In attesa della supermaxibanca

/ 05.10.2020
di Angelo Rossi

Nel corso delle ultime settimane nei corridoi dei palazzi che si affacciano sulla Paradeplatz, che di solito sono silenziosissimi, si sono sentite mille voci sui possibili piani di fusione del presidente del consiglio di amministrazione di UBS, Axel Weber. Dapprima il nostro «gnomo», che prima di arrivare in Svizzera, è stato per anni l’uomo forte della banca nazionale tedesca, sembrava deciso ad acquistare il Credito svizzero, che continua ad essere la seconda banca per dimensione del nostro paese.

Qualche giorno dopo, invece, sembrava aver cambiato strategia perché dirigeva i suoi appetiti verso la Deutsche Bank, una delle grandi banche tedesche. Le voci di corridoio sono, sinora, rimaste tali. Dalle banche interessate non è venuta nessuna informazione che potesse chiarire se le manovre annunciate dai giornali fossero o meno in atto.

Non è venuta però nemmeno una smentita, ragione per cui molti addetti ai lavori stanno pensando che qualcosa stia effettivamente bollendo in pentola. Vediamo dapprima di renderci conto della portata di queste possibili fusioni. Le tre banche UBS, Credit Suisse e Deutsche Bank appartengono al Gotha delle banche europee. Nella classifica delle banche europee per importanza degli attivi dello scorso anno la Deutsche Bank figurava al quinto posto con attivi per 1350 miliardi, l’UBS all’undicesimo con attivi per 850 e il Credito svizzero al sedicesimo con 680 miliardi di franchi.

Come si vede le banche di cui si sta parlando sono pesci grossi. Dovesse UBS riuscire nel suo intento diventerebbe una delle prime cinque banche in Europa. Se si dovesse fare la fusione con la Deutsche Bank la nuova banca capeggerebbe addirittura la classifica delle banche europee. Che una fusione tra banche di grosse dimensioni possa essere possibile, di questi tempi, lo provano le notizie che, dall’inizio del mese di settembre vengono dalla Spagna dove sembra che Bankia e Caixa vogliano convolare a nozze per creare una nuova grande banca con 650 miliardi di cifra di bilancio.

Più difficile è invece capire perché in piena pandemia la fusione tra giganti del settore bancario possa essere ridiventata un argomento di attualità. Da Paradeplatz, come si è già ricordato, non è venuta finora nessuna spiegazione ufficiale in proposito. Da parte degli specialisti del settore si afferma invece che, attualmente, le banche stanno attraversando un periodo difficile per due ragioni: in primo luogo, perché i tassi di interesse sono bassissimi e non accennano a riprendersi e, in secondo luogo, perché devono fare accantonamenti speciali per compensare le perdite subite durante il lockdown di questa primavera. Di qui l’esigenza di comprimere i costi che fa diventare attrattiva l’alternativa della fusione.

D’altra parte in una situazione di bassi tassi di interesse come è quella attuale, le fusioni rappresentano l’unica possibilità per far crescere la cifra di bilancio e questo anche nel caso delle grandi banche. Le proposte di Axel Weber non sono quindi campate in aria. Il pericolo è che dalle fusioni prospettate – in particolare da quella con la Deutsche Bank –nasca un colosso dai piedi di argilla. Ricordiamo però che, dopo la crisi del 2008, le autorità svizzere si sono dotate di una legge «too big to fail» che è orientata a impedire il fallimento di istituti finanziari quando sono rilevanti per il sistema.

La legge prevede regole particolari per la stabilizzazione, il risanamento o la liquidazione che, nel caso specifico, dovrebbero agire da freno nei confronti dei piani di fusione tra banche di grande dimensione.