e il 2%.
Per gli esperti dell’Osservatorio questo obiettivo non è abbastanza preciso. Essi propongono invece che la Banca si fissi per il futuro un tasso di inflazione da perseguire del 2%. Se poi, come è stato il caso degli ultimi anni, l’inflazione dovesse risultare inferiore a questo limite, gli esperti considerano che lo stesso potrebbe anche essere superato per qualche anno. Insomma l’obiettivo inflazionistico del 2% sarebbe da raggiungere come media dei tassi di inflazione di diversi anni. Ma perché la BNS dovrebbe accettare di elevare il suo obiettivo inflazionistico? Perché se i prezzi diminuiscono troppo la deflazione potrebbe essere dietro l’angolo. Allora il denaro aumenterebbe di valore anche se invece di utilizzarlo per consumi e investimenti il singolo risparmiatore lo nascondesse sotto il proverbiale materasso. Un’alternativa, questa, orripilante per le banche ma certamente poco auspicabile anche per il resto dell’economia.
Inflazione: chi la teme, chi la desidera
/ 22.03.2021
di Angelo Rossi
di Angelo Rossi