La divisione del lavoro è un termine che ricorre di frequente e con significati diversi negli studi sullo sviluppo delle singole economie. Questo termine ha grande rilievo anche nelle teorie che cercano di spiegare il ritardo che certe regioni hanno , e purtroppo conservano, all’interno di sistemi regionali nazionali. Prendiamo il caso del Ticino, per non andare lontano e per non perdere l’interesse del lettore. Il Ticino, da quando esiste, ossia dal 1803 in poi, accusa un ritardo nei confronti delle economie dei Cantoni più avanzati. Quando si va a cercare quali siano le ragioni di questo ritardo ci si imbatte rapidamente in spiegazioni che fanno perno sulla divisione del lavoro, nel caso particolare sulla specializzazione della nostra economia cantonale in attività ad alta intensità di lavoro.
Se esistesse una serie secolare di stime per il prodotto interno lordo del Canton Ticino ci accorgeremmo che il tasso di crescita annuo annuale medio di questa serie è, a livello nazionale, uguale a quello del Cantone Ticino. In altre parole, nel lungo termine l’economia ticinese è cresciuta con la stessa velocità con la quale è aumentato il prodotto interno lordo della Svizzera. Se si dovesse prendere, come indicatore dello sviluppo, il Pil per occupato, invece del Pil, ci si accorgerebbe invece che il Ticino, come si è già ricordato, è sempre in ritardo rispetto alla media nazionale. Questo enigma lo può spiegare solo la divisione del lavoro all’interno del territorio nazionale. Ricordiamo dapprima che la produzione di un dato sistema economico si basa sulle prestazioni dei fattori di produzione capitale e lavoro.
Un dato prodotto, o un dato servizio, possono essere ottenuti con combinazioni diverse dei due fattori di produzione. A seconda delle tecniche applicate possiamo ottenere lo stesso risultato produttivo ricorrendo maggiormente al fattore lavoro o al fattore capitale. Questa specializzazione in uno o l’altro dei fattori di produzione la si può misurare anche a livello aggregato. Stando per esempio alle stime dei Pil cantonali del 2015, il Ticino, per ottenere un miliardo in Pil, aveva avuto bisogno delle prestazioni di 7896 lavoratori. All’economia del Canton Basilea città, invece, erano bastati 5907 lavoratori per ottenere il medesimo risultato. Di conseguenza nell’economia di Basilea-città un occupato produce un terzo in più del prodotto che riesce ad ottenere il lavoratore ticinese dalla sua prestazione.
Questa differenza si spiega con la divisione del lavoro. All’interno del territorio nazionale i processi produttivi vengono distribuiti grosso modo in funzione dei vantaggi comparativi di ogni singola regione. Vi sono regioni nelle quali abbonda il capitale e che quindi si specializzeranno nei processi produttivi ad alta intensità di capitale e con produttività superiori alla media. Le regioni invece nelle quali abbonda il lavoro sceglieranno di specializzarsi in processi produttivi ad alta intensità di lavoro e con produttività inferiori. Il risultato di questa divisione del lavoro l’abbiamo già ricordato.
Pur realizzando, nel lungo termine, un tasso di crescita vicino a quello medio nazionale, l’economia ticinese non è mai riuscita ad eliminare completamente il ritardo in termini di produttività e benessere che la divide dal resto del paese. Solo in periodi di crisi e di forte diminuzione del numero degli occupati, il Ticino ha potuto recuperare parte di questo ritardo. Nelle successive fasi di espansione, e quindi di ripresa dell’immigrazione, però, il ritardo è andato di nuovo aumentando. Attenzione, in Svizzera il Ticino non è il solo Cantone con un’economia cosiddetta «labor oriented».
Tutti i Cantoni che non fanno parte delle regioni metropolitane di Basilea, Zurigo o Ginevra, o del Canton Zugo, centro di servizi finanziari con alta produttività, hanno puntato sul fattore lavoro per realizzare il loro sviluppo e denunciano quindi, in misura più o meno grande, un ritardo nei confronti del Pil per occupato dei Cantoni urbani. Attenzione ancora: la divisione territoriale del lavoro è una struttura rigida, difficile da modificare. È quindi quasi certo che l’adesione del Ticino alla «Zürich Metropolitan Area» non basterà né per modificare la situazione in materia di vantaggi comparativi della sua economia, né quindi ad eliminare il ritardo della stessa rispetto a quella dei Cantoni nei quali si situano le metropoli.