Ero appena entrata in Youtube per cercare una canzone di Randy Newman, talentuoso compositore e mordace satirista sociale del quale è appena uscito l’ultimo album Dark Matter, titolo in sintonia con l’umore del suo pubblico visto che a suo dire oggi in America «le persone non ridono più» schiacciate dalla crisi economica e da una politica che non le sostiene e non le ascolta. Clicco sulla sua canzone dedicata a Putin e prima di ascoltarla devono sorbirmi gli usuali secondi di pubblicità che detesto. Se non fosse però che questa volta non è il solito spot inutile ma la pubblicità di Grammarly (www.grammarly.com) un sito che corregge i tuoi testi in inglese dagli errori grammaticali, di punteggiatura e di ortografia. Un modo facile, veloce e sicuro anche per pubblicare post senza errori su Facebook e altre piattaforme social o per scrivere email.
Come sempre c’è una versione base gratuita e una avanzata a pagamento per 11 dollari al mese che offre servizi aggiuntivi, ad esempio suggerisce i vocaboli più appropriati da usare, a seconda del tipo di documento consiglia lo stile di scrittura più appropriato e così via. È possibile scaricare l’applicazione di Grammarly per Chrome, Microsoft Office e Windows. Incuriosita ho subito guardato se esiste un Grammarly per il tedesco e ho trovato una piattaforma simile che si chiama Language Tool (languagetool.org/de) che in realtà funziona per oltre 20 lingue come il russo, il polacco, l’esperanto, il giapponese, il catalano... Se penso ai miei tempi al liceo e all’università in cui l’amico più fidato era il dizionario, quello biligue e quello monolingue, per non parlare dei testi in lingua per imparare ad esempio i verbi frasali in inglese, mi sembra incredibile. Oggi per tradurre o cercare un vocabolo usiamo Leo dictionary, Wordreference.com, per sapere il significato di una parola italiana andiamo invece sull’enciclopedia Treccani online.
Devo ammettere però che quando scrivo o traduco per lavoro preferisco di gran lunga i miei cari dizionari cartacei. Il mio monolitico DUDEN monolingue per esempio non lo cambierei con nessun dizionario online anche se, lo ammetto, non posso portarlo con me in viaggio e allora ricorro a quello online. Non so se qualcuno di voi ricorda Speak up, la prima rivista audiomensile per perfezionare l’inglese che offriva corsi su cassetta e spesso in allegato aveva dei film in lingua originale. Operazione superatissima oggi grazie a piattforme come Netflix che ti permettono di guardare i film in lingua originale con i sottotitoli che preferisci.
Di recente mi sono molto stupita, ero a caccia di una serie nuova, il solito dilemma quando hai appena finito di divorarti le puntate dell’ultima che diventa sempre la tua preferita e nessun titolo nuovo ti prende. Nel mio caso si trattava di Mad Men, vista su suggerimento di un’amica, ambientata negli anni Sessanta, in cui il protagonista è Donald Draper pubblicitario di grido che incarna il sogno americano in un ambiente di lavoro altamente maschilista dove gli alcolici si consumavano con la stessa intensità dell’acqua e chi non fumava era uno sfigato. Per farla breve, mi imbatto in Stranger, clicco e scopro che è disponibile solo in coreano. Provo con un’altra ed è disponibile solo in bulgaro... In questi casi ti senti subito inadeguato perché tutt’a un tratto le tre lingue che conosci non ti bastano e, a pensarci, nel mondo globalizzato di oggi non solo nel mondo di Netflix.
Dieci anni fa parlare tre lingue era un ottimo passepartout per l’estero, oggi si può fare di meglio e abbiamo a disposizione, rispetto al passato, moltissimi strumenti per migliorare e perfezionare le nostre conoscenze linguistiche ed essere più veloci nello scrivere o correggere testi in lingua straniera. Al mio primo anno di università il test più temuto da tutti, bocciavano il 90% degli iscritti, ero lo scritto di inglese. Sarei curiosa di sapere se oggi è ancora un esame così temuto o se i nuovi strumenti online hanno fatto miracoli.