Il World Wide Web e il muro di Berlino trent’anni dopo

/ 18.03.2019
di Natascha Fioretti

Riflettevo su due importanti anniversari che cadono quest’anno, uno all’inizio e uno alla fine del 2019. Due anniversari così diversi nella loro natura e nella storia eppure, in qualche modo, complementari e significativi nel raccontarci la nostra epoca e le nostre scelte.

Parlo dei 30 anni del World Wide Web di Tim Berners-Lee e dei 30 anni dalla caduta del muro di Berlino. Ricordo mio nonno Peter commosso guardare in TV le immagini da Berlino: quale profondo significato avevano per lui che aveva perso il padre in guerra e aveva uno dei suoi fratelli a Berlino est. Lui, come tanti altri sopravvissuti alla guerra e testimoni delle sue drammatiche conseguenze, sognava non solo una Germania ma un mondo senza muri, confini, divisioni e conflitti. Perché vi sto dicendo questo? Perché l’invenzione del World Wide Web e la caduta del muro di Berlino sono avvenuti contestualmente. Era il 12 marzo del 1989 quando Tim Berners-Lee presentò ai suoi capi al CERN di Ginevra una sorta di memoria che venne bollata come «Vaga ma eccitante». Era il 9 novembre quando cadde il muro di Berlino decretando la fine dei regimi comunisti in Europa e la nascita di una Germania unita. Guardando indietro, mi sembrano entrambi figli di una spinta dell’Occidente verso ideali di giustizia, uguaglianza, democrazia e libertà in uno spirito di grande apertura all’insegna di una società più giusta e inclusiva.

Per Tim Berners-Lee il Web doveva essere uno strumento al servizio dell’umanità, uno strumento in grado di costruire società migliori sulla base di conoscenze e saperi condivisi accessibili a tutti. Io nel 1989 avevo solo 13 anni ma crescendo ho potuto toccare con mano i benefici e i cambiamenti di quei due eventi epocali. Berlino, grazie al lavoro di mio padre, è diventata per me una seconda città che adoro per essere diventata un crocevia di culture, un luogo nel quale c’è posto per tutti (fino a qualche tempo fa era così). Il Web ha aperto i miei orizzonti e i miei contatti, non saprei immaginare la mia vita e il mio lavoro senza. Naturalmente il Web non è sempre stato il luogo dinamico e articolato che conosciamo oggi, all’inizio era fatto di siti web statici e collegamenti ipertestuali, poi nella versione 2.0 l’utente da semplice fruitore di contenuti ha iniziato a crearli e a condividerli (in questo ambiente è nato anche Facebook) fino alla versione 3.0 della quale l’intelligenza semantica è il paradigma principale. In questa estensione, il Web si è trasformato in un ambiente in cui sistemi automatici interagiscono con l’uomo in maniera evoluta con il beneficio di sfruttare un enorme bacino sia di dati sia di utenti costruendo archivi giganteschi in cui conservare informazioni semplici e strutturate, ed estrarle per comunicare con l’uomo. Pensiamo all’intelligenza artificiale, all’internet delle cose... Che meraviglia! Sì, sulla carta, nella realtà 30 anni dopo ci troviamo a un bivio. A questo proposito chiamo in causa il giornalista Chris Baraniuk che fa due previsioni per il 2040: «È una mattina di primavera. Internet è tutto intorno a te e alle cose che ti appresti a fare durante il giorno grazie al flusso di dati che scorre nel Web. I trasporti pubblici della tua città in modo autonomo e dinamico aggiustano itinerari e orari per evitare ritardi. Comprare ai tuoi figli il regalo perfetto è una cosa da ragazzi perché i loro dati ti dicono esattamente cosa desiderano. E sei contento di essere ancora vivo nonostante l’incidente fatale del mese scorso. Tutto grazie ai dottori del pronto soccorso che hanno subito potuto accedere ai tuoi dati ospedalieri».

Secondo scenario: «È una domenica sera e il mondo è un posto buio. Il Web combatte contro il cybercrime ed è diventato impossibile stare online senza mettere a rischio il tuo conto bancario o vederti rubare la tua identità. I troll hanno conquistato i social network, il Web ha un costo e non è più accessibile a tutti e solo i ricchi possono accedere alle risorse e alla piattaforme più valide e aggiornate». Lo vedete il bivio, cari lettori? E in fondo non siamo ad un bivio anche quando guardiamo alle questioni politiche, ambientali e sociali del nostro tempo?

Tim Berners-Lee, in un’intervista di questi giorni firmata da Luca Fraioli su «Repubblica» si dice ottimista perché «i buoni vinceranno sui cattivi, anche sul Web». E allora, anch’io voglio essere ottimista e non solo per quanto riguarda il Web.