Due estati fa Gisela mi raggiunse a Itaca per seguire un corso di scrittura di viaggio. Terminati gli studi di turismo all’USI s’interrogava sul futuro, ma questo le appariva confuso e incerto. Itaca è l’isola del ritorno, ma Gisela non è tornata subito a casa. Alla fine del corso è partita verso l’India, come gli hippie negli anni Sessanta. Ha viaggiato per quattordici mesi con un compagno con risorse minime, spesso in autostop, dormendo in tenda. Ha mangiato i cibi più strani, ha sopportato la fame e il freddo, si è ammalata, è guarita.
Infinite le avventure: ha condiviso il capodanno con una famiglia iraniana, ha attraversato un deserto in tandem, è stata scortata dalla polizia (dormendo nella loro centrale), ha campeggiato a oltre quattromila metri nel campo base del Nanga Parbat. Strada facendo ha incontrato viaggiatori dei più diversi Paesi e ha imparato a fidarsi degli sconosciuti, per esempio i camionisti pachistani, coi loro coloratissimi veicoli. Soprattutto è entrata nella vita di altre persone come mai un turista – e neppure un viaggiatore indipendente – potrebbe fare. Ha scoperto così che al di fuori dei circuiti turistici, abituali o alternativi, con il loro gioco di specchi, c’è tutto un mondo da scoprire. A metà ottobre ha capito di essere alla fine della strada, ma al tempo stesso ha sentito una nuova sicurezza nelle proprie forze. Dopo un’ultima sosta ristoratrice in Thailandia è tornata finalmente a casa e ora lavora a Zurigo; ha cominciato a scrivere un libro di viaggio.
Alessio era un architetto milanese, appassionato di fotografia. Tra un cantiere e l’altro, per qualche misteriosa ragione, il suo più grande desiderio era fotografare quel buffo uccello chiamato pulcinella di mare (puffin). Qualcuno gli disse, quasi per caso, che se ne trovavano in buon numero alle isole Faroe e nel 2008 ci andò in vacanza. Poco dopo il suo arrivo una pulcinella di mare gli venne incontro con il becco pieno di pesci destinati ai suoi piccoli. Il tempo di scattare una foto e la sua vita cambiò. Quell’immagine infatti fu notata dall’ufficio del turismo dell’arcipelago e utilizzata come copertina del magazine di bordo della compagnia aerea locale, Atlantic Airways.
Alessio ottenne come compenso la possibilità di tornare regolarmente e gratuitamente. Stanco della vita milanese, ha saputo riconoscere la chiamata. Oggi vive alle Faroe con una ragazza del posto, ha una figlia, è stato pienamente accettato e integrato nella comunità locale. Per mestiere guida i turisti, che non si stancano mai di ascoltare la sua storia. A volte, anche quando la luce scarseggia e la pioggia va avanti per ore, gli sembra di non aver mai vissuto altrove.
Chiara era una giornalista nel campo del turismo, appassionata di bicicletta. Durante un normalissimo viaggio di famiglia in India, sostò per qualche tempo ad Auroville, nello Stato di Tamil Nadu, vicino a Pondicherry. Auroville è una comunità utopica fondata nel 1968 da una francese, Mirra Alfassa (conosciuta come «la madre»), per realizzare concretamente la visione del filosofo e mistico indiano Sri Aurobindo, morto nel 1950.
Ad Auroville tutti sono benvenuti, senza riguardo alla loro provenienza o alla loro religione, purché vivano in pace e armonia. La grande sfera dorata del Matrimandir (letteralmente «Tempio della Madre») è il centro spirituale della comunità. Un giorno, davanti a quell’edificio, Chiara ha sentito distintamente una voce interiore che le chiedeva di restare. E per alcuni anni ha vissuto ad Auroville, sino a quando la salute glielo ha consentito. Ora è tornata in patria per riprendere le forze. Parte della famiglia è rimasta in India, lei non sa ancora cosa farà. Ma quando l’ho incontrata nella sua Trieste ho faticato a riconoscere la persona che avevo frequentato in passato.
Questa settimana ho voluto raccontare questi tre incontri fuori dal comune, sia perché si sono concentrati in un breve intervallo di tempo, sia perché, pur nella loro diversità, mi sembrano accomunati dalla stessa idea di fondo. Il viaggio, anche nella sua forma turistica più addomesticata, è una potente forza trasformativa; ha la capacità di cambiare le nostre vite, se solo glielo consentiamo. Lontano da casa, dalle nostre rassicuranti abitudini, la mente e i sensi sono più vigili, reattivi, pronti a cogliere la prima occasione per guardare il mondo, e noi stessi, con occhi nuovi. E se non è sempre così, che peccato.