Imperversare è diabolico

/ 04.09.2023
di Paolo Di Stefano

Non sono ancora stato chiamato in Arabia Saudita, ma ci spero, anzi mi offro. Hanno chiamato Brozovic, Ronaldo, Benzema, Firmino, Neymar… Vuoi che prima o poi non chiamino anche me? Almeno per una consulenza calcistica, mi accontenterei di un paio di milioni l’anno, non di più. Ho predetto a un mio amico, anni fa, che l’allora giovanissimo Gianluca Scamacca sarebbe diventato un ottimo centravanti: mi era bastato vederlo giocare poche volte nell’Under21 italiana. Avrei scommesso sul terzino Federico Dimarco, quando giocava nel Verona e non era ancora in Nazionale. Non per vantarmi, ma credo di avere l’occhio, come si dice: avrei già pronta una favolosa mezza dozzina di giovani promesse da consigliare a colpo sicuro ai dirigenti dell’Al-Ahli, dell’Al-Ittihad o dell’Al-Nassr.

Possibile che non ci sia una squadra saudita disposta a investire qualche milione sul sottoscritto come consulente-osservatore? Sarei pronto a lasciare il «Corriere della Sera» domani mattina… e forse persino la rubrica dell’«Azione» se solo mi offrissero un ingaggio appena dignitoso di qualche milioncino l’anno, due, anche tre-quattro, una miseria, visto l’andazzo. È pur vero che anche le squadre europee non scherzano: 20 di qua, 30 di là, 40 di su, 75 di giù…

Scherzi a parte (mica tanto, però…), è moralismo indignarsi per l’osceno spettacolo dello spendi-e-spandi universale (voto d’aria 1-) in certi settori merceologici come il calcio, mentre gran parte dell’umanità va lentamente a fondo? Sono fenomeni incomprensibili, da vertigine. Basta seguire un qualunque telegiornale da cima a fondo per avere sotto gli occhi il quadro plastico della irrimediabile demenza globale. Si comincia con la foto segnaletica di Trump, unico presidente statunitense della storia incriminato, arrestato in Georgia e rilasciato dopo soli venti minuti grazie al pagamento di una cauzione di 200 mila dollari (noccioline: voto d’aria –200 mila). Si prosegue con il femminicidio di giornata e con i morti quotidiani al largo di Lampedusa. Si conclude con il trasferimento arcimilionario di un calciatore qualunque a una qualunque sconosciutissima squadra saudita. La prima notizia (Trump), la seconda notizia (femminicidio), la terza notizia (Lampedusa), la quarta notizia (calcio-mercato) non mancheranno di essere puntualmente postillate da altrettanti tweet del ministro italiano delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, sempre lesto (2) a commentare il commentabile (e il non commentabile): i cicloni di agosto, la friabilità dei grissini torinesi, l’apertura del nuovo anno scolastico, il salto con l’asta nei mondiali di atletica, la scomparsa di Toto Cotugno, la vittoria del Frosinone contro l’Atalanta, le sopracciglia di Orietta Berti, le elezioni in Ecuador, il commercio dei tulipani nei Paesi Bassi, la volée di Sinner, l’ultimo sfortunato volo di Prigozhin, l’aglio o la cipolla nella caponata siciliana. Un intelletto rinascimentale, che sa esprimere la propria circostanziata opinione su ogni argomento dell’attualità e dello scibile umano. Con qualche lacuna sui trasporti e le infrastrutture. Un mondo capovolto.

Un mondo capovolto, come quello che dà il titolo a un libro diventato trionfalmente il bestseller del momento. È il pamphlet scritto e pubblicato in proprio dal generale Roberto Vannacci. Un capolavoro omofobo, razzista, misogino. E scorretto, cioè pieno di copia-incolla, strafalcioni grammaticali e anacoluti (2+ di incoraggiamento alla forma, non classificabile ai contenuti). Per constatarne il livello da analfabetismo di ritorno, non ci voleva un linguista come Massimo Arcangeli, che ne ha scritto per il «Corriere della Sera». Sarebbe stato sufficiente un maestro di scuola elementare. Calembour degni dei nanetti del Terzesimo libro di Sani Gesualdi, opera del grande Nino Frassica(5½): «Abbiamo suon di politici e intellettuali», «Sbagliare è umano ma imperversare è diabolico», «Conosco personalmente altre persone che, pur avendo il passaporto tricolore, non spiaccicano più di un “Ciao? come stai?” nella nostra lingua». Proprio così, «spiaccicare» al posto di «spiccicare»: in genere, si spiaccicano le zanzare moleste, e si preferisce non spiccicare una parola piuttosto di dire castronerie. Ma il generale, pur essendo un alto grado dell’esercito tricolore, non lo sa. O lo sà?