La stagnazione demografica è uno dei problemi che potrebbero limitare lo sviluppo economico del Canton Ticino nei prossimi decenni. Come i lettori sanno, la frenata demografica che si è accentuata nel corso degli ultimi anni è dovuta a due fenomeni che si sommano: l’invecchiamento della popolazione che produce regolarmente un saldo naturale negativo e l’incremento delle partenze che ha ridotto praticamente a zero il saldo migratorio. Sull’invecchiamento della popolazione non mancano le ricerche e le discussioni. Pochi sono invece i tentativi di analizzare perché, soprattutto nel corso degli ultimi anni, il saldo migratorio del Ticino, che era stato, per lungo tempo, in grado di assicurare un aumento annuale della popolazione dell’ordine dello 0.8-1%, sia diminuito al punto che oggi il suo apporto alla crescita demografica è diventato nullo. Per questa ragione lo studio che Matteo Borioli presenta nell’ultimo numero della rivista «Dati» merita di essere citato e letto.
A dire il vero Borioli nel suo articolo si propone principalmente di illustrare le nuove possibilità di analisi che offre la statistica STATPOP che, dal 2009, ha sostituito i censimenti federali della popolazione. Ma è proprio grazie a queste possibilità che egli è in grado di gettare un po’ di luce sul mistero del saldo migratorio in diminuzione. Questo perché i nuovi dati consentono di effettuare un’analisi longitudinale delle migrazioni. Il grande vantaggio di questa analisi è che la stessa non si arresta al solo conto degli arrivi e delle partenze, ma riesce anche ad identificare chi è arrivato e ripartito nonché chi, dopo essere partito, è ritornato. La contabilità migratoria per gli ultimi dieci anni ci dice così che i primi arrivi sono diminuiti da circa 10’000 a un po’ meno di 6’000. Anche le prime partenze si sono ridotte, ma in misura minore: da un po’ più di 6’000 a un po’ meno di 4’000. Di conseguenza, tra il 2011 e il 2019, il saldo migratorio positivo dei primi movimenti si è dimezzato. Il saldo tra i ritorni e le ripartenze viene poi ad aggravare il quadro. Questo saldo era infatti praticamente nullo all’inizio del periodo considerato. Nel 2019 era diventato negativo per più di 3’000 unità.
I risultati dell’analisi di Borioli rovesciano quindi l’interpretazione che fin qui si era data al peggioramento del saldo migratorio. Finora si pensava che lo stesso fosse dovuto a un forte aumento delle partenze e non necessariamente a una riduzione degli arrivi. In altre parole l’opinione prevalente era che il peggioramento del saldo migratorio non fosse dovuto a una perdita di attrattiva da parte del Ticino. L’analisi longitudinale di Borioli prova invece il contrario. I primi arrivi si sono infatti ridotti del 40% mentre le ripartenze si sono più che raddoppiate. Quanto ai ritorni… campa caval che l’erba cresce; per il momento sono un’entità trascurabile. In un certo senso è come se una proporzione crescente delle persone immigrate in Ticino non scelgano oggi il nostro Cantone come destinazione definitiva, ma solo come un luogo di passaggio. Molto di più di quanto succedeva nel passato, esse vengono da noi per compiere un’esperienza di lavoro, di studio o di vita di durata limitata nel tempo. Questa però è solo un’ipotesi. Solo ulteriori studi sulle migrazioni potranno spiegare perché il Ticino ha perso di attrattiva.
Borioli offre comunque un’interpretazione interessante per le ripartenze degli stranieri. Può darsi che le stesse dipendano o dal fatto che lo straniero si sia naturalizzato durante il periodo sul quale si estende l’analisi (nel quale caso non ci sarebbero però ripercussioni negative sull’evoluzione della popolazione residente), o dal fatto che la ripartenza era già stata prevista al momento dell’arrivo (potrebbe essere il caso degli studenti universitari stranieri che lasciano il Cantone al termine dei loro studi) o, infine, dalla constatazione che la migrazione non ha avuto l’effetto sperato e che quindi lo straniero lasci il Ticino per trovare una nuova America.
Il Ticino non è più l’America
/ 23.08.2021
di Angelo Rossi
di Angelo Rossi