In esilio a casa propria

/ 12.08.2019
di Luciana Caglio

Quando tutti, o quasi, la pensano in un certo modo, scegliere diversamente espone a un doppio rischio: apparire supponente e sentirsi estraneo, chiuso in un esilio volontario. Sta succedendo ai pochi che osano concedersi qualche dubbio nei confronti dell’ambientalismo, nuovo credo. Una corrente scientifica, che denunciava i danni dell’inquinamento e indicava rimedi concreti, strada facendo ha assunto i connotati di crociata salvifica, di religione, appunto. Mentre le religioni tradizionali sono messe in discussione, l’ecologia invece vanta una dottrina incontrastabile. E convincente, a giudicare i risultati. Negli ultimi decenni è riuscita a conquistare un consenso quasi totale, soprattutto fra la gente che conta. Sono del novero gli intellettuali, scrittori, filosofi, antropologi, geografi, come pure i responsabili dell’informazione, giornalisti, conduttori televisivi, e, non ultimi, i protagonisti dello spettacolo e dello sport, tutti convertiti a una causa che tira. L’onda verde ha investito anche la politica, creando nuovi partiti e costringendo quelli tradizionali a correre ai ripari, dotandosi di sezioni ad hoc. A contrastare una corrente popolare e istituzionale, che non conosce confini, sono rimasti in pochi. E neppure i pochi ma buoni, come si diceva una volta, anzi. L’esponente politico, che più li rappresenta, è l’attuale inquilino della Casa Bianca, personaggio con cui è difficile simpatizzare.

In verità Trump non è solo. Già nel 2001, Bjorn Lomborg, specialista in statistica danese, nel saggio The Skeptical Environmentalist (Cambridge University Press) metteva in guardia dalle manipolazioni di dati destinati a dimostrare il diretto influsso umano sul clima e addirittura sulle sorti del pianeta. Fu, allora, una voce male accolta. Nel mio piccolo, non riuscii a recensirlo neppure su questo settimanale. Ora, proprio la correlazione fra i comportamenti quotidiani e rialzo delle temperature, con conseguenze catastrofiche, rimane al centro delle ricerche di scienziati, condotte al riparo da ogni clamore pubblicitario. I media italiani hanno dato scarso risalto alla recente iniziativa, sottoscritta da Franco Prodi, Antonino Zichichi, Giuliano Panza e altri illustri esponenti della cultura scientifica, secondo i quali «l’origine antropica del riscaldamento globale è una congettura non dimostrata» per cui «le previsioni catastrofiche non sono realistiche». Si tratta, del resto, di anziani professori che conducono una battaglia fra cattedratici, lontani da un’opinione pubblica che subisce, invece, gli influssi di predicatori ben più seducenti.

L’ecologia può, infatti, contare su giovani e giovanilisti, decisi a cambiare un mondo in crisi di ideali, inventandone uno sostitutivo, affidato a una sedicenne. Simbolicamente, Greta Thunberg contrappone all’affarismo tecnologico industriale, l’innocenza di una ragazzina che ha percepito il richiamo di una missione culturale e morale: necessaria tanto da conferirle carisma e potere profetico. «La sua profezia si è realizzata»: titolavano i giornali, per giustificare questa caldissima estate. Sono termini che spostano il discorso sul piano della fantascienza e della superstizione. La piccola svedese non si limita a mobilitare, il venerdì, gli scolari di mezzo mondo, per difendere l’aria pulita, e sin qui potrebbe essere un merito. Ma, grazie a doti divinatorie, può prevedere disastri apocalittici e dominarli, seguendo il suo esempio. La ricetta è semplice, ispirata ai no: all’aereo, all’auto, alla carne, allo svago e no alla scuola, dato che, per dedicarsi a un impegno superiore, ha abbandonato gli studi.

Ora quest’immagine di purezza si sta incrinando sotto l’urto delle contraddizioni. Se, all’incontro di Losanna «Smile for the future», Greta dichiara «Detesto le luci della ribalta», in pratica si smentisce clamorosamente. Si recherà in USA, a bordo di un catamarano pilotato da Pierre Casiraghi, rampollo della dinastia di Monaco, principato che non è certo un esempio di moralità e di ecologismo. Però, assicura all’impresa un bel risalto pubblicitario. Le teste coronate, o quasi, sembrano sensibili all’effetto Greta. Ecco che Harry e Meghan annunciano: «Avremo solo due figli, per non inquinare il pianeta». Imitati da un gruppo di giovani donne, decise a non procreare, per garantire la sopravvivenza di un mondo non infestato dal genere umano.

A questo punto, amici, colleghi, conoscenti potranno forse concedermi la libertà del dubbio.